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Da "Umanità Nova" n. 34 del 8/11/98

Trieste 24 settembre
Chi rappresenta chi?

Come la patologia di guerra ci insegna, spesso chi vive l'esperienza del fronte subisce un tale schock psicologico che può comportare gravi perdite di memoria e crisi di identità, talvolta anche irreversibili.

Questo è quello che è accaduto al portavoce del Melting dei centri sociali del Nord Est vigliaccamente percosso dalle forze dell'ordine durante gli scontri avvenuti davanti all'entrata della zona del porto di Trieste dove è situato uno dei più infami kampi di "accoglienza" per gli immigrati clandestini.

Erano infatti trascorse appena 48 ore dal pestaggio, che il poveretto - di cui per rispetto della privacy non facciamo il nome - si precipitava a Roma, sotto scorta della polizia, per incontrarsi in Viminale con la neo-ministra dell'Interno, Rosa Russo Jervolino.

La sunnominata signora mossa a compassione dal caso dava, molto cristianamente, ragione al malcapitato e gli prometteva la prossima chiusura del kampo di Trieste e un'indagine sul comportamento dei suoi troppo zelanti dipedenti e funzionari di polizia.

Il portavoce dell'ex-Autonomia veneta tornava quindi a casa senz'altro più tranquillo e contento, tanto da convocare una conferenza - stampa per raccontare la presunta vittoria conseguita; il quotidiano "Il manifesto", da parte sua, contribuiva a rasserenare gli animi dedicando la sua prima pagina a "La pantera rosa".

Intanto anche la ministra agli affari sociali Livia Turco, di cui il nostro amico è consulente, e altri stimati personaggi politici tra cui Cacciari e Bertinotti telefonavano per accertarsi delle condizioni di salute ed esprimere la loro solidarietà al leader traumatizzato dei centri sociali.

Purtroppo bastava un giorno per tornare alla dura realtà dei fatti e la Jervolino annunciava sì il superamento della politica dei kampi per immigrati, ma solo per sostituirla con la blindatura dell'Albania ad opera di ulteriori contingenti di polizia italiana.

Il tutto deciso dal governo europeista di D'Alema, ovviamente, per il bene degli aspiranti clandestini, dato che "prevenire è meglio che reprimere". Rosa Russo Jervolino si autonominava così anche Ministro degli Interni dell'Albania (un tempo si sarebbe detto Governatore), con l'obiettivo di fare di questo sfortunato paese un immenso kampo di permanenza obbligata.

A questo punto siamo curiosi di sapere cosa ne penserà il senatore dell'Ulivo Camerini che, dopo aver disciplinatamente votato la legge con cui il governo Prodi pochi mesi fa ha istituito i "centri di permanenza temporanea", sabato 24 otobre era disinvoltamente in prima fila alla manifestazione antirazzista di Trieste, trattando con la polizia assieme al noto portavoce e facendo parte della delegazione che ha "scoperto" le inumane condizioni di vita esistenti dentro il kampo del Porto Vecchio.

Pare invece che al portavoce post-autonomo non sia ancora stato detto niente, perché ci rimarrebbe troppo male.

Solo pochi mesi fa ad una giornalista che gli chiedeva: "Scusi, lo Stato non era un nemico da abbattere?" lui aveva candidamente risposto: "No, è la parte avversa, con cui discutere".

KAS.



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