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Da "Umanità Nova" n. 29 del 4/10/98

ADDIO SEMIRA!

Così sei morta: morta a 20 anni perché non volevi tornare nella terra in cui eri nata, dove ti aspettava un uomo vecchio e già sposato con altre donne. Un uomo per il quale tu saresti diventata un'altra delle spose giovani di sua proprietà. Un uomo che probabilmente non provava per te amore, ma solo desiderio di possesso. Un matrimonio che non volevi, che non avevi scelto tu, ma la tua famiglia, tuo padre, probabilmente, o i tuoi fratelli.

Per 6 volte avevi chiesto asilo politico, tutte le volte te lo avevano rifiutato. Cosa speravi Semira? Essere costretti a sposare chi non si desidera non è un problema politico. L'oppressione sessista non è mai stata considerata un problema politico.

Gli uomini possono commuoversi per i casi umani, per le donne con i visi deturpati in Pakistan o costrette a vivere completamente coperte in Afganistan, ma sono per loro "casi umani". Inventiamo pure nomi di fiori e raccogliamo fondi, ma che queste donne restino a casa loro: il privato è privato, il marito è marito, l'autorità è autorità, anche quando diventa morte.

Invece tu chiedevi che ti venisse riconosciuto un diritto "politico".

Un diritto politico nel senso più profondo del termine: da "polis", città. Il diritto di vivere come cittadina, parte di una comunità e non oggetto familiare, di proprietà del marito, come i mobili di casa. Contro l'espulsione tua e di altre, di altri, ti sei sempre battuta con forza, con l'ardore di chi sa cosa è l'oppressione di vivere da schiave.

Non correvi alcun pericolo nel tuo paese d'origine, dicevano.

Adesso tutti si indignano perché sei stata uccisa, ma non era forse ucciderti rimandarti a vivere una vita che non avevi scelto e non volevi?

Quest'anno sono state espulse dal Belgio quasi 4.000 persone ed altre 30.000 hanno chiesto asilo politico.

Tra queste quante donne che come te, come noi, vogliono vivere libere?

Addio Semira, coraggiosa sorella!

r.p.



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