Da "Umanità Nova" n. 25 del 1/9/98
Mi sembrerebbe di offendere l'intelligenza dei lettori di UN se mi occupassi della marea di pettegolezzi che è circolata sulle attività sessuali del presidente degli Stati Uniti e sulla ricaduta di queste attività sulla politica estera della maggiore potenza mondiale e, di conseguenza, sull'ordine del mondo. Non è, forse, nemmeno il caso di indulgere in una presa in giro dell'ipocrisia che caratterizzerebbe la cultura statunitense a fronte del disincanto tipico degli europei. Si tratta, è vero, di un'ipocrisia che fa della normale pratica di ogni uomo (o donna) di potere di utilizzare questo stesso potere per imporsi (sia brutalmente che in modo "consensuale") ai propri sottoposti anche, se lo si desidera, dal punto di vista sessuale ragione di scandalo solo nel caso del presidente degli USA che dovrebbe essere una sorta di chierichetto. D'altro canto, basta andare con la memoria al compianto JFK per comprendere che i conti non tornano: non si comprende come Kennedy potesse avere amanti in quantità industriale mentre Clinton viene pubblicamente posto alla gogna per un numero limitato di giri di valzer. È anche vero che, negli ultimi decenni, si è notevolmente rafforzata negli USA una destra integralista che pare straordinariamente imbecille oltre che sgradevole ma non sembra credibile che il maggior capitalismo mondiale sia governato dalle sette protestanti dell'America profonda. Vorrei, di conseguenza, proporre un rovesciamento di prospettiva rispetto ai discorsi correnti, rovesciamento che ha, almeno, il pregio di porre l'accento su questioni che mi sembrano più meritevoli di interesse rispetto all'erotismo corrente nella Casa Bianca. Dopo i bombardamenti ordinati da Clinton in Sudan ed in Afganistan, i commentatori americani si sono divisi in due partiti: i patrioti che hanno inneggiato alla vigoria della risposta e gli erotomani che hanno sostenuto che i bombardamenti servivano a coprire le vergogne del presidente. I paesi alleati hanno visto invece una maggior articolazione di posizioni fra i difensori dell'occidente divisi, a loro volta, fra falchi e colombe con i primi allineati agli Usa e i secondi timorosi di guastare i propri affari col mondo arabo. Si tratta, a mio avviso, di posizioni egualmente spregevoli ma non è questo l'argomento su cui vorrei porre l'accento. In buona sostanza, l'opinione pubblica si divide fra chi ritiene che non vi sia rapporto causale fra sesso e bombe e chi ritiene che vi sia, nel senso che le bombe deriverebbero dal sesso. Varrebbe, invece, la pena di mettere nel conto un'altra ipotesi e cioè che la campagna volta a screditare Clinton sia servita a fare dell'"uomo più potente del mondo" (come credono i baggiani) lo strumento di una politica alla quale cercava di sottrarsi.
Basta pensare ad alcuni fatti banali: - la campagna contro Clinton è stata apertamente gestita dalla destra repubblicana che ha investito grossi fondi in questa operazione; - il magistrato che conduce l'inchiesta ha avuto mano libera in maniera impressionante, ha speso per l'inchiesta oltre venti milioni di dollari, ha potuto fare le cose più incredibili; - in una repubblica presidenziale come gli USA, il presidente Clinton non è riuscito in alcun modo a bloccare la manovra dei suoi avversari. Se anche pensassimo, e non ripugna alla ragione, che è un imbecille, resta il fatto che i gruppi di potere che lo sostengono non sono riusciti a proteggerlo. Se si riflette sul fatto che gli USA hanno avuto a lungo un presidente come Reagan, notoriamente idiota in condizioni normali e totalmente decerebrato alla fine del suo mandato senza che si ponesse alcun problema, ci accorgiamo, ancora una volta, che i conti non tornano. Se, invece, assumiamo il fatto che lo scontro, negli USA, fra una componente decisa a proseguire nella politica tradizionale verso il mondo arabo islamico ed una più disposta al dialogo si è fatto radicale e se teniamo conto del fatto che Clinton si poneva come una colomba, i conti iniziano a tornare. Indebolire Clinton, di conseguenza, serve ai repubblicani per preparare una vittoria alle prossime elezioni presidenziali e, nello stesso tempo, a gruppi di potere trasversali a repubblicani e democratici per dirigere la politica estera facendo di Clinton un utile pagliaccio. Si afferma negli USA, quindi, la scelta di una politica estera dura che raffredda i rapporti con la Russia e ricorda agli alleati europei che, se anche l'area dell'euro avrà un peso economico pari a quella del dollaro, il potere militare resta concentrato in una sola superpotenza che potrà fare pagare agli altri capitalismi il costo delle proprie contraddizioni interne ogni volta che vorrà. Un ulteriore aspetto di questa vicenda merita di essere ricordato, il cattivo della vicenda, il terribile sceicco Ben Laden è un esponente del regime saudita, alleato degli USA, ed ha reso buoni servizi all'occidente nella guerra contro i russi in Afganistan. È ben vero che in politica, come in amore, il tradimento è una regola ma c'è qualcosa di poco convincente in una potenza mondiale come gli Usa che si lascia crescere nelle forze ausiliarie un nemico così temibile senza prendere misure a tempo debito. O immaginiamo che il regime pakistano, aperto sponsor dei talebani afgani che proteggono il cattivo di turno, abbia un'autonomia che non si attribuisce alla Germania, al Giappone, alla Francia o possiamo pensare che i giochi sono meno chiari di quel che servono e possiamo ritenere che un nemico del "mondo libero", dopo la caduta dell'Unione Sovietica, era d'obbligo. Intanto, il partito della guerra santa dell'occidente contro i mussulmani cresce e dobbiamo aspettarci, a breve, nuove e pericolose crociate. Guido Giovannetti
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