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Da "Umanità Nova" n. 32 del 25/10/98

informAzione

Pollino di Pietrasanta: 77 rinvii a giudizio per la manifestazione contro l'inceneritore dello scorso anno.
All'inizio dei lavori per la costruzione di un nuovo inceneritore al Pollino di Pietrasanta il 9 ottobre del 1997 si svolse una manifestazione, terminata con violente cariche della polizia, sette persone ferite e altre dieci ammanettate e trascinate via con la forza. Riportiamo alcuni brani del resoconto di quella manifestazione pubblicato sul n deg. 30 di UN dello scorso anno: "Compagni e abitanti della zona, lì per opporsi agli inquinatori di sempre, si sono presentati davanti ai cancelli uniti e decisi. Tutti seduti in terra e stretti l'un l'altro; resistenza passiva, tutti d'accordo.

Davanti un muro di celerini e carabinieri pronto a colpire a comando. Dietro il camion, gli ingegneri e gli operai del Consorzio Etruria che scalpitano per entrare e iniziare i lavori. (...) Pochi minuti ed è violenza. Una prima "leggera" carica, ma quasi tutti restano lì seduti stretti uno accanto all'altro. Una seconda carica e in dieci vengono trascinati via per i piedi, poi ammanettati e infilati a forza dentro al furgone della polizia. (...) nel frattempo a causa delle cariche sette persone finiscono al pronto soccorso...". L'opposizione degli ambientalisti e degli abitanti ha nel frattempo bloccato in modo, probabilmente definitivo, la costruzione di quell'inceneritore. I 77 rinvii a giudizio vengono a distanza di un anno a sanzionare le lotte di chi si è battuto per la difesa dell'ambiente e della salute di tutti.

Alcuni compagni versiliesi così scrivono oggi: "Il 9 ottobre 1997 un presidio popolare agì direttamente contro l'inizio dei lavori di costruzione di un inceneritore al Pollino, in quel di Pietrasanta. Uomini e donne, giovani e vecchi, si sedettero in terra davanti al cancello di ingresso di uno squallido cantiere dove un'impresa specializzata nella realizzazione di impianti di incenerimento (leggi diossina) intendeva cominciare la sua opera. Quel mattino di ottobre il cancello fu aperto e i costruttori di fabbriche di diossina entrarono grazie alle cariche della polizia mandata lì per difendere gli interessi della lobby inceneritorista che infesta molte zone toscane e liguri (Arcola in provincia di La Spezia, è l'ultima località prescelta per installarvi un inceneritore e ad Arcola ha sede la Termomeccanica, impresa leader nel settore, impegnata anche al Pollino di Pietrasanta).

Ci sarà forse qualcuno che, ancora oggi, considera gli inceneritori di rifiuti non inquinanti e non pericolosi , necessari ed indispensabili per il bene dell'umanità; ci sarà forse qualcuno che ritiene carini e simpatici degli esseri in divisa che sgomberano, strattonano, trascinano via con la forza, sollevano violentemente da terra, ammanettano e denunciano chi agli inceneritori si oppone. Lasciamo perdere. Di ottusi, reazionari e masochisti è pieno il mondo. E poi, adesso, è la Giustizia che chiama. 77 sono le richieste di rinvio a giudizio per blocco stradale, interruzione di pubblico servizio, resistenza, oltraggio e via incriminando. Il prossimo 15 dicembre si terrà l'udienza preliminare presso il Tribunale di Lucca. Per i 77 imputati, per tutti, il messaggio è chiaro: difendere il diritto alla salute e ad un ambiente senza fabbriche di diossina è reato.

Intanto i 'compagni' amministratori che hanno la responsabilità politica delle cariche poliziesche di ieri e del processo di oggi sembrano aver trovato il modo per non costruire più l'inceneritore - i lavori al Pollino sono fermi da mesi mentre nelle stanze dei bottoni di Comune, Provincia e Regione si susseguono incontri a più livelli che, secondo le ultime notizie, dovrebbero portare ad un definitivo stop per l'inceneritore al Pollino ed alla realizzazione di un già costruendo impianto di selezione e compostaggio dei rifiuti nel comune di Massarosa.

Per noi, comunque, è ancora il 9 ottobre. Andiamo vanti per la strada che abbiamo scelto: agire direttamente per liberare la nostra vita e il nostro futuro dall'asfissiante democrazia degli inceneritori e delle discariche, contro un sistema economico e politico che giorno dopo giorno produce sfruttamento, oppressione e inquinamento."


Aviano: manifestazione davanti alla base USAF contro l'intervento militare in Kosovo
Sabato 17 ottobre una cinquantina di persone hanno manifestato con striscioni, banchetti e materiali di controinformazione di fronte alla base statunitense di Aviano. Il presidio antimilitarista era stato indetto dal Comitato Aviano 2000. Riportiamo il volantino di convocazione della manifestazione:

"No all'intervento militare in Kosovo!

