![]()
Da "Umanità Nova" n. 35 del 15/11/98
C'è un signore che ha scritto, tanti anni fa, un libro: "L'anno mille". Questo signore, che per la cronaca si chiama Henry Focillon, ha dimostrato che la tesi clericale per cui il mondo attendeva con ansia e paura la fine dello scorso millennio era in realtà un'invenzione cattolica, fatta a posteriori, per giustificare alcune affermazioni contenute ne "L'apocalisse" ("dopo 1000 anni Satana si libererà dalle catene.."). Lo ha dimostrato con un'affermazione semplicissima: "Tranne pochi preti e notai, nessuno, al mondo, sapeva in che anno si fosse". Oggi la maggior parte degli abitanti del pianeta sa in che anno si trova: il giorno 1 gennaio del 2000 d. C. è il 24 Ramadhaan 1420 A.H. del calendario arabo, il 23 Tevet 5760 del calendario ebraico, la data giuliana 2.451.545, il giorno 11 Nevoso 208 del calendario giacobino, il 20 dicembre 1999 del calendario Cotsworth, il 152.385 del calendario liliano, sarà il 92deg. giorno del 51deg. anno per chi misura il tempo dall'uscita della prima striscia di Tex Willer (30/9/48: "Il totem misterioso"), il 9 ok' dell'8 k'ank' secondo il principale calendario ciclico Maya. L'anno 2000 è anche il 1716 del calendario etiopico, il 1922 dell'era Saka (India), 2660 del calendario giapponese Kouki, l'anno buddista 2543, il MMDCCLIII (2753) ab Urbe condita (calendario latino), il 7493 dell'era di Alessandria (calendario copto). Insomma non si vede nessun motivo per cui per il giorno 1/1/2000 ci debbano essere aspettative particolari. Probabilmente è così in tutto il mondo, tranne che a Roma. A Roma, da qualche anno, è in corso una campagna di propaganda, organizzata, alimentata e finanziata dal Comune per dimostrare che con il primo gennaio del 2000, grazie al giubileo, la città sarebbe stata rinnovata. Hanno cominciato dicendo che avrebbero fatto la linea "C" della metropolitana e per chi vive a Roma (o anche solo ne subisca il traffico) questo significa due ore al giorno di lavoro in meno e di vita in più. Hanno addirittura stanziato dei soldi, sulla carta ovviamente, per dimostrare che l'avrebbero fatta. Ora, chiunque conosca la storia delle metropolitane romane (2 linee costruite in 80 anni durante i quali ci sono sempre stati cantieri o progetti attivi) sapeva benissimo che realizzare una linea in tre anni sarebbe stato impossibile. Ma la pubblicità, si sa, ha le sue regole: gli spot con false casalinghe in abito da sera che passano lo straccio inducono le vere casalinghe a comprare lo straccio, non potendosi permettere l'abito da sera. Così è stato per la metro "C": il progetto è costato 18 miliardi e non si farà perché irrealizzabile nei tempi previsti, i 1.500 miliardi stanziati rimangono e, soprattutto, rimangono le mani libere e l'assenza di vincoli concessi per farla in fretta. E' nato però il problema di spostare l'attenzione pubblicitaria nei confronti di qualche altra "opera simbolo" del giubileo. Visto che la metropolitana va sottoterra e risolve i problemi del traffico, l'attenzione pubblicitaria è stata spostata sul "sottopasso", garantendo così una continuità nell'immaginario sociale. Il "sottopasso" è in realtà un sottopassaggio per le auto che avrebbe dovuto essere costruito sotto Castel Sant'Angelo, in un trafficatissimo punto del Lungotevere, dove la strada diventa ad una corsia per la presenza del fiume e del castello, e dove, a causa dell'incrocio nello stesso punto con la via percorsa dai pellegrini per andare alle udienze papali, si levano le più alte bestemmie degli automobilisti romani. Il nome "sottopasso" non è stato scelto a caso, nell'immaginario dei romani evoca il "passetto", percorso coperto tra S. Pietro e Castel Sant'Angelo utilizzato dai papi in fuga. Come operazione di marketing era perfetta: si spostavano le aspettative dalla metro al "sottopasso" e, in più, se ne attribuiva, anche se in modo subliminale, il merito al papa. Era stato fatto un progetto, costato 5 miliardi, che prevedeva la realizzazione di una galleria di un chilometro e mezzo a 7 metri di profondità. Senza eseguire alcuna verifica sulla fattibilità del progetto, sono stati stanziati per realizzarlo 130 miliardi e, con una gara pubblica, è stato dato l'appalto alla Astaldi di Carlo Cicolani. La sovraintendenza archeologica di Roma ha allora avvertito il Comune che era meglio fare qualche verifica per evitare che il castello potesse crollare, visto che gli avrebbero fatto passare un tunnel nelle fondamenta. Nell'estate del '97 hanno fatto degli scavi e dei carotaggi ed hanno scoperto che, incredibilmente, Castel Sant'Angelo non poggiava sul fagiolo magico, ma su più banali fondamenta che ne hanno impedito il crollo negli ultimi 1800 anni (la struttura originaria fu realizzata dall'ateo Adriano, degli Antonini) e che, addirittura le fondamenta erano abbastanza profonde da avergli evitato l'erosione da parte del Tevere che scorre lì davanti. Visto che nel novembre del '97 si sarebbero tenute a Roma le elezioni per il sindaco, hanno cominciato tutti a far finta che niente fosse successo. Si sono tirate fuori le proposte più strampalate (facciamo la galleria a 17 metri di profondità, facciamola dall'altro lato del Tevere, facciamo un sottopassaggio pedonale, abbattiamo Castel Sant'Angelo ed altre) con l'intesa che se ne sarebbe riparlato ad elezioni avvenute. Così è stato, e una volta rieletto sindaco Rutelli, il progetto è stato abbandonato. Su questo appalto da 130 miliardi la corte dei conti ha citato in giudizio i pubblici amministratori e così Rutelli si è trovato, in pochi anni, a passare dalla denuncia della fame nel mondo all'essere denunciato per aver soddisfatto gli appetiti dei palazzinari romani. Rimanevano oltretutto aperti due problemi: il primo era che l'Astaldi aveva chiesto 50 miliardi di danni per i mancati utili dell'appalto; il secondo era che bisognava inventare qualche altra opera simbolo da propinare ai romani. Per sapere come sono stati risolti questi problemi dovete prima sapere che tra le altre opere previste nella zona è in corso di realizzazione un parcheggio sul Gianicolo: 6 piani interrati, 185.000 metri cubi, 40.000 metri quadrati, capienza 100 pullman e 800 automobili. L'area su cui sorge il parcheggio era in parte territorio italiano, in parte territorio vaticano, ma la gestione è stata affidata alla Congregazione di propaganda fide (istituzione vaticana). Se siete tanto ingenui da pensare che un parcheggio se lo paghi che lo ha avuto in gestione, chi riscuoterà i pedaggi, chi incasserà gli utili del duty free costruito all'interno, chi ha avuto anche in regalo uno spostamento dei confini italiani, evidentemente non avete capito molto di come funziona il giubileo. Il parcheggio, dal costo preventivato di 80 miliardi, è stato finanziato per metà dai fondi del giubileo. I 40 miliardi sono stati assegnati direttamente alla Congregazione di propaganda fide, così come si fa con i fondi assegnati agli enti locali. La congregazione ha appaltato i lavori e, visto che l'area non fa parte dello stato italiano, la ditta che lavora lì non applica nessuna legge di tutela dei diritti sindacali o di sicurezza del lavoro. Da notare che l'area non è interna a Città del Vaticano, gode però dell'extraterritorialità grazie ai patti lateranensi insieme a molte altre aree ed edifici a Roma e provincia. Ai consulenti di immagine del comune di Roma è così venuta l'idea di costruire, a spese del comune, una rampa di servizio al parcheggio dal lungotevere, 44 miliardi, 350 metri interrati e di chiamarla "sottopassino", anche se con il "sottopasso" non c'entra nulla. La galleria si sarebbe integrata alle altre opere di servizio al parcheggio pagate con i fondi giubilari: le rampe di accesso al parcheggio, costate 14 miliardi ed il raddoppio della galleria P. Amedeo, imposto dal parcheggio, costato 68 miliardi. Si otteneva così diversi scopi, si faceva un altro favore al papa, si seguitava a prendere in giro la città e si riusciva anche a dare qualche soldo ai principi Torlonia (nobiltà nera romana), proprietari di alcuni terreni sovrastanti le gallerie e che riceveranno qualche miliardino per indennizzarli del disturbo (quale?). Rimaneva aperto il problema dei danni richiesti dalla Astaldi, ma questo è stato facile risolverlo. I lavori sono stati assegnati, senza gara d'appalto, all'Impregilo di Franco Carraro (proprio lui, ve lo ricordate? il milanista, socialista, ex sindaco di Roma) che, bontà sua, ne ha girati una parte all'Astaldi che ha così ritirato la richiesta dei danni. Tutto è bene quel che finisce bene? No, o per lo meno non del tutto. Uno degli aspetti più spinosi riguarda il traffico: dall'apertura dei cantieri Roma è stata paralizzata, più del solito, dai lavori in corso. Consueto effetto annuncio del Comune: affidiamo all'ex generale Franco Angioni (si, quello del Libano) il coordinamento dei lavori per il giubileo, facendogli presiedere l'ufficio centrale temporaneo e l'ufficio speciale cantieri. Ovviamente nulla è cambiato. Angioni quattro mesi dopo, probabilmente per evitare ulteriori figuracce, ha addirittura dichiarato: "Io non mi occupo di queste cose". Il governo, per ricompensarlo, lo aveva già nominato coordinatore degli interventi in Albania. Aldilà della constatazione di come Angioni sappia vendere bene la propria immagine, vorrei sapere quanto ha preso di stipendio per non occuparsi di queste cose. Una volta chiusi i cantieri il problema traffico non sarà affatto risolto, a meno che non pensiate che i pullman arrivino fin lì volando. L'altro problema sono i tempi di realizzazione: molto difficilmente riusciranno a completare i lavori in tempo per l'anno santo. L'accelerazione dei tempi sta, come fu per i mondiali di calcio, mietendo vittime tra gli operai addetti ai cantieri. L'autista di una betoniera è morto, per questo motivo, il mese scorso. Insomma. nonostante la pubblicità a favore dell'utilità del giubileo, sempre più sfacciata ed inconsistente, a Roma si attende il 2000 con comprensibile preoccupazione, non si tratta di ansie da fine millennio, né di timori dovuti alla lettura dell'apocalisse, é, più banalmente, incredulità per i miracoli (e che siamo pellegrini noi?). Francesco Fricche
|