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Da "Umanità Nova" n. 32 del 25/10/98

RSU del pubblico impiego
Bilanci e sbilanci

A fine novembre ci saranno le elezioni delle RSU del pubblico impiego. Per motivi particolari, sui quali tornerò, non si terranno nella scuola. È interessante notare che la decisione di non votare a novembre per le RSU nella scuola è stata presa dal governo il 19 ottobre e, cioè, decisamente tardi rispetto ad un regolare svolgimento delle operazioni elettorali. Un piccolo ma istruttivo esempio del fatto che il potere politico è tranquillamente disponibile a violare le stesse regole del gioco che pure ha imposto ed in nome delle quali, per un verso, sanziona i dissenzienti e, per l'altro, esercita una condanna morale nei confronti degli individui e dei soggetti sociali "indisciplinati".

Si tratta, comunque, di una scadenza sindacale importante perché servirà a ridefinire la pratica e il peso specifico delle diverse organizzazioni sindacali nel settore e perché ha posto i sindacati alternativi di fronte a scelte tutt'altro che semplici e ne ha reso evidenti caratteristiche e limiti.

Fra i nostri compagni impegnati sul terreno sindacale c'è sta una discreta e vivace discussione nel merito, discussione che è bene trovi spazio sulle pagine del nostro giornale.

Quella che segue è un primo, sommario, riassunto del quadro tecnico-politico che caratterizza queste elezioni con particolare attenzione alla situazione nella scuola. Su di alcuni nodi politici che queste elezioni ci pongono in quanto militanti sindacali libertari torneremo nei prossimi numeri.

Le regole generali, valide per tutta la pubblica amministrazione, sulle elezioni delle RSU sono state definite il 3 luglio 1998 fra l'Agenzia per le Relazioni Negoziali nelle Pubbliche Amministrazioni (ARAN) e i sindacati "rappresentativi" e cioè CGIL, CISL, UIL, CONFSAL (alla quale aderisce, nella scuola, lo SNALS) mentre CISAL, UGL ed RdB allora non hanno firmato il testo concordato con le organizzazioni maggiori e lo hanno fatto poi.

A questo accordo sono seguiti degli incontri per definire i regolamenti elettorali di settore.

Per quel che riguarda la scuola questi incontri hanno visto la partecipazione di CGIL, CISL, UIL, SNALS e Gilda che sono, oggi, i sindacati rappresentativi nel comparto visto che hanno un numero di iscritti superiore al 4% degli aderenti ai sindacati.

Nel corso della trattativa, il fronte sindacale si è rotto ed ha visto la CGIL e la CISL favorevoli all'elezione di RSU a livello di scuola e la UIL, lo SNALS e la Gilda favorevoli ad elezioni su base provinciale.

Le ragioni di questa spaccatura sono facilmente comprensibili: CGIL e CISL collocano le RSU nella prospettiva dell'autonomia scolastica della dirigenza ai presidi e della crescita degli spazi per la contrattazione a livello di istituto e contano di avere una certa qual riattivazione militante (sinistra nostalgica e carrieristi per la CGIL, cattolici, sinistra nostalgia e carrieristi per la CISL) attraverso le elezioni delle rappresentanze di scuola mentre gli altri sindacati temono di non riuscire a trovare un adeguato numero di candidati e di uscire penalizzati da una competizione così articolata. Sul piano giuridico, le argomentazioni dello SNALS, della UIL e della Gilda sono abbastanza fondate: l'autonomia scolastica non è stata portata a compimento e, visto che alle RSU spetta la contrattazione locale, sino a quando questa contrattazione sarà a livello provinciale la controparte dei sindacati è il Provveditorato agli Studi e non il Dirigente Scolastico.

Credo, comunque, e le recenti decisioni del governo confermano questa mia opinione che, come al solito, il piano giuridico sia assolutamente irrilevante a fronte di quello politico e, nello specifico, a quello della ridefinizione dei rapporti di forza fra i diversi soggetti sindacali. Ancora una volta vale il motto: ego sum leo!

È, infatti, assolutamente evidente che i risultati delle elezioni, se e quando si terranno, modificheranno il quadro attuale e costringeranno i diversi sindacati "rappresentativi" e "non rappresentativi" a ridefinire la propria pratica quotidiana e le proprie prospettive generali.

In questa contingenza e a fronte della scelta del governo di rinviare le elezioni per accondiscendere alle pressioni di CGIL e CISL, Cobas ed Unicobas della scuola hanno assunto una posizione parallela alla UIL, allo Snals ed alla Gilda, denunciando le pretese egemoniche dei due grandagnoni amici del governo e richiedendo le elezioni provinciali. Si tratta di una posizione tatticamente comprensibile e persino condivisibile se si considerano i caratteri generali delle elezioni e il loro legame con la conquista della rappresentanza ma hanno alcuni limiti di prospettiva che è bene segnalare.

