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Da "Umanità Nova" n. 36 del 22/11/98
Una delle chiavi di volta della formazione del governo D'Alema, sottaciuta
dalla grande stampa e forse per questo più rilevante, é
l'applicazione degli accordi politici circa il finanziamento statale alle
scuole cattoliche. Umanità Nova, in questo periodo é ritornata
più volte sull'argomento sia per un sano anticlericalismo senza
sfumature (di cui andiamo orgogliosi) sia per un sano anarchismo anche questo
senza sfumature.
La critica delle strategie di dominio, la denuncia degli accordi di potere, lo
svelamento degli intrighi di palazzo é prassi quotidiana di una politica
antigovernativa ed antistatale che trova nell'anarchismo il suo naturale alveo
strategico.
L'accordo politico fra "sinistra" e Vaticano risale ai viaggi in pullman del
professor Prodi. La costruzione del cartello elettorale dell'Ulivo presupponeva
che le componenti cattoliche della coalizione (dal PPI fino ai Cristiano
Sociali oggi corrente dei Democratici di Sinistra) avessero garantito il placet
delle gerarchie vaticane. La merce di scambio erano i finanziamenti per il
giubileo, la conferma della tassa di religione e la definizione del
finanziamento statale alle scuole cattoliche. Nei protocolli vaticani vi erano
inserite anche altre questioni ma la resistenza dei prodi uomini della sinistra
le derubricò dall'ordine del giorno.
L'insediarsi del governo del prof. Romano Prodi (cattolico e quindi ossequiente
suddito di Santa Romana Chiesa) mise nero su bianco 6.500 miliardi di
stanziamenti per il Giubileo ratificando sostanzialmente i provvedimenti in
preparazione da parte dei precedenti governi Berlusconi e Dini (anch'essi
cattolici con quel che ne segue). Sull'otto per mille vi furono nuove garanzie
dell'uso "umanitario" anche della parte riservata allo stato (con finanziamenti
a pioggia per Caritas e accoliti), vennero sbloccati dal prode Visco arretrati
(derivanti dal fatto che non vi é documentazione alcuna della quota
spettante al clero della tassa IRPEF) sull'otto per mille che hanno fatto
sì che il governo della sinistra abbia erogato 4.000 miliardi
all'Istituto per il Sostentamento del Clero (sotto l'egida della Conferenza
Episcopale Italiana). Sul finanziamento alle scuole cattoliche il percorso era
impervio perché ostacolato dall'articolo 33 della costituzione che
prevedeva esplicitamente che non vi fossero finanziamenti diretti da parte del
tesoro alle scuole private. Il mandato a Luigi Berliguer (anch'esso cattolico
con tutti i crismi di obbedienza del caso) esponente di punta del PDS,
segnò chiaramente la natura dell'accordo politico fra "sinistra" e
Vaticano.
Il prode Berlinguer iniziò la corsa ad ostacoli governativa seguendo la
linea già tracciata dal partito che nelle amministrazioni (comunali,
provinciali e regionali) dove da tempo esercitava funzioni di governo aveva
aggirato l'ostacolo costituzionale utilizzando un'altra normativa che parlava
di sostegno statale per garantire il diritto allo studio. In poche parole la
strategia governativa dell'Ulivo, oggi riconfermata dal governo D'Alema (con
tanto di sostegno del polista Pier Casini), prevede che se non si possono
pagare direttamente le scuole private si possa pagare le rette che chi vuole
iscriversi ad una scuola privata deve versare. