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Da "Umanità Nova" n. 33 del 1/11/98
Non siamo pericolosi, siamo in pericolo! E' questo lo slogan lanciato dagli immigrati belgi dopo la morte di Semira Adamu, soffocata con un "legale" cuscino dalla polizia belga che la stava deportando nel suo paese. E' contro questo pericolo che non solo gli immigrati, ma tutte le persone libere, corrono negli stati europei che sono sempre di più stati di polizia, che sabato 24 a migliaia abbiamo manifestato nelle piazze europee: a Bruxelles, Caserta, Catania, Francavilla Fontana, Milano, Napoli, Palermo, Parigi, Roma, Torino, Trieste, Ventimiglia, Vada (Livorno), e sicuramente l'elenco sarà incompleto. Le manifestazioni sono state l'inizio di un di un percorso di opposizione all'apertura dei campi-lager , per una piena realizzazione dei diritti di cittadinanza, per una riforma del diritto d'asilo e per un'immediata sanatoria generalizzata. A Milano le manifestazioni sono iniziate la mattina con l'occupazione, promossa dall'Associazione Ya Basta e dal Centro Sociale Leoncavallo, del centro di Via Corelli. Il Centro era stato aperto per la prima volta nel 1990 come centro di prima accoglienza per gli immigrati regolari. Sgomberato più volte nel corso degli anni, era stata abbattuto nel 1995. Nel marzo 1998, con l'entrata in vigore della nuova legge sull'emigrazione, Milano era stata scelta come uno dei luoghi dove costruire "centri di permanenza temporanea", eufemistico nome di veri e propri carceri per persone che non hanno commesso alcun reato se non quello di cercare una vita migliore a quella che potevano ottenere nel paese in cui sono nati.
Milano In Lombardia sono in costruzione 4 centri (Via Corelli, V.le Suzzani, Monza, Malpensa). Nell'agosto 1998 vengono innalzate le prime cancellate in Via Corelli: alte vari metri ricordano lo zoo che a Milano è stato chiuso da anni. Ma del resto è questa l'accoglienza che Milano, città europea, ritiene adatta per i fratelli originari di altre nazioni. Il "centro" è formato da containers di metallo uno in fila all'altro, senza finestre, ma solo con oblò apribili dall'esterno, il tutto circondato da altissimi pali metallici, fari per illuminare a giorno in continuazione tutta l'area Dopo l'occupazione avvenuta in mattinata nel pomeriggio una manifestazione di più di mille persone promossa dalle associazioni degli immigrati, centri sociali, Socialismo Rivoluzionario, anarchici, ecc. ha attraversato le vie di Milano, toccando la Prefettura e la sede (super presidiata) della linea area belga (Sabena) Molte le compagne presenti che hanno sfilato caratterizzate da slogan scritti su cuscini, ricordando Semira, contro lo Stato ed il patriarcato. L'assassinio di Semira, diceva il comunicato del coordinamento donne,"ci dice ancora una volta, che la società che i governi e gli Stati europei vogliono costruire è una società capitalista, razzista, maschilista e patriarcale dove gli unici con diritto di circolazione sono i capitali finanziari, non le persone, tanto meno le donne." Red MI
Trieste In occasione della giornata europea in ricordo di Semira Adamu e per la chiusura dei centri-lager il melting dei centri sociali del nord-est (quelli filo Cacciari per intendersi) ha organizzato un corteo qui a Trieste dove sorge uno di questi centri. Alla partenza davanti alla stazione si nota subito la folta presenza da fuori città. In tutto il corteo era composto da circa mille persone (e non le duemila sparate da quasi tutti i giornali) di cui meno di duecento della città (da ciò si denota la difficoltà di far partire a Trieste un seppur minimo discorso su questi temi). Davanti i centri sociali promotori schierati con tute bianche, caschi sottobraccio e scudi di plastica con la scritta "Semira vive". Dietro si notavano gli spezzoni della rete antirazzista, dell'associazione "3 febbraio" e in coda quello di Rifondazione. In mezzo vari striscioni di gruppi più piccoli (tra cui il centro sociale di area libertaria "Tonita" di Chioggia) e altre associazioni. Una nota positiva era l'alto numero di immigrati, più di un centinaio, molto festosi e partecipi. Purtroppo scarsa la presenza anarchica limitata ad una dozzina di compagni/e, a paio di bandiere, alla vendita di Germinal e Umanità Nova e alla massiccia diffusione di un volantino (riportato qui sotto) sia al corteo che alla gente ai due lati della strada. Tra l'altro, episodio simpatico, mentre un compagno volantinava un immigrato dopo aver letto il titolo ne ha presi un plico e ha iniziato a distribuirli. Alla fine il corteo si concludeva all'entrata del porto dove è situato il centro-lager. Come da accordi presi dagli autonomi i giorni precedenti sarebbe dovuta entrare una delegazione composta da alcuni politici (tra cui Fulvio