Da "Umanità Nova" n. 31 del 18/10/98
Presentiamo la seconda ed ultima parte dell'intervista, tratta da Le Monde
Libertarie, a Moussà Diop, militante educativo e sindacale senegalese.
La prima parte è stata pubblicata su U.N. n. 28
Dopo aver parlato delle differenti iniziative di educazione popolare e di
alternativa sociale che si sono istituite in seguito al disimpegno dello stato
sul terreno sociale, noi questa settimana parliamo della questione delle lotte
sociali e dello stato attuale del movimento sociale.
Domanda: Ci hai descritto una situazione sociale drammatica,
caratterizzata da un gran numero di giovani che si trovano in strada e
dall'altra parte da educatori di strada che sanno che la situazione sociale
è causata dalla situazione economica e dal regime politico e che
promuovono numerose iniziative popolari a livello dell'educazione, della
sanità, della vita quotidiana, sulla base dell'autorganizzazione e della
presa di coscienza della popolazione.
Ma oltre a questo movimento di alternativa sociale c'è un impegno da
parte dei sindacati, delle organizzazioni politiche che tenda a mettere tutte
queste iniziative in collegamento?
Risposta: No, in realtà i sindacati, come le organizzazioni
politiche non si impegnano nelle strutture che noi abbiamo creato (centro
educativo di quartiere, banca delle donne, cooperative alimentari, atelier di
riciclaggio...) Gli individui si impegnano a livello individuale, innanzitutto
come cittadini, come abitanti di un quartiere, anche se loro sono spesso membri
di organizzazioni politiche o sindacali. Quello che bisogna sapere è che
nel 1973 vi è stato in Senegal una specie di maggio `68 che è
stato il punto di partenza della presa di coscienza e l'inizio dell'impegno da
parte di molte persone. La maggior parte degli individui che sono oggi motore
della maggior parte delle iniziative che noi abbiamo descritto sono usciti da
questo movimento. Sono dei musulmani, dei trotzkisti, dei militanti sindacali,
degli ex maoisti che si impegnano sul terreno sociale perché la loro
organizzazione politica o sociale non lo fa. A volte, quando ci sono delle
situazioni di urgenza legate alla repressione, come degli arresti, per esempio,
noi siamo obbligati ad interpellare i partiti politici progressisti al fine di
porre i problemi a livello dell'assemblea nazionale. In Senegal c'è una
concezione borghese dei diritti dell'uomo. Le associazioni di difesa dei
diritti dell'uomo funzionano solo quando i partiti politici democratici sono
toccati dalla repressione. Quando i bambini muoiono di fame o sono imprigionati
nessuno si preoccupa della loro situazione, io non ho mai visto una
organizzazione dei diritti dell'uomo visitare una prigione senegalese e
denunciare le condizioni di detenzione. Ci sono delle reali difficoltà a
fare da ponte tra l'impegno politico o sindacale e quello nelle alternative
sociali. Uno dei miei obiettivi è quello di portare i differenti attori
a meglio individuare i fenomeni comuni e spingerli a fare da ponte tra tutti i
settori dove loro sono impegnati. Bisogna ora che le persone siano capaci di
analizzare la situazione, studiare i problemi che si pongono e globalizzare le
risposte. Se necessario fare un lavoro di motivazione. Ma molte sono le persone
che sono cambiate e si sono evolute. Molte sono le persone che si sono unite a
noi regolarmente. Siamo riusciti ad avere molti lavoratori dell'educazione,
siamo riusciti ad utilizzarli nell'azione di città e di quartiere.
Quando mi si domanda dove si ferma l'azione educativa rispondo che non è
alle frontiere delle strutture istituzionali. Io non ho un territorio. Io sono
un uomo del Senegal, un uomo del mondo. Quando è necessario che io
intervenga io non ho bisogno di imprigionarmi in territori mentali . E' anche
così che si crea e si ha una coscienza politica.
D: Giustamente ci parli di coscienza politica, di riuscire a instaurare
un rapporto di forza in rapporto allo stato. Noi vorremmo che tu ci parlassi un
po' dei movimenti sociali in Senegal. Quali sono gli ultimi avvenimenti?
R.: In Senegal da un po' di tempo ci sono quelle che chiamano politiche
di regolazione strutturale. Sono delle politiche dettate dalla banca mondiale e
dal F.M.I. Esse impongono delle leggi antilavoratori ed anti sociali che hanno
creato molti problemi. Queste politiche sono unite ad un'ondata di
privatizzazioni. La S.D.E. (Società delle Acque) e la S.N.C.F. sono
state privatizzate. In seguito a questa scelta molte zone non sono più
servite dalla ferrovia. Questo pone dei grossi problemi di trasporto delle
merci nelle zone di forte produzione agricola. Ugualmente la privatizzazione
della S.D.E. ha provocato un aumento del 3% del prezzo dell'acqua. Se questo
continua per qualche anno, entro 5 anni l'accesso all'acqua potabile
sarà molto difficile.
