![]() Da "Umanità Nova" n. 30 del 11/10/98 LettureYasmina Khadra, "Morituri", Edizioni e/o, Roma 1998, pp. 160 Sarà proprio necessario che - prima o poi - qualcuno incominci a riflettere sulla fortuna del "noir". S" il genere letterario che in questi ultimi e tormentati anni di fine secolo sembra destinato a riscattarsi dalla nomea di subcultura con cui gli accademici l'hanno sempre trattato. Lui e sua sorella Fantascienza. Perché entrambi hanno dimostrato di essere, fra tutti i generi che si raccontano, i soli percorsi in cui la letteratura incontra la realtà quotidiana ed è capace di descriverla. "Morituri" di Yasmina Kadra senza ombra di dubbio appartiene a quel "noir" che - come si diceva prima - ha in sé la forza di catturare l'esistente e di riproporlo in maniera più viva, dura e drammatica, così da scoprirne la verità che nessuna immagine fotografica, nessun reportage cinematografico è in grado di documentare. L'autrice stessa, costretta a nascondersi dietro lo pseudonimo, è la prima testimone della sua tremenda ed imperdonabile colpa: quella di scrivere. Scrivere di Algeri e dell'Algeria, dell'islamismo e del potere militare, della corruzione e della miseria. "Morituri" è un giallo, ma è soprattutto il racconto sugli algerini "destinati a morire" a causa di una guerra (religiosa, civile, economica o politica che importa?) che da una decina d'anni massacra chi ad essa si oppone, cos" come chi non fa nulla per opporsi. Perché, come aveva scritto Tahar Djaout - giornalista, ucciso nel 1993 - "se parli muori, e se taci muori, allora parla e muori". Così la vicenda del commissario Llob e del suo vice Lino alle prese con la sparizione della figlia di un alto papavero del regime, in una Algeri corrotta da una borghesia onnivora e truffaldina, diviene il ritratto dell'orrore quotidiano del terrorismo perpetrato con ferocia inaudita dall'integralismo islamico e dall'esercito al potere. Un terrorismo che accomuna i due supposti nemici per il fatto che le loro vittime sono le medesime persone (soprattutto donne) che vivono l'angoscia di giorni persi a cercare un sorriso nei piccoli gesti di chi - a scuola, nel mercato, sul lavoro - vuole ritornare a sentirsi "normale". Non più preda, trappola, morituri. Il "noir" di Yasmina Khadra è una lucida ed inappellabile denuncia di ciò che sta accadendo in Algeria; ed in quanto tale vuole condurre i lettori a "scoprire" i veri assassini di questo massacro della popolazione che si mascherano dietro le ipocrisie di un regime militare corrotto, così come si nascondono dietro le barbe lunghe degli integralisti islamici. Ma è anche una storia ricca di poesia, come l'incipit già annuncia in maniera imperiosa: "Dissanguato da un taglio cesareo, l'orizzonte partorisce un giorno che, alla fine, non avrà meritato la sua pena". E con questa dolce, ma allo stesso tempo cruda, prosa, l'autrice descrive l'atmosfera, il tempo e lo spazio di una città araba e dei suoi abitanti. Che sebbene sconfitti, non sono ancora vinti. Al pari del commissario Llob, che nonostante gli inganni, le minacce e gli attentati, alla fineÉ Jules Elysard.
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