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Da "Umanità Nova" n. 28 del 27/9/98

Finanza parallela

Alla recente Fiera dell'Autogestione, abbiamo ascoltato con interesse Moussa Diop, senegalese animatore di una scuola libertaria che ci ha altresì edotti di altre iniziative autogestionarie, in particolare con le donne. Si tratta di micro-crediti al commercio (sulla falsa riga della Grameen Bank in Bangladesh) i cui beneficiari sono donne impegnate nel piccolo commercio e che hanno necessità di un piccolo capitale di avviamento. Per quanto riguarda i parametri ufficiali, il tasso bancario di prestito della Banca Centrale del Senegal si aggira intorno al 6-7% annuo, che non è alto ma è condizionato da garanzie ipotecarie o altro cui è impossibile rispondere, viste le situazioni di miseria da cui si parte e visto che il 30% del commercio reale si svolge su canali extra-ufficiali; d'altronde, i tassi praticati dagli usurai nel canale informale variano dal 2% al 30% quotidiano (!), ossia dal 730% al 1100% su base annua!

Così, senza bisogno di ricorrere a ideologie filtrate dall'Occidente, la pressione materiale dei fatti fa "inventare" delle piccole casse di mutuo soccorso: 200 persone versano una cifra all'anno e a turno godono di un piccolo credito, garantito da norme legali che tutelano dall'attività di strozzinaggio permettendo un tasso d'interesse non superiore al doppio di quello fissato dalla Banca Centrale. Si scavalca così tutta la trafila burocratica richiesta da una banca normale.

Altra possibilità è il credito offerto da ong estere su programmi monitorati costantemente i quali, al posto di esigere interessi, mirano non tanto a moltiplicare le entrate, quanto a fissare indicativamente una quota di risparmio da versare mensilmente. Si crea così un piccolo capitale non utilizzato a fini commerciali ma a usi familiari, verso cui le donne hanno dimostrato e dimostrano tuttora grande propensione e capacità di gestione, supportata da corsi di formazione ad hoc previsti nel programma di micro-credito, e ciò al fine di prevenire derive speculative, assicurandosi pertanto che i prestiti vadano realmente ad attività legate ad una economia reale (e quindi a beneficio di famiglie e comunità) e non a quella virtuale o usuraia.

Salvo Vaccaro



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