unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 24 del 19/7/98

Bollori e bolliti...

È mia opinione che la seconda repubblica sia nata, come nascono di norma i regimi, all'insegna del ricatto. Se la prima era farcita, al suo sorgere, di fascisti riciclati, di agenti americani e sovietici e di doppiogiochisti in genere, la seconda repubblica si regge sul ricatto incrociato fra nostalgici del CAF (Berlusconi in testa) e postcomunisti. Da questo punto di vista, è evidente che il Cavalier Berlusconi è un capo dell'opposizione ideale: interessato contemporaneamente alla difesa del proprio capitale e alla carriera politica, dotato di più denunce che capelli, amico di faccendieri e mafiosi, permette al DS di tenere il Polo sotto tiro e di salvarsi dalle conseguenze della debolezza strutturale dell'Ulivo.

D'altro canto, poiché al mondo c'è una certa qual giustizia il nostro beneamato cavaliere può usare contro i DS la minaccia, mai praticata, di disvelare dettagli precisi della pratica tangentizia e clientelare del PCI-PDS al fine di dimostrare che se il CAF era una banda di malandrini il PCI non era un'associazione di beneficenza. Si tratta, per la verità, di un'arma estrema visto che ogni denuncia dettagliata contro il PCI-PDS da parte del Polo disvelerebbe le concrete complicità con i malvagi togliattiani da parte di molti degli esponenti del vecchio regime ma pone un primo freno ad un'eventuale attacco a fondo da parte dell'Ulivo nei confronti del Polo sul piano giudiziario.

La risorsa più rilevante che, in effetti il Polo può utilizzare è di tipo parzialmente diverso e consiste nell'incunearsi nella crescente contraddizione fra Ulivo e magistratura al fine di portare a casa una sostanziale immunità per le birbonate vecchie e nuove del centro destra.

Le ragioni della tensione fra governo e magistratura sono note: le inchieste giudiziarie che hanno contribuito a smantellare il vecchio regime non servono più, ed, anzi, oggi sarebbero, se non tenute sotto controllo, più dannose all'Ulivo che al Polo. Di conseguenza i magistrati giustizieri vanno rimessi a cuccia come i vari Borrelli, Colombo, Davigo ecc. sembrano aver compreso a sufficienza mentre il ruolo dell'ultima raffica di tangentopoli se lo assume il mai troppo lodato Antonio Di Pietro.

Che il circo equestre politico non sia più in grado di fornire spettacoli vivaci sembra abbastanza chiaro al buon popolo che reagisce disertando le urne e disinteressandosi degli artisti che sino a qualche tempo addietro lo hanno deliziato.

Considerazioni analoghe si possono fare nel merito dello scontro fra Ulivo e PRC. In questo caso il ricatto reciproco è, almeno per quanto se ne sa, di carattere meno losco di quello che lega Polo e ulivo e verte sulla minaccia di abbattere il governo e di rendere necessarie le elezioni.

Come si è più volte rilevato, se il PRC portasse alle estreme conseguenze le sue minacce nei confronti del governo determinerebbe la propria fine come partito parlamentare ed il l'emarginazione sociale di ampi settori del proprio apparato e la componente cossuttiana non ha mancato di far pesare sul segretario del PRC la consapevolezza che tutto si può discutere tranne che le nicchie di potere dell'apparato del partito. Anche in questo caso ci si trova di fronte ad un braccio di ferro infinito che logora i contendenti in una guerra dei topi e delle rane.

Il PRC è, di conseguenza, condannato alla pressione per ottenere delle correzioni di rotta, più di forma che di sostanza nella politica del governo. Nel mentre, infatti, aspettiamo pazientemente le tanto esaltate e condannate 35 ore, il PRC ha aperto il fronte meridionale nella sua campagna per far fare al governo delle sinistre una politica di sinistra. La richiesta di fare un agenzia per il sud "pesante", nel senso che possa fare delle assunzioni, ha sollevato scandalo nei settori liberali della maggioranza e nell'apparato dei sindacati di stato ma si tratta, a ben vedere, di una parziale ripresa della tradizionale politica sociale della DC assolutamente subalterna alla linea del governo stesso a meno che non si voglia parlare i un'integrazione a questa stessa linea volta a ridurre la tensione che caratterizza le regioni meridionali nel mentre prosegue la politica di finanziamenti alle imprese perché investano al sud.

Se, infatti, consideriamo il fatto che i famosi, o famigerati, contratti d'area non possono rovesciare a breve, e probabilmente nemmeno a lungo, termine la tendenza all'accrescimento della disoccupazione al sud, non ripugna alla ragione, di stato, la valutazione che qualche decina di migliaia di sussidi di disoccupazione può raffreddare la situazione e favorirne un governo meno traumatico.

in realtà la durezza dei settori di destra della maggioranza sembra a volte dettata più da un entusiasmo da neofita del liberismo che da una valutazione pacata della situazione e il PRC rischia di occupare lo spazio storico della sinistra sociale della DC o forse aspira proprio a questo ruolo.

In fondo, se il PRC può essere presentato come un elemento destabilizzante è solo per la debolezza e frantumazione dell'opposizione sociale, per l'inadeguatezza delle sue forme di organizzazione, per la difficoltà attuale nella ripresa di un conflitto di classe generalizzato.

Su questo terreno, di conseguenza, si tratta di operare sulla base di proposte e di valutazioni radicalmente esterne agli equilibri parlamentari.

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