Camerini dell'Ulivo) e alcuni autonomi. A questo punto pare che anche alcune decine di altri autonomi volessero entrare ed è scoppiato il putiferio: botte da orbi fra i cordoni degli autonomi muniti di caschi e scudi e la celere di Padova, lanci di pietre, bottiglie e fumogeni contro gli sbirri da parte degli altri manifestanti al grido di "assassini". Ad un certo punto viene tirato pure un lacrimogeno (cosa che non succedeva da vent'anni qui a Trieste) e subito dopo interviene da un altro lato un altro gruppone di celerini che chiude in una morsa gli autonomi. A questo punto i cordoni cedono e la polizia carica spartendo manganellate a destra e a manca, poi torna la "calma" e arrivano la autoambulanze. Bilancio degli scontri una decina di manifestanti feriti abbastanza gravemente (uno di Palmanova in prognosi riservata) e quattro sbirri con ferite varie. A questi vanno aggiunti almeno una ventina di manifestanti feriti più lievemente tra cui due compagni anarchici: uno (minorenne) è stato raggiunto da una manganellata in schiena mentre faceva delle foto mentre un compagno della FAI nella calca seguita alla carica della celere ha riportato la rottura di un dente e contusioni al labbro e al ginocchio, oltre alla rottura degli occhiali (per fortuna niente di grave). Alla fine la delegazione che era riuscita ad entrare esce fra gli applausi (non di tutti però). Bisogna dire che apparentemente i centri sociali del nord-est hanno ritirato fuori il loro volto più "cattivo" e movimentista. C'è però da dire che anche questi scontri (voluti o meno) erano all'interno del discorso filo-istituzionale che da tempo questi centri sociali portano avanti. Infatti i giorni precedenti la manifestazione avevano lanciato un appello alla società civile ad aderire alla manifestazione, ed infatti c'erano prosindaci, senatori, sindacalisti della triplice e via discorrendo. Il sospetto è che anche con gli scontri questi autonomi (ma è ancora corretto chiamarli così?) vogliano continuare a giocare su due piani: politicamente sempre più accomodanti nei riguardi delle istituzioni e dall'altro sempre pronti a scontrarsi in piazza. Ma per chi scrive le due cose non stanno assieme: o si costruiscono conflitti sociali fuori e contro i palazzi del potere oppure ci si accoda al potere finendo per diventarne un pezzetto, anche se alternativo, anche se estremista. E in questo contesto anche gli scontri di sabato perdono di valore, nonostante che chi ha preso le botte lo abbia fatto in buona fede. Per quanto riguarda noi anarchici ritengo che anche in queste occasioni la nostra presenza sia utile, sia per diffondere le nostre idee sia per comunicare con gente che partecipa a queste iniziative senza una posizione precisa (e a Trieste erano la maggioranza). Ed inoltre per il semplice fatto che era un occasione per portare la nostra solidarietà agli immigrati e dove c'è da dare la solidarietà ad altri oppressi dovremmo essere sempre in prima fila, senza farci strumentalizzare, partecipando alle lotte e costruendo noi stessi mobilitazioni. I compagni che erano in piazza c'erano per questo (e non per portare acqua al mulino dell'autonomia) e ci saranno ancora, anche se può costare qualche dente. Un compagno che c'era
Torino Sabato 24 ottobre a Torino si è svolta una manifestazione contro l'apertura di un centro di raccolta per gli immigrati illegali, uno dei lager che il governo dell'Ulivo va preparando. I comitati spontanei che si vanno mobilitando contro gli immigrati si erano premurati di organizzare una manifestazione nello stesso luogo ed alla stessa ora. Dopo che gli "spontanei" avevano rinunciato alla prova di forza è avvenuto che la polizia circondasse la zona in forza. La mobilitazione ha, comunque, visto la presenza di diverse centinaia di compagni. La Federazione Anarchica Torinese, una delle forze che ha organizzato l'iniziativa, ha distribuito un volantino del quale riportiamo alcune parti: "Dell'immigrazione, del razzismo e della critica radicale dell'esistente. Se i difensori dell'attuale ordine sociale avessero un minimo di onestà intellettuale dovrebbero guardare con grande compiacimento all'immigrazione. Gli immigrati, infatti, sono straordinariamente produttivi in un universo sociale che vede nella produttività l'unico criterio di valutazione dei diversi individui e segmenti sociali. Gli immigrati producono: - ricchezza per il sistema delle imprese che può imporre loro condizioni ai limiti della sopportabilità; - guadagni indecenti per chi affitta loro le case degradate e sovraffollate a condizioni indegne; - profitti per l'economia illegale e paralegale, quella che vede una borghesia criminale, poco importa se italiana o straniera, accumulare capitali che verranno riciclati in quella legale, - occasioni di lavoro