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Da "Umanità Nova" n. 24 del 19/7/98

Politici, tangentari e giudici
Cronache dal Bel Paese

Silvio Berlusconi, due condanne in pochi giorni e nuovi guai in arrivo sul fronte dei rapporti con la mafia e con il riciclaggio di denaro sporco, grida che la "giustizia è comunista", minaccia di scendere in piazza e vuole una commissione d'inchiesta su Tangentopoli e il pool di Mani pulite. L'ex pubblico ministero-poliziotto di Mani pulite Antonio Di Pietro, ora sotto le fronde dell' Ulivo, attacca lo stesso Ulivo e il presidente della repubblica sul famoso avviso di garanzia a Berlusconi e sulla commissione d'inchiesta. La sinistra di stato, poi, Quercia in testa, oscilla tra la paura che vecchi scheletri (tangenti rosse) escano dall'armadio, la voglia di bastonare i giudici e il timore di perdere pezzi per strada: c'è la mai sopita voglia d'inciucio con il Berlusconi, e quindi, ma di segno esattamente contrario, pure la paura di inimicarsi una fetta di partito che sta con i magistrati. Anche i giudici non se la passano bene: il potere aquisito in questi anni si sta sbriciolando e, paradossalmente ma non troppo, almeno per alcuni di essi il rischio è di passare dal banco delle guardie a quello dei ladri. Intanto, la Confindustria scalpita e strepita per far abolire il reato dei padroni: il falso in bilancio.

Insomma, il pasticciaccio brutto della cosiddetta "giustizia", intesa come strumento per le lotte di potere, merce di scambio e regolamenti di conti tra Palazzi, sta surriscaldando l'estate dei politici, e non solo di questi. Prevedibile, si dirà. Visto che la medesima Tangentopoli, fermo restando il livello di corruzione esistente in questo Paese ieri e oggi, è stata usata dal `92 in avanti da politici e padroni per farsi vicendevolmente le scarpe. Adesso, però, anche gli "appassionati" sostenitori di Mani pulite dell'altro ieri si sono accorti che certa magistratura è andata troppo oltre, fino a quasi disegnarsi quale soggetto sociale autonomo o comunque in grado di condizionare troppo le cose, scaricando i protettori politici per strada. Non che i giudici abbiano abdicato al ruolo storico di braccio armato dello stato, per carità: si pensi soltanto a quanto è capitato agli squatter di Torino! Pure tra i giudici, tuttavia, si sono aperte contraddizioni e soprattutto, a forza di riempire i vuoti della politica, qualcuno a puntato direttamente a far politica, come nel caso del pool milanese.

A questo punto, resta da vedere che cosa succederà nelle prossime settimane. La soluzione più probabile potrebbe essere la solita, all'italiana. E cioè una commissione d'indagine su Tangentopoli che, accontentando Berlusconi (che, nel frattempo, può confidare sulle assoluzioni nei giudici d'appello, peraltro già pronosticate dagli ulivisti), in realtà non porti praticamente a niente. E i giudici? Normalizzate le variabili impazzite, gli altri torneranno alle vecchie vocazioni: mettere in galera immigrati, proletari, "sovversivi". Come sta capitando a Torino, dove il pool dei pubblici ministeri che si occupava dei reati di corruzione e concussione, passerà armi e bagagli alla "microcriminalità" e all'ordine pubblico turbato dagli "extracomunitari" e dagli squatter.

Enne



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