Da "Umanità Nova" n. 27 del 30/9/98
Marina Padovese Ciao Marina, grande e semplice compagna La scomparsa di Marina Padovese, avvenuta il 1 settembre, a soli 40 anni, ha suscitato nelle centinaia di compagne e compagni che la conoscevano una sensazione di sconforto e di rabbia per la sottrazione del suo contributo, forte e caratteristico, all'attività e all'intera vita della "comunità anarchica". La sua carica di umanità, la determinazione militante, lo spessore personale, insieme al gusto della polemica unito alla capacità di ascolto, ci mancheranno. Un primo momento di commozione, e di solidarietà ai familiari, si è avuto a Lugano il 3 settembre, ai funerali svolti presso il locale della Società di cremazione della città ticinese. Un centinaio di compagni, insieme alla numerosa famiglia Padovese di Como, hanno dato l'ultimo saluto a Marina, deceduta all'ospedale luganese dopo una lunga e sofferta lotta con la leucemia. In un vero e proprio "tempio laico" (sorto all'inizio del secolo per opera di liberi pensatori di impronta libertaria e di massoni) tra bandiere anarchiche di ieri e di oggi, abbiamo parlato di lei, della sua forza e della sua eredità ideale. Il compagno Paolo Finzi, della redazione di A, ne ha tracciato il profilo umano e politico mettendo in evidenza oltre alla partecipazione matura al movimento, la profondità dei rapporti personali che Marina ha intessuto nel più che ventennale impegno in diversi campi, per lei del tutto complementari. Dal femminismo, inteso come valorizzazione di soggetti tradizionalmente emarginati all'interno di un processo di espressione e di liberazione umana, all'antimilitarismo, lotta conseguente al rifiuto forte della violenza e della gerarchia, dall'anticlericalismo, come scontro con tutti gli integralismi e le repressioni delle pulsioni libertarie, all'ecologismo, problema particolarmente sentito nel territorio mestrino dove viveva (e argomento delle ultime lettere). Marina aveva cominciato presto a darsi da fare per cambiare il mondo. A quindici anni è attiva nei movimenti studenteschi a Como, poi contribuisce a fondare il circolo anarchico "Pensiero e volontà" aderente ai Gruppi Anarchici Federati (di cui è la militante più giovane), a diciannove partecipa (incinta) alle Jornadas Libertarias di Barcellona dove l'anarchismo trae entusiasmo a livello mondiale. Da allora è stata presente a moltissimi incontri di movimento e dove c'è stato bisogno di solidarietà concreta. Dopo il memorabile Convegno Internazionale del 1984 a Venezia, decide di trasferirsi a Mestre per vivere con Fabio Santin, il compagno con il quale dividerà (e moltiplicherà) affetti e militanza. Un terreno particolare di iniziativa è stato quello del "Germinal", luogo di confluenza e di rilancio di esperienze e progetti a lei cari. Marina ha avuto un ruolo centrale nella ridefinizione del giornale iniziata nel 1991: una lunga serie di incontri e confronti per giungere ad uno strumento di analisi e di proposta su temi come la guerra nei Balcani, il possibile versante libertario dell'autodeterminazione etnica federalista, l'opposizione collettiva e individuale alla militarizzazione e a tutte le forme di autoritarismo. I suoi molteplici contatti e l'apertura mentale hanno apportato al "Germinal" materiali e punti di vista che hanno potenziato una testata in precedenza piuttosto episodica e forzatamente localistica. Anche il suo contributo nel coordinamento e nella definizione grafica della nuova serie, che comprende ormai una ventina di numeri, è stato molto rilevante e qualificante, così come quello di Fabio. Marina è stata presente a quasi tutti gli appuntamenti di movimento, dai convegni di studi ai meeting anticlericali di Fano, dalle manifestazioni antimilitariste alle Fiere dell'Autogestione. In particolare quest'ultima iniziativa, giunta da poco alla quinta edizione, è quella che può rappresentare un "modello" del suo impegno: attività promossa e organizzata soprattutto da anarchiche e anarchici e aperta alla partecipazione paritaria di altre realtà libertarie, più o meno in assonanza con l'anarchismo specifico, allo scopo di allargare (e di approfondire al tempo stesso) temi di incontro e di collaborazione. La Fiera è stata, ed è, un esempio di un tipo di anarchismo vivo e vitale, solido e pluralistico, radicale e in continua evoluzione. Si può ritenere che con obiettivi simili Marina partecipasse a gruppi come le Donne in Nero di Mestre, in prima fila negli aiuti alle donne dell'ex Jugoslavia, a livello umanitario e per stimolare l'analisi sulle cause profonde di ciò che è accaduto in quelle terre. A questo tema aveva anche dedicato un volume scritto con Salvo Vaccaro (Donne contro la guerra, Palermo, La Ziza, 1996). Nella tensione anarcofemminista, Marina trovava una sintesi reale e concreta della necessità di una trasformazione dei rapporti interpersonali qui e subito, un approccio in cui si fondeva il gusto della liberazione individuale con l'attacco alle radici della società autoritaria, una chiave di lettura e di intervento per rovesciare il sistema del dominio e della sottomissione. In questo senso lei adoperava l'espressione "compagne" anche quando vi era una presenza maschile nel pubblico. Come ha ricordato Mariella Bernardini, della Rete delle Donne Anarchiche, l'uso di un linguaggio al femminile era un'affermazione significativa contro un'esclusione troppo spesso data per scontata. Probabilmente, anzi sicuramente, riflessioni su questo essenziale aspetto della personalità di Marina potrebbero emergere con maggior precisione e forza dall'ambiente anarcofemminista, ma ritengo di non sbagliare nel ritenere che la nostra compagna, in quanto anarchica, era animata da volontà di confronto, magari aspro e radicale, piuttosto che da finalità separatiste.
Come ha detto una compagna durante il ricordo collettivo tenuto sabato 5 settembre alla Fiera dell'Autogestione a S. Martino in Rio, il suo desiderio, espresso chiaramente, era che dopo la sua morte non ci chiudessimo dentro la gabbia del dolore, ma che continuassimo nell'affermazione dei suoi e dei nostri valori umani e politici. Sulla lapide a Forno di Zoldo, nel paese di Fabio, sarà scritto quanto da lei deciso: "...che mi si ricordi come donna libera, anarchica, femminista, antimilitarista. Ho fortemente voluto una società di liberi e di uguali, di pace, di giustizia e di solidarietà. Spero di averne lasciato traccia". Claudio Venza
Vincenzo Malcotti I compagni di Genova annunciano la morte dell'ing. Vincenzo Malcotti, simpatizzante anarchico e figura significativa nella Formazione "Coduri" durante la Guerra di Liberazione.
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