e carriera per poliziotti, carcerieri, giudici, avvocati, assistenti sociali e, comunque, membri dell'apparato del controllo sociale; - possibilità di affermazione per politicanti razzisti e populisti che trovano nella lotta per la difesa della legge e dell'ordine la giustificazione per carriere che sarebbero, altrimenti, loro negate; - un campo di lavoro e di ricerca per giornalisti, sociologi, accademici, preti, tuttologi, amici del popolo. Sappiamo, però. che la gratitudine non è di questo mondo e che la produttività superiore alla media degli immigrati deriva, appunto, dalla negazione dei loro diritti e dalle campagne che li presentano come un pericolo o, almeno, come un problema sociale. Si tratta, allora, di rovesciare il punto di vista dominante e di fare della lotta per la parità dei diritti degli immigrati nei confronti degli italiani un punto di partenza per attaccare l'attuale gerarchia sociale, i vincoli del ricatto e della paura che legano le classi subalterne italiane a quelle dominanti. In estrema sintesi: l'emancipazione degli immigrati rispetto all'attuale condizione alla quale li condannano, in forme diverse, destra e sinistra è una condizione per la comune emancipazione dei lavoratori, dei disoccupati, di coloro che questa società condanna alla marginalità." Red TO
Sicilia Anche la Sicilia si è mobilitata per la giornata internazionale contro il razzismo strisciante e per la chiusura dei centri di accoglienza, contro la clandestinizzazione degli immigranti e per la loro regolarizzazione alla stregua di cittadini. A Catania, Ragusa e Palermo hanno manifestato diverse centinaia di persone, chi davanti ai "lager" predisposti per il primo contenimento, chi davanti alla Prefettura. Nel capoluogo isolano, eravamo almeno una settantina tra anarchici, rifondaroli "ortodossi", militanti di Socialismo Rivoluzionario, attivi dell'associazione "Controvoci", esponenti della Rete antirazzizsta e un nutrito numero di extracomunitari del Centro Santa Chiara (oltre al segretario provinciale dei Popolari...). Nel ricordo di Semira, ma anche nella memoria gli scontri di questa estate e la morte di un marocchino, le parole d'ordine erano sostanzialmente due: "Siamo tutti clandestini" e "Nostra patria è il mondo intero". Nota positiva: il prosieguo di incontri con gli extracomunitari per pervenire ad un più stretto coordinamento di iniziative e di istanze da far penetrare negli ambiti sociali, prima di sottoporli all'attenzione delle autorità istituzionali. Tra gli obiettivi, la revisione del diritto di asilo non solo per i profughi di guerra, ma per tutti coloro che fuggono da situazioni pericolose a livello collettivo e da condizioni di nera miseria. (Attualmente il diritto di asilo è concesso individualmente sol a profughi provenienti da territori in cui è accertato esserci un conflitto militare e un pericolo serio "ad personam"). S.V.
Pietrabruna Sabato 24 nell'ambito della giornata di impegno contro la segregazione degli immigrati nei vari campi di detenzione sparpagliati un po' per tutto il paese, un centinaio di compagni di varie realtà antagoniste (i centri sociali genovesi Terra di Nessuno e Zapata, La Talpa e l'Orologio di Imperia, ma anche tanti altri compagni di varia connotazione politica: dall'area libertaria a R.C.) si è recato presso il centro "d'accoglienza" di Pietrabruno nei pressi di Imperia. Questo campo "ospita" attualmente circa settanta esuli curdi, ma solo nell'ultimo anno vi sono transitate circa 1.000 persone dirette verso il centro-europa, prevalentemente la Germania. Il campo, le cui condizioni ordinarie sono facilmente immaginabili, è stato frettolosamente "rinfrescato" proprio in previsione della visita dei compagni. L'iniziativa che è culminata con un'assemblea tra i compagni e gli immigrati ha prodotto alcuni risultati non disprezzabili: il probabile futuro libero accesso al campo per poterne controllare costantemente le condizioni di vivibilità e l'emersione del problema dei profughi in una realtà non certo propensa alle aperture sociali come è quella del ponente ligure. Come anarchici genovesi, sebbene non si sia stati parte attiva in questa iniziativa, abbiamo un impegno particolare proprio in relazione alla questione curda: insieme ai compagni del Terra di Nessuno abbiamo iniziato un percorso che partendo dalla vendita della fabbrica Piaggio ai turchi (e al prevedibile utilizzo della sua tecnologia ad uso bellico proprio in funzione della repressione dei curdi) e si è articolato e si articolerà in varie iniziative, non ultima la conferenza di Jasim Tawfik Mustafa (Curdi: Il dramma di un popolo e la comunità internazionale) di mercoledì 28 ottobre presso la Biblioteca Libertaria F.Ferrer di Genova. guba
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