Se la privatizzazione dell'elettricità avrà luogo si porrà
lo stesso problema. Oggi c'è una lotta importante intorno a questa
questione.
Nonostante lo stato si fosse impegnato a non vendere più del 33% della
compagnia nazionale dell'elettricità, all'ultimo momento tutto è
stato svenduto alle imprese private. Per questo è scoppiato uno
sciopero. La cosa interessante è che il sindacato ufficiale, legato al
potere socialista, la C.N.T.S.(Confederazione Nazionale dei Lavoratori
Senegalesi) è largamente minoritario in questo movimento. Il sindacato
che con maggior forza porta avanti lo sciopero è il S.U.T.ELEC.
(Sindacato Unico dei Lavoratori Elettrici), che è legato ad una unione
autonoma non controllata da nessun partito politico. E' questo sindacato
autonomo che ha preso in carica tutte le rivendicazioni dei lavoratori. Ma con
l'acuirsi dello sciopero lo stato ha deciso di liquidare questo movimento
sindacale. Una decisione rinforzata dal fatto che recentemente la Banca
Mondiale e il F.M.I. hanno richiesto che ci sia la pace sociale in Senegal per
continuare i loro investimenti.
E' così che è iniziato un processo di depurazione del movimento
sociale. Quando il S.U.T.ELEC. ha tagliato la corrente, appena dopo la coppa
del mondo di calcio, altrimenti lo sciopero sarebbe stato fortemente
impopolare, la stampa di stato, come la stampa privata, che è una stampa
libera che è stata spesso è all'avanguardia in problemi
rilevanti, si sono schierate contro il movimento.
C'è stata una forte scarica mediatica per spingere la popolazione contro
il movimento degli scioperanti. Il segretario della C.G.T. senegalese, vicino
al partito socialista, ha ugualmente denunciato questo movimento ed ha
richiesto che delle sanzioni fossero prese perché questo sciopero ha
impedito ai commissariati di funzionare normalmente ed ha recato danno alla
popolazione. Lo stato ne ha approfittato per innescare la repressione,
appoggiandosi su pretesi atti di sabotaggio per arrestare i dirigenti del
sindacato autonomo. L'U.N.S.A.S. (Unione Nazionale dei Sindacati Autonomi
Senegalesi),alla quale è legato il S.U.T.ELEC., ha allora avviato una
campagna di sostegno, informando da una parte la popolazione sulle
finalità dello sciopero, le sue motivazioni ed i suoi obiettivi e
dall'altra parte reclamando la liberazione dei militanti imprigionati.
Bisogna dimostrare che questo sciopero è profondamente popolare
perché i lavoratori si battono per democratizzare l'accesso
all'elettricità, per il diritto all'elettricità per tutti anche
nei posti più lontani. Cosa molto lontana dalla situazione attuale del
Senegal. Quando io ho lasciato il Senegal, una grande marcia organizzata dalle
mogli dei lavoratori era stata repressa, come praticamente tutte le marce di
solidarietà. Una quarantina di donne sono state arrestate. Ad ogni
manifestazione ci sono degli arresti. 27 dirigenti sindacali non sono stati
solo arrestati ma anche licenziati.
Normalmente bisogna istruire un processo per licenziare delle persone
imprigionate; ora che lo sciopero è terminato si sono inventati dei
motivi falsi per licenziare la maggior parte dei militanti.
D.: Per finire ci puoi presentare un po' meglio le forze sindacali che
tu hai nominato, l'UNSAS e la CNTS?
R.: L'UNSAS è un unione di sindacati della sinistra radicale che
riconoscono innanzitutto la lotta di classe.
In seno a questa unione i lavoratori più importanti sono gli insegnanti.
Il sindacato autonomo degli insegnanti ha condotto delle lotte molto dure. Un
anno fa ha condotto una lunga lotta sulla questione delle pensioni. Lotta in
cui è stato seguito da tutte le categorie. Qualche anno fa questa unione
rappresentava circa il 25% dei sindacati presso i funzionari ed oggi è
seguita da tutto il corpo quando da inizio ad un movimento.
La CNTS invece, che è legata al potere, rappresenta l'illusione
dell'impegno operaio. Lei ha un discorso operaio radicale molto a sinistra, ma
delle pratiche peggiori delle pratiche di destra. Il suo leader è un
vecchio esiliato dal 1958 che ha negoziato il suo ritorno in Senegal accettando
delle cose brutte. E' un grande distruttore di scioperi ed il grande artefice
della liquidazione dei sindacati autonomi.
La grande debolezza del movimento democratico in Senegal, di tutte le persone
che si battono per una vera cittadinanza, per il rispetto, ma anche per tutti i
popoli del mondo è che i differenti attori hanno dei problemi a
collegare tutti gli spazi di lotta. Se essi potessero ritrovarsi, coordinarsi,
definire dei progetti comuni, questo potrebbe determinare un movimento sociale
forte. Per quanto mi riguarda è quello che io cerco di fare con le
persone del quartiere.
Intervista ad opera di David e del gruppo Durruti di Lione (traduzione di
Selva).
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