Da "Umanità Nova" n. 34 del 8/11/98
Come la patologia di guerra ci insegna, spesso chi vive l'esperienza del fronte
subisce un tale schock psicologico che può comportare gravi perdite di
memoria e crisi di identità, talvolta anche irreversibili.
Questo è quello che è accaduto al portavoce del Melting dei
centri sociali del Nord Est vigliaccamente percosso dalle forze dell'ordine
durante gli scontri avvenuti davanti all'entrata della zona del porto di
Trieste dove è situato uno dei più infami kampi di "accoglienza"
per gli immigrati clandestini.
Erano infatti trascorse appena 48 ore dal pestaggio, che il poveretto - di cui
per rispetto della privacy non facciamo il nome - si precipitava a Roma, sotto
scorta della polizia, per incontrarsi in Viminale con la neo-ministra
dell'Interno, Rosa Russo Jervolino.
La sunnominata signora mossa a compassione dal caso dava, molto cristianamente,
ragione al malcapitato e gli prometteva la prossima chiusura del kampo di
Trieste e un'indagine sul comportamento dei suoi troppo zelanti dipedenti e
funzionari di polizia.
Il portavoce dell'ex-Autonomia veneta tornava quindi a casa senz'altro
più tranquillo e contento, tanto da convocare una conferenza - stampa
per raccontare la presunta vittoria conseguita; il quotidiano "Il manifesto",
da parte sua, contribuiva a rasserenare gli animi dedicando la sua prima pagina
a "La pantera rosa".
Intanto anche la ministra agli affari sociali Livia Turco, di cui il nostro
amico è consulente, e altri stimati personaggi politici tra cui Cacciari
e Bertinotti telefonavano per accertarsi delle condizioni di salute ed
esprimere la loro solidarietà al leader traumatizzato dei centri
sociali.
Purtroppo bastava un giorno per tornare alla dura realtà dei fatti e la
Jervolino annunciava sì il superamento della politica dei kampi per
immigrati, ma solo per sostituirla con la blindatura dell'Albania ad opera di
ulteriori contingenti di polizia italiana.
Il tutto deciso dal governo europeista di D'Alema, ovviamente, per il bene
degli aspiranti clandestini, dato che "prevenire è meglio che
reprimere". Rosa Russo Jervolino si autonominava così anche Ministro
degli Interni dell'Albania (un tempo si sarebbe detto Governatore), con
l'obiettivo di fare di questo sfortunato paese un immenso kampo di permanenza
obbligata.
A questo punto siamo curiosi di sapere cosa ne penserà il senatore
dell'Ulivo Camerini che, dopo aver disciplinatamente votato la legge con cui il
governo Prodi pochi mesi fa ha istituito i "centri di permanenza temporanea",
sabato 24 otobre era disinvoltamente in prima fila alla manifestazione
antirazzista di Trieste, trattando con la polizia assieme al noto portavoce e
facendo parte della delegazione che ha "scoperto" le inumane condizioni di vita
esistenti dentro il kampo del Porto Vecchio.
Pare invece che al portavoce post-autonomo non sia ancora stato detto niente,
perché ci rimarrebbe troppo male.
Solo pochi mesi fa ad una giornalista che gli chiedeva: "Scusi, lo Stato non
era un nemico da abbattere?" lui aveva candidamente risposto: "No, è la
parte avversa, con cui discutere".
KAS.
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