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Da "Umanità Nova" n. 26 del 13/9/98
Se il "decalogo" perbenista del Centro Sociale "Leoncavallo" di Milano , veicolato da Internet e pubblicato anche sul numero 24 di UN, era uno scherzo, tanto meglio; ma purtroppo la "Lettera aperta a un misterioso bombarolo" (pubblicata ovviamente in forma integrale sul Manifesto dell'11 agosto), firmata dal Leoncavallo assieme all'immancabile Melting dei Centri sociali del Nord Est e ad alcuni centri sociali romani, è senza dubbio autentica. Cogliendo il pretesto degli anonimi pacchi-bomba di mezza estate, tale documento politico infatti, seppur in modo non stupido, ha la pretesa di spiegarci paternalisticamente come va il mondo e di contrabbandare ancora per "antagoniste" scelte senz'altro discutibili compiute da una parte dei centri sociali. Vediamone alcuni punti. Gli estensori della Lettera sostengono che "da anni stanno lavorando controcorrente per costruire un'idea di trasformazione sociale fondata sul riconoscimento dei diritti fondamentali degli individui"; tale affermazione, indeterminata a aclassista , si presterebbe sin troppo bene all'accusa di "nuova socialdemocrazia", ma la sua gravità è, secondo chi scrive, ben altra. Infatti considera quasi scontato quello che scontato proprio non è, ossia che, in questa situazione sociale e attraverso le consuete forme di rivendicazione e rappresentanza politica , sia possibile trasformare progressivamente la società. Infatti, nonostante il lavoro collettivo di anni, vediamo che non solo vengono negati diritti e libertà costati decenni di lotte, ma che l'attuale assetto politico-economico risulta sempre più blindato e pacificato, senza spiragli evidenti di trasformazione dell'esistente e tutto uniformato dal cosiddetto pensiero unico, ormai fatto proprio dalla quasi totalità di quella che un tempo si definiva come "Sinistra". Questo è l'orizzonte post-fordista, questa è la dittatura del neoliberismo; illudersi che il potere possa riconoscere il più elementare dei diritti a chicchessia in modo indolore o che questo sistema economico possa concedere gratuitamente qualche briciola in più ai disperati della terra equivale per la vanità dei risultati alla ribellione per la ribellione. "La partecipazione come il conflitto" non sono dei "valori irrinunciabili" come sostengono Leonka &C., ma sono pratiche sociali che hanno un senso se mettono a nudo le contraddizioni che viviamo, se criticano radicalmente il dominio, se costruiscono percorsi autonomi di liberazione; altrimenti sono il comodo paravento per operazioni e compromessi politici che di sovversivo hanno ben poco, se non la cattiva coscienza. "Esiste solo ciò che è utile e serve per modificare la realtà", ma se essere pragmatici vuol dire cercare, come sta facendo il Leoncavallo, un accordo con un imprenditore privato quale Cabassi e un sindaco di destra come Albertini, il famoso slogan "con ogni mezzo necessario" assume un sapore davvero rivoltante e viene da piangere pensando alle tante lotte - vere -, ai tanti compagni denunciati, ai tanti scontri sostenuti in piazza per conquistare e difendere gli spazi occupati negli ultimi decenni a Milano. Per questo suona come ipocrita affermare, come fanno i centri sociali firmatari, di voler rifiutare le divisioni artificiose tra "buoni" e "cattivi", quando poi si fa di tutto quantomeno per non passare per "cattivi", quando poi o tutt'al più come "squatter per bene". Mister X
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