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Da "Umanità Nova" n. 24 del 19/7/98

Rifugiati politici ed immigrati
Irregolarità e resistenza

In un bel libro sulla dittatura in Argentina, Massimo Carlotto, ci parla di irregolarità. Umanità Nova sul numero 18, ha già ospitato al riguardo una bella recensione di Marco cui rimandiamo. Qui invece si tratterà di resistenza e "irregolarità", di diritti dei rifugiati politici in Italia e più in generale di tutele e garanzie per gli immigrati.

E', quello di Carlotto, un "Buenos Aires Horror Tour" che narra dell'opposizione che le Madri e le Nonne di Plaza de Majo stanno tuttora conducendo per ottenere giustizia e verità, per continuare a lottare contro dei regimi che in America latina anche quando sono democratici restano spietati e lasciano impuniti i carnefici che ieri facevano i sicari per i militari ed oggi sono i genitori dei figli strappati ai desaparecidos torturati nei campi di concentramento. Era il 1978. L'Italia ai mondiali d'Argentina giocava con Zoff in porta, Zaccarelli numero dieci e Bettega centravanti. Gli stadi erano stati svuotati degli oppositori, decine di migliaia di prigionieri politici stavano sequestrati in campi di concentramento clandestini, fuori dai riflettori dei mass media. Campione del mondo, è proprio strana la "Divina Provvidenza", fu l'Argentina di Filliol. Olguin, Tarantini, ...Passarella, Bertoni, Ardiles, Luque, Mario Kempes ...

Negli stessi stadi dove pochi mesi prima erano stati ammassati i corpi da seviziare e uccidere, adesso rotolava una palla tra una bandierina di calcio d'angolo, un palo, una traversa, una rete. Ed ogni goal che faceva esplodere gli spalti era un cappio di silenzio che infilzava migliaia di desaparecidos in un colpo solo.

Il sistema di sterminio messo in atto dai militari era scientificamente perfetto. Le donne rivoluzionarie rapite nelle loro abitazioni che stavano aspettando un figlio erano torturate, ma fino al parto mantenute in vita per impossessarsi del bottino di guerra: i loro figli. Questi bambini venivano successivamente venduti a quelle famiglie che appoggiavano il regime, che ricoprivano importanti funzioni di responsabilità nell'esercito, nello stato, nell'amministrazione, nelle squadracce fasciste. Tutto naturalmente sotto la benedizione dei rappresentanti della Santa Sede. L'ambasciatore del Vaticano a Buenos Aires, Pio Laghi, che adesso sta studiando per la carica da Pontefice, sapeva, proteggeva, stringeva la mano degli aguzzini. I rapporti tra dittatura e classi dominanti italiane era talmente stretto che i militari avevano rapporti strettissimi con la Loggia P2 di Licio Gelli, Maurizio Costanzo, Silvio Berlusconi e compagnia bella.

I legami tra i vari regimi fascisti dell'America Latina erano altrettanto saldi, tanto che spesso gli oppositori argentini erano eliminati in Cile e viceversa i rivoluzionari cileni erano trovati assassinati in Argentina. Tutto questo per garantire l'impunità ai sicari fascisti. La CIA naturalmente finanziava. Forniva strumenti, suggeriva, organizzava.

Chi in Argentina si oppose e sta continuando la lotta furono le donne, sono le donne.

Le Irregolari, le Madri di Plaza de Majo. Tra poco ci sarà un processo in Italia ad alcuni militari argentini perché tra i desaparecidos ci sono anche emigrati italiani che avevano doppia cittadinanza. Il fatto che siano condannati dalla giustizia italiana, non è scontato ma è fondamentale per riaprire una partita che Menem ha voluto chiudere senza nemmeno dare la possibilità di giocarla. E' la regola che segue ogni democrazia quando sostituisce un regime dittatoriale. In Italia fu Togliatti che garantì l'impunità ai fascisti. Quegli stessi fascisti che rimasero ad occupare i posti chiave nell'amministrazione, nelle banche, ma soprattutto nei servizi segreti. Quei fascisti che tramarono colpi di stato, che poterono realizzare stragi senza rischi di condanna, che continuarono negli anni '70 a sequestrare compagni e a "suicidarli" nelle stanze delle questure. Chi era il questore di Milano Guida?

