unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 25 del 1/9/98

Bell'Italia amate sponde...

Lager di stato

Estate calda quella sul fronte immigrazione .Come ormai accade da diversi anni - nell'estate 1996 la stampa aveva calcato la mano sull'"invasione" della Puglia (agosto), nell'estate 1997 erano stati alcuni episodi di violenza a Rimini a scatenare le fobie razziste e xenofobe - anche l'estate 1998 è stata caratterizzata da un bombardamento mediatico che questa volta ha preso spunto dall'arrivo fra luglio e agosto di un migliaio di immigrati a Lampedusa e sulle coste siciliane.

Mentre i giornali enfatizzavano il fenomeno descrivendo una improbabile invasione da parte di orde di "clandestini" pronti a tutto, ci è toccato sentire i soliti penosi "discorsi" di Gasparri, natica destra di Fini, che ha spernacchiato su demenziali denuncie dell'Italia alla Comunità Europea e di Borghezio, il boxer da guardia della Lega Nord, che ha latrato alla sua maniera proponendo di tatuare i clandestini. Al coro si sono aggiunti anche altre "autorevoli" figure: fra i tanti segnaliamo Antonio Di Pietro, squallido politicante pronto a tutto per sfamare la sua infinita ambizione, che in un'intervista al "Corriere" ha demagogicamente proposto di espellere i "clandestini" nel giro di 24 ore (e perché, allora, non prenderli a cannonate prima dell'arrivo?), e Sabino Cassese, giurista di "sinistra" che in un articolo pubblicato da "Il Sole - 24 ore" intitolato "In Italia non c'è Stato" ha, fra l'altro, rilanciato la proposta della destra di considerare reato l'ingresso non autorizzato. Siamo in attesa di qualche deficiente che proponga la pena di morte per il "clandestino". Forse sarà per il 1999!

Niente di nuovo sotto il sole., dunque. Ma la situazione non é meno grave. Queste ripetute campagne di stampa, ispirate e cavalcate dai gruppi di "destra" (così massicciamente presenti anche nelle file del governo Prodi) finiscono per creare un clima assolutamente irreale che vede negli "immigrati" una massa di potenziali delinquenti. L'equazione é semplice: "immigrato" = "clandestino" = "delinquente". E siccome l'arrivo dei "clandestini" è descritto come una "invasione", il risultato è quello di una psicosi che individua negli immigrati la causa di tutti i mali. O quasi. Si tratta, evidentemente, di un'impostazione falsa. Gli immigrati non sono dei delinquenti ma delle persone che per i motivi più vari decidono di iniziare una nuova vita in un paese straniero. molti sfuggono alla guerra o alla repressione degli Stati, altri alla miseria, altri ancora attratti dalle mille luci del consumismo occidentale cercano di sfuggire alla mediocrità che li attende nei loro paesi d'origine. Fra gli immigrati ci sono dei disperati che cercano di sfuggire ad un destino di morte ma anche giovani istruiti che pensano di trovare nel "ricco" occidente una chance. Rifiutarsi di accettare questa realtà illudendosi che sia sufficiente rinchiudersi nella "Fortezza Europa" ha l'unico effetto di consegnare un gran numero di questi individui alla "clandestinità" e quindi alla malavita organizzata. Si ottiene, dunque, proprio quello che si dice di non volere.

Comprendere la complessità del fenomeno immigrazione è la base per affrontarlo correttamente, non in termini polizieschi e militari, ma in termini umanitari e di solidarietà sociale. D'altra parte una analisi seria del fenomeno mostra tutta la strumentalità delle campagne razziste e xenofobe: fra luglio e agosto i "clandestini" ricoverati nei lager di Stato costruiti in Sicilia (ipocritamente definiti "centri di accoglienza") sono stati poco più di un migliaio: una cifra irrisoria. È vergognoso che attorno alla vicenda di questa povera gente si sia costruito un polverone mediatico all'insegna di un'invasione che non esiste. Che dire poi dell'enfatizzazione delle "rivolte" nei lager con le relative "fughe": la TV di Stato ci fatto vedere e rivedere le solite immagini di poliziotti all'inseguimento di qualche poveraccio sfuggito alla prigionia creando il clima del delinquente pronto a tutto da catturare a tutti i costi. Chissà se riusciremo invece mai a sapere dei maltrattamenti che sono toccati agli immigrati internati nei "centri di accoglienza" prima e dopo le rivolte. Ne dubito.

Fabiano



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