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Da "Umanità Nova" n. 25 del 1/9/98

Caso Giordano, vescovo di Napoli.
Anche Berlusconi vuole la tonaca

I privilegi della gerarchia cattolica vengono, soprattutto da noi, sempre denunciati ma un conto é leggere le preposizioni di acidi anticlericali e un conto diverso é vedere con i propri occhi.

La vicenda giudiziaria che vede coinvolto il cardinal Giordano, vescovo di Napoli, nell'inchiesta che ha condotto in carcere suo fratello sotto l'accusa di usura ha messo in evidenza, al di là di ogni altra considerazione, lo speciale status di chi si avvalgono i prelati cattolici.

I giuristi si dividono come da copione fra giuristi cattolici e giuristi laici: i primi non hanno dubbi, la supremazia é quella della sovranità della Chiesa Cattolica, i secondi timidamente fanno notare che le leggi dello Stato italiano valgono per tutti, compresi i prelati fin alle più alte gerarchie, purché godano della cittadinanza italiana.

Sta di fatto che il magistrato di turno ha dovuto limitare il suo potere alle soglie della curia cosa che si guarda bene di fare di fronte alle soglie di una abitazione o di un centro sociale nel qual caso vi fosse una resistenza interverrebbe la forza pubblica ed il resistente vedrebbe aggravare la propria posizione con una ulteriore incriminazione.

Io non so se il cardinal Giordano eserciti effettiva usura, né se le accuse mosse a suo fratello siano fondate ma risulta evidente in questo caso, più che in altri, come la giustizia non sia uguale per tutti, ciò a conferma della deduzione anarchica dell'inesistenza della giustizia stessa e dell'esistenza di una giurisdizione che si esercita sulla base del censo, della funzione e del potere.

Per i comuni mortali non vi é stupore se un direttore di banca effettua delle operazioni inconsuete; l'usura é sempre stata esercitata dai potenti ed é per questo che i parametri che permettono di denunciarne l'esistenza sono così fumosi. L'attuale normativa prevede che tale reato scatti quando gli interessi sul debito superino di tre volte il tasso ufficiale di sconto (attualmente il TUS é la 5%, quindi é usuraio qualsiasi interesse che superi il 15%); i comuni mortali sanno che per loro qualsiasi prestito bancario é usuraio come ampiamente denunciato dalle associazioni dei consumatori (CODACONS e ADUSBEF). Non vi é quindi meraviglia nell'apprendere che Lucio Giordano, fratello carnale del vescovo di Napoli, sia un direttore di banca (con ogni probabilità la sua carriera lavorativa non é estranea alla sua parentela), che accanto alla sua attività di funzionario del Banco di Napoli svolgesse anche una seconda attività di carattere finanziario nella "GLF" (Giordano Lucio Finanziaria, chissà mai perché non LGF?), che nella sua funzione di direttore di banca coprisse i movimenti finanziari della GLF stessa e di altre attività economiche fiduciarie ivi comprese, vista la parentela, le attività economiche della curia napoletana. Non si comprende lo scandalo, visto che, per chiunque conosca anche solo superficialmente il funzionamento di una banca é evidente che il ruolo e le funzioni del direttore sono proprio quelle esercitate da Lucio Giordano. Se scandalo vi deve essere e sarebbe oltremodo legittimo, questo dovrebbe esporre al pubblico ludibrio la funzione bancaria in quanto tale. Così come non si comprende lo scandalo nell'apprendere che la curia napoletana movimenti decine di miliardi all'anno a meno di non vivere nel paese dei puffi e credere che la Chiesa Cattolica sia un'associazione di anime pie.

Anche in questo caso ha potuto più la messa al bando di poche decine di miliardi di un conto in una filiale del Banco di Napoli a disposizione della curia napoletana che le nostre reiterate denunce delle migliaia di miliardi che la Chiesa Cattolica fagocita ogni anno.

Che sarà mai per un cardinale avere nelle proprie disponibilità personali alcune centinaia di milioni liquidi da versare ai nipoti a pagamento della loro zelante attività domestica. Un cardinale, i comuni mortali lo sanno, é uomo di panza, uno che riceve solo su appuntamento, uno che può anche rifiutarsi di vedere qualcuno che chiede udienza, uno che tratta con i signori e, siccome i signori quando trattano pesano il portafogli dell'interlocutore, per necessità il nostro cardinale deve essere un possidente altrimenti i signori lo mandano per stracci come fanno con i comuni mortali. Solo nel solito paese dei puffi i cardinali sono oranti e caritatevoli, in Italia e nel resto del globo sono funzionari altolocati di una potente organizzazione internazionale e come tali devono esprimere il rango che loro compete.

Se a Giordano, Michele questa volta, gli va liscia, pare che anche Berlusconi voglia prendere i voti, quelli cardinalizi, gli altri li ha già, come ha già i miliardi, il rango e la faccia tosta di quella razza di fannulloni che compongono la classe dirigente ma sta morendo di invidia per lo status di intoccabile che può vantare il prelato. Il berlusca s'é incazzato, sbraitando contro le ingiustizie del mondo: come si può parlare di giustizia in Italia se a Giordano i documenti glieli chiedono e a mé me li sequestrano?!?

Sempre a proposito di giustizia come non rilevare di fronte all'altro tormentone estivo dell'una bomber nazionale che per Berlusconi, Giordano e compagnia briscola il tintinnar di manette sia uno spiritoso eufemismo mentre per 50 mila persone che di rango non sono, questo suono sinistro sia una quotidiana realtà e fra queste decine di anarchici incarcerati ben prima e lungamente prima della celebrazione del processo di primo grado, con altrettanto clamore quando questi vengono incarcerati e con nessuna notizia quando questi vengono scarcerati e prosciolti.

WS



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