Chi potrebbe dimenticare la presenza di un aereo militare serbo alla parata acrobatrica "Ali su Aviano" alla luce di quanto sta succedendo oggi nel Kosovo? Allora, l'apparato militare americano voleva convincerci che la presenza del "nemico" a tale manifestazione fosse una dimostrazione dell'avvenuta pacificazione dopo gli accordi di Dayton. In realtà, con quella operazione di bassa propaganda militarista si voleva spacciare per pace una "pace armata" che legittimava la pulizia etnica e gli stati nazionalisti. Allora, per ottenere quella finta pace, la NATO intervenne con una "missione umanitaria" a base di proiettili ad uranio impoverito (già collaudati durante la guerra del golfo). Oggi, a distanza di pochi anni da Dayton e dalle rassicurazioni degli sbirri internazionali, la situazione nei balcani è riesplosa con il riproporsi di un nuovo conflitto in Kosovo e questi popoli rischiano di subire un altro "intervento umanitario".

Come può definirsi umanitario un intervento militare che ha come unico effetto quello di distruggere e uccidere? Il richiamo ai diritti umani a giustificazione della necessità di questo intervento è falso perché fatto da quegli stessi Stati che appoggiano la Turchia (paese della NATO) nello sterminio dei kurdi o Israele nell'oppressione dei palestinesi.

Le guerre hanno come unico obiettivo il dominio politico ed economico sugli oppressi e questa guerra non è diversa. Essa è utile non solo ai nazionalisti e ai "signori della guerra" locali ma anche ai gruppi di potere internazionali (motivo di interesse in Kosovo sono le miniere, le raffinerie e le fabbriche): l'Italia, attraverso la STET ha partecipato alle privatizzazioni in Serbia versando 900 miliardi nelle casse del governo di Belgrado nel momento in cui covava l'esplosione del conflitto in Kosovo, soldi che di sicuro sono serviti a coprire le spese delle azioni militari delle autorità serbe in quella zona. Contemporaneamente gli Stati Uniti ed altri paesi della NATO armavano e favorivano di fatto l'UCK (l'Esercito di Liberazione del Kosovo) con il fine di indebolire la Serbia ed estendere il proprio dominio nell'area balcanica.

Il governo italiano di centro-sinistra concede le basi militari alla NATO e rinvia al parlamento - sapendo che il Polo voterà a favore - un possibile coinvolgimento dell'Italia nell'intervento armato in Kosovo, dimostrando così la sua subalternità alle scelte di politica estera degli Stati Uniti.

Per noi che continuiamo a ritenere il nazionalismo uno strumento di oppressione dei popoli, le vittime della violenza del potere sono tutte uguali: come non possiamo tacere di fronte alle pratiche di pulizia etnica e di terra bruciata messe in atto dalle forze di sicurezza serbe, altrettanto facciamo nei confronti degli assassinii in nome della grande Albania.

Solo l'unione degli sfruttati serbi ed albanesi può rappresentare la via d'uscita dai massacri del nazionalismo: è questa una strada lunga e sicuramente difficile ma che possiamo contribuire a costruire denunciando, sabotando ed impedendo le iniziative bellicistiche delle forze armate della NATO nei balcani.


Pisa: Corteo contro il razzismo
Sabato 17 ottobre a Pisa circa centocinquanta persone hanno partecipato ad una manifestazione per chiedere la chiusura dei campi lager e la fine dei rastrellamenti e delle deportazioni degli immigrati.

Nelle ultime settimane il clima per chi non ha la pelle bianca si è fatto sempre più pesante a Pisa: tre rastrellamenti in quattro giorni al campo nomadi ed una vera e propria caccia al diverso in città, operazioni di "pulizia etnica" spacciate per lotta alla criminalità.

Un cartello formato da: Associazione antirazzista 3 febbraio, Collettivo femminista Towanda, Socialismo Rivoluzionario, Comunità Senegalese, C.A.O.S. Macchia Nera ed Anarchici Caotici ha promosso il corteo che è sfilato per le strade del centro scandendo slogan contro la politica governativa ed a favore della libertà di soggiorno per tutti e tutte.

Significativa la presenza di una folta delegazione di senegalesi che ha partecipato attivamente al corteo ed alla assemblea finale a microfono aperto davanti al Comune, dove contemporaneamente si stava svolgendo la squallida farsa delle "elezioni primarie" organizzata dagli ulivi cittadini che, al pari di altre forze di "sinistra", ha pensato bene di non partecipare ad una iniziativa rischiosa per la propria campagna elettorale.
(Caotico Info - Pisa)


Locarno: occupato il McDonald's
Venerdì 16 settembre in occasione della giornata mondiale anti mcdonald's una cinquantina di studenti del liceo di Locarno che fanno parte del Kollettivo studentesco ed una quindicina di compagni del csoa il Molino di Lugano hanno occupato la sede della multinazionale del fast food in pieno centro locarnese e distribuito volantini ai passanti.

Alla presenza di stampa e televisione il gruppo é entrato nell'esercizio e dopo essersi seduto ai tavoli ha estratto ortaggi freschi ed ha avuto avvio uno spuntino " al naturale".

Con grande soddisfazione degli insoliti "clienti" il locale si é svuotato rapidamente.

Nel frattempo interveniva il gerente della topaia alimentare che con toni tipicamente mafiosi intimava agli occupanti di abbandonare il locale " sennò riceverete dei problemi ...".

Naturalmente l'invito é stato respinto .

Un assistente di quest'ultimo ha scattato fotografie dei presenti.

Bene ora non ci resta che "ricevere dei problemi ... ".

Prego signori sfruttatori e saccheggiatori dell'ecosistema fatevi avanti
...(Kollettivo studentesco liceo di Locarno csoa il Molino - Lugano)



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