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Da "Umanità Nova" n. 35 del 15/11/98
La lotta alla diversità ha trovato nel Decreto Dini (1995) e nel Decreto Prodi (1998) due validi sostegni giuridici: sia il primo che il secondo, infatti, partendo dall'ipotesi di un'emergenza immigrazione, fissano degli interventi mirati a reprimere e integrare la diversità all'interno di codici imposti dal potere economico e politico. Con il Decreto Dini si è provveduto a circoscrivere, sezionare e reprimere tutto ciò che potesse nuocere gravemente alla salute del potere: come un cattivo dottore, che intende estirpare una malattia, prescrive il medicinale più forte per ottenere una guarigione più veloce, così il governo Dini prima e quello Prodi ora, equiparando l'immigrato ad una ferita che viene aperta nella società, hanno sintetizzato nei loro decreti sull'immigrazione tutti quei sistemi di medicalizzazione rapida tali da impedire qualsiasi contagio.
Il Decreto Dini Quando il 18 novembre 1995 venne varato il decreto Dini, con la complicità di quelle forze politiche che hanno reso possibile anche il Decreto Prodi, ci dissero che "erano stati impressi al complesso delle disposizioni in materia di stranieri, spiccati caratteri di rispetto dell'uomo, destinatario delle necessarie garanzie costituzionali sia relativamente alle esigenze fondamentali dell'individuo (famiglia, salute, lavoro) sia relativamente alla tutela giurisdizionale dei provvedimenti sanzionatori". Era un modo molto educato ed infame per poter innanzitutto trasformare un uomo o una donna in lavoratore o lavoratrice, perché questo era ciò che faceva comodo agli imprenditori nostrali; ma soprattutto era la maniera più gentile possibile (almeno per il governo) per scatenare addosso agli immigrati il crescente senso di insicurezza che permeava la vita sociale, determinato dalla rottura degli equilibri per lungo tempo consolidati: il restringersi del Welfare, la drammatica situazione occupazionale, la distruzione del minimo di assistenza sanitaria, l'attacco alla sicurezza della pensione, dell'istruzione...insomma tutto quello che faceva parte non tanto della prima, della seconda...della diciottesima repubblica ma del compromesso socialdemocratico sul quale essa si era fondata nel dopoguerra. Sugli immigrati vennero sperimentati i nuovi attacchi dello stato e del capitale ai danni dei soggetti meno forti dal punto di vista contrattuale. Sugli immigrati, così come tutte le altre categorie per così dire protette, si è abbattuta la furia di coloro che avevano bisogno di manodopera a basso costo, e che trovarono nella politica del governo e dei sindacati confederali dei validi alleati (ricordiamo i contratti di formazione lavoro, le nascenti agenzie di lavoro interinale, i primi assaggi dei lavori socialmente utili). Ma non bastava: 6 tipi di espulsione sancivano di fatto l'uguaglianza straniero = delinquente: Espulsione come misura di sicurezza (art.7), Espulsione come misura di prevenzione (Art.7bis), Espulsione a richiesta di parte (Art.7ter), Provvedimento amministrativo di espulsione (Art.7quinquies), Norme generali sulle espulsioni (Art.7sexies), Mancata esibizione o soppressione del documento di identificazione (Art.7septies). L'Italia doveva dimostrare di saper chiudere la porta al sud del mondo: il Trattato di Schengen imponeva la costruzione della Fortezza Europa ed il nostro paese doveva mettersi al passo per compiere il "miracolo" dell'entrata nell'élite del vecchio continente. Si faceva perfino richiesta a quei pochi che riuscivano ad entrare di "una idonea certificazione comprovante l'assenza di patologie pregiudizievoli per la salute pubblica"; si espellevano gli indesiderati ai quali si vietava di far rientro nel nostro, come negli altri Paesi firmatari del Trattato di Schengen, per almeno 7 anni. Questo soltanto per rimanere in superficie del decreto che ha fatto successivamente da base per il Decreto Prodi..
Il Decreto Prodi Nel frattempo il buon Prodi ci ha tenuto compagnia: con la legge del 6 marzo 1998 il governo di centrosinistra, grazie alla complicità determinante di Rifondazione Comunista, ha varato la nuova legge sull'immigrazione. Essa è composta da 49 articoli suddivisi in 7 titoli: soffermiamoci sugli aspetti più eclatanti. Nel secondo titolo viene affrontato il problema dell'ingresso, il soggiorno e l'allontanamento dal territorio dello Stato. Con la nuova legge vengono istituiti due diversi tipi di documenti che vanno a rinnovare il vecchio Decreto Dini: il "Permesso di soggiorno" che si riferisce alle diverse ipotesi di entrata nel territorio italiano (affari, turismo, visite, lavoro stagionale, studio e formazione, lavoro autonomo e subordinato) e la "Carta di soggiorno", che viene rilasciata a tempo indeterminato soltanto allo straniero regolarmente soggiornante in Italia da almeno 5 anni, che dimostri di avere un reddito sufficiente per il sostentamento proprio e dei familiari purché non abbia commesso reati gravi. Con la Carta di Soggiorno si può uscire e rientrare nel territorio nazionale, si possono svolgere ogni "attività lecite", si può accedere ai servizi della pubblica amministrazione nonché (attenzione, attenzione!!), partecipare alla vita pubblica locale esercitando anche l'elettorato. Nel secondo titolo si prevede inoltre un "piano generale degli interventi per il potenziamento e il coordinamento dei controlli di frontiera": dal fatto che ancora oggi non sia stato trovato alcun colpevole, possiamo dedurre che per "controlli di frontiera" si intende anche lo speronamento da parte della "nostra gloriosa Marina