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Da "Umanità Nova" n. 27 del 30/9/98
Tra le tante vicende di declino industriale e ristrutturazione svoltesi in
questi anni, quella che ha per protagonista il Canavese, in Piemonte, la sua
capitale, Ivrea, e l'azienda principale della zona, la Olivetti, è
paradigmatica dello scontro tra lavoro vivo e capitale. Per alcuni anni, il
verde Canavese è stato presentato come la Silicon Valley italiana, sede
di industrie hi-tech (pc, fax, ecc.) e non inquinanti, modello di proficuo
rapporto tra territorio e apparati produttivi e di rapporti sociali non
conflittuali. Lo stesso Ing. De Benedetti, padrone dell'Olivetti, appare come
l'illuminato antagonista di Agnelli, il padrone feroce e cattivo della vicina
Torino, sede della Fiat. Ma De Benedetti, non è un industriale, ma un
finanziere e, fiutata per tempo la rivoluzione delle telecomunicazioni, ci si
butta a pesce. Nascono così due nuove società del gruppo
Olivetti, Infostrada (telefonia fissa) e Omnitel (telefoni cellulari). Allo
stesso tempo, è finita l'epoca delle vacche grasse del settore pc e per
stare al passo con i tempi e la concorrenza, occorrerebbe, come sempre,
investire. Il fatto è che il settore pc non è più
"strategico" per Olivetti e il suo padrone e, inoltre, all'Ingegnere alcuni
affari vanno proprio male sia in Italia che all'estero (chi non ricorda la
vicenda Mondadori o quella della belga SGB?). Così, non bastando le
risorse, inizia il lento processo liquidatorio di tutti i settori Olivetti che
non siano telefonia. L'atto finale di tale processo ha inizio a dicembre 1995:
Olivetti cede a due società create ad hoc il settore pc (a Olivetti
Personal Computers s.p.a., per brevità OPC) e il settore stampanti, fax
e macchine da ufficio (a Lexikon s.p.a.). Il meccanismo giuridico è
quello della cessione di ramo d'azienda, prevista dall' art. 2112 c.c., sulla
base del quale i lavoratori occupati nell'azienda ceduta automaticamente
diventano dipendenti di chi la compra. Le due nuove società sono
totalmente controllate da Olivetti. Un anno dopo, Olivetti cede a Olsy s.p.a.
(anch'essa totalmente controllata) il settore relativo alla programmazione di
soluzioni informatiche. Il passo successivo è la vendita della OPC al
finanziere americano Gottesmann (che deve ancora pagarla) e della Olsy alla
società americana Wang. Il resto è storia recente. Omnitel
è ormai il secondo gestore di telefonia mobile in Italia, mentre da
questo mese di settembre è possibile abbonarsi per il telefono di casa
non più con Telecom, ma con Infostrada. Alla OPC, oggi chiamata OP
Computers s.p.a., a giugno è scattata la cassa integrazione per un terzo
dei dipendenti (449 lavoratori) per tre anni senza prospettive di rientro. La
società è in gravissima crisi finanziaria ed in una situazione
prefallimentare. Al tempo stesso il mercato dei pc da oltre un anno è in
netta ripresa, sia in Europa che nel resto del mondo, ma nel verde Canavese non
hanno potuto approfittarne. I lavoratori espulsi attraverso la cigs si sono
subito costituiti in Comitato e da 100 giorni manifestano, anche con blocchi
delle merci, davanti allo stabilimento OP Computers di Scarmagno, vicino Ivrea;
mentre, naturalmente, dopo aver in questi anni avallato la strategia aziendale
dismissiva, non opponendosi alle cessioni dei rami d'azienda e firmando accordi
in tal senso, i sindacati confederali ora si stracciano le vesti e giurano di
battersi fino alla morte per i cassintegrati e la salvezza dell'informatica
italiana. Nessun intervento pubblico di salvataggio è previsto, anzi: i
vertici di Itainvest (ex Gepi), hanno dichiarato che loro investono i soldi
pubblici solo in "attività produttive"... Così la Olivetti fa
soldi a palate con le tlc, il governo "di sinistra" non interferisce con il
mercato e le sue leggi, i confederali firmano accordi al ribasso e poi
mugugnano un po' per far vedere che esistono. Ma ai cancelli di Scarmagno i
lavoratori non mollano. Informazioni sulle loro lotte e su tutta la loro
vicenda sono reperibili al sito:
http://www.angelfire.com/ok/lavoratori.
Simone Bisacca
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