La CUB-Scuola ha assunto una posizione più articolata nel senso che denuncia le scorrettezze dell'amministrazione, del governo, dei sindacati di stato ma considera la contrapposizione fra elezioni di scuola ed elezioni provinciali secondaria rispetto al carattere blindato, comunque, delle elezioni delle RSU.

Vanno, infatti, ricordati alcuni precisi aspetti della normativa generale:

- possono presentare liste solo associazioni regolarmente costituite e con proprio statuto, che aderiscano all'accordo e che accettino la normativa sui servizi pubblici essenziali (la legislazione antisciopero). In questo modo si impedisce la presentazione di liste di base, formate a livello locale e a partire da esigenze particolari e si costringe chiunque sia interessato alle RSU a trovare posto in una lista sindacale ufficiale o alternativa che sia. Da un punto di vista limitato e strumentale, questo vincolo può apparire favorevole al sindacalismo alternativo che potrebbe accrescere i propri consensi grazie al fatto che resta l'unico soggetto fuori dal coro che si presenterà alle elezioni. Da un punto di vista più generale, si tratta di un vincolo che ridimensiona radicalmente il presunto carattere innovativo delle elezioni e la possibilità che siano un'occasione per dare voce e rappresentanza alla categoria così come è e non così come la vogliono i sindacati di stato;

- l'attività concreta delle RSU verrà definita in sede di contrattazione nazionale da parte dell'ARAN e dei sindacati rappresentativi. Nei fatti, le RSU avranno uno spazio d'azione limitatissimo e consistente, soprattutto, nel vegliare sull'applicazione degli accordi generali a livello locale, nel migliore dei casi, o nel gestire la spartizione del salario accessorio, nel peggiore . Questo a meno che, coordinandosi e radicalizzandosi, non sappiano conquistarne di nuovi, fuori e contro gli accordi generali. In altre contingenze storiche, fatti del genere sono avvenuti ma gli sbarramenti alla possibilità che si realizzi quest'eventualità sono forti. È inevitabile che, di conseguenza, molti lavoratori vedano nelle RSU i semplici terminali locali di CGIL-CISL-UIL e SNALS;

- i sindacati rappresentativi si riservano il 63% delle ore di permesso concesse alle RSU ed il diritto di nominare propri "Terminali associativi" che, sotto altro nome, continueranno a svolgere l'attività delle vecchia Rappresentanze Sindacali Aziendali (RSA) alla cui costituzione i sindacati non rappresentativi non hanno diritto. Grazie al 63% delle ore di permesso, CGIL-CISL-UIL e SNALS potranno svolgere una significativa attività sindacale, soprattutto in termine di tutela individuale o di gruppo, a livello locale lasciando alle RSU elette solo una funzione marginale. Va considerato, inoltre, il fatto che, se le RSU, nella scuola fossero state provinciali, i sindacati rappresentativi si sarebbero riservati i diritti sindacali a livello di singola scuola con l'effetto di svuotare di funzione le RSU verso l'alto, la contrattazione, e verso il basso, la tutela dei lavoratori a livelli di istituto;

- vi è un altro elemento da non sottovalutare, i diritti sindacali saranno, dopo le elezioni delle RSU, riservato alle RSU stesse, nella misura limitata che ho ricordato, e ai sindacati rappresentativi e cioè a quelli che avranno una media fra iscritti e voti del 5%. È chiaro che una soglia per la rappresentatività è ragionevole e legittima ma è altrettanto chiaro che una soglia del genere, a livello nazionale, è un trucco visto che i risultati delle elezioni saranno controllati da congiuntamente da ARAN e sindacati ora rappresentativi e, soprattutto, perché non si riconosce rappresentatività e diritti a livello di istituto e provinciale ai soggetti che abbiano i requisiti locali per essere rappresentativi. Verifichiamo, ancora una volta, come tutti i discorsi sul federalismo vengono sacrificati all'esigenza per CGIL, CISL e UIL di garantirsi il controllo sulla rappresentanza diretta dei lavoratori spartendone, se proprio è necessario, una quota con concorrenti minori come lo SNALS e Gilda.

- si potrebbero fare sulle elezioni delle RSU molte altre considerazioni ma motivi di spazio me lo impediscono. Su un solo punto voglio porre l'accento. Se si tratta di elezioni blindate e se le RSU sembrano condannate ad essere figlie di un Dio minore, perché è importante che vi siano liste alternative e perché i loro risultati non saranno privi di interesse? In estrema sintesi: perché le elezioni delle RSU esprimeranno anche un giudizio sulla politica contrattuale dei sindacati istituzionali, perché solo una presenza delle RSU potrà permettere alcune limitati diritti ai sindacati di base, perché nelle RSU si potrà condurre una battaglia per la democratizzazione della vita sindacale nella scuola, e non solo, a partire dalla verifica di un radicamento fra i lavoratori difficilmente discutibile. Conosco compagni che non ritengono queste ragioni sufficienti o entusiasmanti e ne comprendo profondamente i dubbi, d'altro canto, non sempre scegliamo fra possibilità gradevoli e questo è, appunto, un caso del genere.

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