A distanza quindi di più di vent'anni le storie di queste resistenze sparpagliate per il mondo ce le troviamo ancora sotto gli occhi. Storie di "irregolarità" rispetto alle quali poca importanza assume lo sdegno etico, quando è tempo di pressione politica, mobilitazione, lotta sociale. Perché se il gesto singolo di chi ha un sussulto morale resta privo di significati, non cambia niente, l'azione coordinata di una collettività di gesti singoli che si sottraggono al sistema di istituzioni dominante e offre sponda, supporta l'iter della controinformazione, organizza solidarietà sul versante internazionalista, dimostra al contrario della possibilità di rompere "il cappio di silenzio" che disarticola opposizione e possibilità di resistenza.

Quello che sta succedendo ad un nostro compagno cileno, rifugiatosi in Italia nel 1975, dopo essere stato rinchiuso nello stadio di Santiago all'indomani del golpe di Pinochet, dopo aver subito torture ed essere riuscito poi a trovare asilo nell'ambasciata italiana, è la testimonianza del duplice significato che lega insieme "irregolarità" e resistenza.

Irregolarità nel senso che Urbano era anarchico in Cile ed ha continuato ad esserlo in Italia a dimostrazione che la lotta per una società egualitaria non si arresta dinanzi ad una dittatura spietata e nemmeno si lascia inghiottire dal ventre molle di un insopportabile regime democratico. Irregolarità che è il primo dei motivi che hanno spinto il Ministro degli Interni, Giorgio Napolitano, a negargli il diritto alla cittadinanza italiana.

Resistenza, invece, perché Urbano ha continuato a mettere in piedi lotte, ad organizzare immigrati, a partecipare ad importanti mobilitazioni in difesa dell'ambiente nonostante fosse un rifugiato politico, a dimostrazione che non esiste la categoria dell' "anarchico occidentale", perché l'anarchico è internazionalista per logica conseguenza, perché gli sfruttati non hanno patria e non differiscono rispetto al "parallelo" di appartenenza: resistenza che è l'altro dei motivi preso a pretesto dal Ministero degli Interni per negare a Urbano la cittadinanza.

Proprio lo scorso ottobre, quando la Federazione Anarchica di lingua italiana, si riuniva a congresso a Milano in vista della partecipazione all'Internazionale delle Federazioni Anarchiche che si sarebbe tenuta a Lione , la lotta di Urbano trovò un importante riscontro non solo sul piano della semplice solidarietà. In quell'occasione ci fu un importante salto di qualità nella elaborazione teorica e nella definizione di una prassi politica comune. Il caso di Urbano era il caso di altre migliaia di rifugiati politici, di "irregolari" era il caso di altre migliaia di rifugiati politici, di "irregolari", era il caso della quotidiana discriminazione degli immigrati che affondano il passo sul territorio italiano, francese, tedesco... all'interno di questa Fortezza blindata che è l'Europa di ...Sua maestà il re di Spagna, Sua maestà la regina di Danimarca, Sua maestà il re di Spagna, Sua maestà la regina dei Paesi Bassi, Sua altezza reale il Granduca del Lussemburgo, Sua maestà la regina della Gran Bretagna e dell'Irlanda del Nord, Sua maestà il pontefice della Santa Sede ...

Dall'ottobre scorso il caso di Urbano è diventata una battaglia comune, ha trovato sponda sulle testate delle maggiori pubblicazioni del movimento anarchico, si è diffusa oltre le nostre sedi anche grazie all'attenzione di importanti riviste del sindacalismo extraconfederale come "Di Base", ha avuto anche il supporto di alcune interrogazioni parlamentari. E' giunto il momento di agitare il caso di Urbano contro il governo.

Luca Papini



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