unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n. 32 del 25/10/98

A volte ritornano
Il leader Maximo tra ciellini e gladiatori

La logica del male minore continua a fare le sue vittime. E ancora una volta le vittime si contano tra quel popolo di sinistra che continua a delegare la sua voglia di giustizia sociale ai D'Alema di turno senza avere il coraggio né la fantasia di prendere nelle mani il proprio destino.

L'esecutivo che si è formato sulle spoglie dell'Ulivo e sulla carcassa di Prodi, riprende in piccolo, ed in dimensioni grottesche, l' "invenzione" del famigerato compromesso storico che segnò la sconfitta dei movimenti sociali e progressisti degli anni '70. Se allora personaggi del calibro di Berlinguer e di Moro fecero indossare una camicia di forza al paese come unica via d'uscita alla crisi del sistema con conseguenze drammatiche per lo stato delle libertà in questo paese, cosa sapranno fare un D'Alema ed un Cossiga riguardo le riforme da imporre al paese?

La normalizzazione tanto perseguita dal leader diessino e lo stato etico prefigurato da Buttiglione ed i suoi possono dare vita a combinazioni talmente sciagurate da far apparire patetici i machiavellismi dorotei che la vecchia DC ci ha regalato per più di quarant'anni.

D'altronde come essere ottimisti quando è più che evidente che il sostegno dato da Cossiga ed i suoi sarà ricambiato nei settori che più stanno loro a cuore. Buttiglione dovrà soddisfare la compagine di Comunione e Liberazione su bioetica, istruzione e terzo settore. Mastella le clientele affaristiche. Cossiga gli amici d'oltreatlantico.

Con buona pace di Cossutta, il governo D'Alema nasce grazie ad un pesante condizionamento della destra cattolica ed integralista, transfuga dal Polo e portatrice di un progetto di ricomposizione democristiana al quale né Marini, né D'Antoni sono insensibili. Lo stesso Berlusconi pare aver colto la portata dell'iniziativa del picconatore e, dopo le sceneggiate di prammatica, è già in posizione d'attesa in vista dell'evoluzione degli avvenimenti. In questo gioco solo Fini rischia grosso: dopo aver assaporato per breve tempo il gusto del potere rischia di essere ricacciato nel limbo dell'opposizione, scaricato dagli alleati di ieri.

Con l'incarico a D'Alema la politica del palazzo ritorna a pieno titolo nelle mani dei professionisti. Dopo lo sconquasso provocato da Mani pulite e dopo la sequela di governi affidati a professori, imprenditori, manager di Stato, ecc. l'investitura del segretario del PDS segna un'inversione di tendenza che marca il declino dei vari populismi che hanno attraversato il paese in questi ultimi anni: dal leghismo al giustizialismo. Con D'Alema è un'intero ceto politico che ritorna ad affermare baldanzosamente la sua centralità nel campo a lui più congeniale, quello della mediazione nel rispetto dei poteri forti.

A proposito è significativo l'omaggio rivolto a Scalfaro, il presidente che pur nelle difficili situazioni in cui si è venuto a trovare, con una classe dirigente decapitata da tangentopoli, è riuscito furbescamente a non consegnare il paese al mago della televisione pubblicitaria e a traghettarlo nella direzione del centro sinistra, ben sapendo che è solo da questa sponda che il mondo cattolico può ricavare vantaggi e rafforzare la propria influenza sulla società. Già Togliatti, nell'immediato dopoguerra con l'approvazione dell'articolo 7 della Costituzione avvallò pienamente l'ingerenza clericale voluta dal fascismo. Ed è ancora troppo recente la vicenda dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole per dimenticarsi la continua disponibilità di gran parte del PCI prima e del PDS poi nei confronti della chiesa. Non bisogna farsi ingannare dagli articoli apparsi su "Avvenire" e "Osservatore romano" all'indomani dell'investitura di D'Alema: puro polverone per alzare il prezzo.

Un prezzo che il leader maximo è più che disposto a pagare nell'illusione di poter condurre il gioco. Ma da uno che definisce Cossiga avversario leale ai tempi della guerra fredda ci si può aspettare di tutto in termini di rimozione della verità e della storia.

Cossiga avversario leale! il gladiatore che manovrava nella clandestinità per opporsi, armi in pugno, ad un eventuale vittoria elettorale delle sinistre, sarebbe stato leale...

Di questa lealtà ne avremo presto sicuramente prova; e la richiesta del Ministero di polizia non può che rafforzare questa sensazione.

Con questi scenari si dovrà nell'immediato futuro fare i conti e saranno conti che ci riportano indietro ai tempi del CAF, con una Rifondazione Comunista nel ruolo di oppositrice costruttiva, secondo le parole di Bertinotti: una definizione che conosciamo troppo bene perché unisce all'estremismo verbale l'opportunismo parlamentare a scapito della mobilitazione diretta dei proletari.

La strada da intraprendere va in tutt'altra direzione e dovrà misurarsi nell'immediato con le inevitabili contraddizioni che si apriranno nel corpo sindacale, riflesso del frazionamento della sinistra. Solo il lavoro nel sociale a contatto con le conseguenze delle politiche filocapitalistiche può rappresentare una via d'uscita alle devastazioni del settarismo partitario ed alla liquidazione del patrimonio di lotta del movimento dei lavoratori.

MV



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