militare" di navi cariche di profughi. "I clandestini", come recita un manifesto nazista attaccato in tutta Italia, "fuori dai confini": questo è il motto che deve aver ispirato il governo Prodi e Rifondazione Comunista. Viene prevista dalla nuova legge la reclusione fino a tre anni e una multa di 30 milioni per tutti coloro che favoriscono l'ingresso degli stranieri in maniera illegale (la sola per chi non ha a disposizione aerei privati per tranquilli incontri d'affari). L'espulsione amministrativa può avvenire o per disposizione del Ministero dell'interno per motivi di ordine pubblico e di sicurezza dello Stato (già previsti nel Decreto Dini), o per disposizione del Prefetto nei confronti di chi abbia "osato" entrare "liberamente", scusate, clandestinamente, nel territorio nazionale, di chi non abbia rinnovato il permesso di soggiorno o di chi risulti socialmente pericoloso: MA PER CHI? C'è però una "sostanziale novità" rispetto al decreto Dini: mentre prima infatti si parlava esclusivamente di espulsione e come abbiamo già detto erano ben 6 i tipi di espulsione previsti , nel Decreto Prodi, a testimonianza del grande contributo dato dalle sinistre alla sua elaborazione, si parla di "RESPINGIMENTO" ovvero l'espulsione mediante accompagnamento alla frontiera, e di "TRATTENIMENTO", ovvero l'internamento all'interno di "centri di permanenza temporanea". Disseminati in tutta Italia questi "centri di permanenza temporanea" altro non sono che Lager di Stato: quando non è possibile eseguire con immediatezza l'espulsione mediante accompagnamento alla frontiera (il respingimento), perché occorre procedere al soccorso dello straniero (lo fanno per lui!!!), ad accertamenti più specifici, all'acquisizione di documenti per il viaggio, o per l'indisponibilità di un mezzo di trasporto idoneo, lo straniero viene recluso nei centri per un periodo che va dai 20 ai 30 giorni. "Il campo - ha scritto Giorgio Agamben nel suo libro "Homo Sacer"- è lo spazio che si apre quando lo stato di eccezione diventa la regola...Se l'essenza del campo consiste nella materializzazione dello stato di eccezione e nella conseguente creazione di uno spazio in cui la nuda vita e la norma entrano in una soglia di indistinzione, dovremo ammettere che ci troviamo virtualmente in presenza di un campo ogni volta che viene creata una tale struttura, indipendentemente dall'entità dei crimini che vi sono commessi e qualunque ne siano la denominazione e la specifica topografia. Sarà un campo tanto lo stadio di Bari in cui nel 1991 la polizia italiana ammassò provvisoriamente gli immigrati clandestini albanesi...che il velodromo d'inverno in cui le autorità di Vichy raccolsero gli ebrei prima di consegnarli ai tedeschi; tanto il Konzentrationslager fur Auslander a Cottbus-Sielow in cui il governo di Weimar raccolse i profughi ebrei orientali, che le zones d'attente (gli italiani "Centri di permanenza temporanea", N.d.R.) negli aeroporti francesi, in cui vengono trattenuti gli stranieri che chiedono il riconoscimento dello statuto di rifugiato". Durante la reclusione nei centri di permanenza temporanea, ci assicura il Decreto Prodi, verrà assicurato il pieno rispetto della dignità dell'internato tant'è che il Questore avvalendosi della forza pubblica (il solito allegro e festoso "comitato di accoglienza") debba adottare efficaci misure di vigilanza affinché lo straniero non si allontani. Il Decreto Dini non aveva osato arrivare a tanto. Questa è soltanto una parte della nuova legge sull'immigrazione: disciplina del lavoro, modalità di ingresso in Italia per lavoro(subordinato, autonomo, stagionale), diritto all'unità familiare, tutela del minore, assistenza sanitaria, istruzione, inserimento sociale... sono tutti temi trattati dal Decreto Prodi. Tutti rispecchiano un dato fondamentale: la diversità invece di essere considerata per quello che è, e cioè un accessorio che arricchisce l'umanità dissolvendone l'uniformità funzionale all'immobilismo gerarchico, viene al contrario combattuta fin nei minimi particolari. Ma anche negli altri paesi del vecchio e poco accogliente continente, non si scherza. Malgrado la tanto sbandierata vittoria nei principali paesi europei delle forze socialdemocratiche, la situazione per gli immigrati continua a peggiorare. Le leggi speciali sull'immigrazione approvate da tutti gli Stati Europei, con la scusa di regolarizzare l'afflusso dei "barbari" provenienti dal sud del pianeta, si propongono diversi obiettivi: controllare e intimidire i lavoratori immigrati, affinare tecniche di intervento poliziesco che possono essere successivamente applicate all'intera società, scaricare sugli stranieri le tensioni create dalle sempre più precarie condizioni di vita degli sfruttati, militarizzare interi quartieri operai, combattere qualsiasi diversità. E l'Italia partecipa attivamente alla costruzione della Fortezza Europa: alla luce di quello che sta accadendo in questi giorni con la nuova sanatoria, che prevede la regolarizzazione di soltanto 38mila cittadini stranieri, appare evidente e del tutto normale che la linea dura sarà una delle prerogative anche del neonato Governo D'Alema. E' importante allora riprendere la mobilitazione che ha visto il movimento anarchico in prima fila nella lotta contro il Decreto Dini: a questa ennesima cospirazione nei confronti dell'umanità occorre contrapporre la solidarietà nella lotta comune contro l'oppressione e lo sfruttamento, in un progetto di liberazione sociale ed individuale, che sappia accomunare gli sfruttati di tutti i paesi. Dario
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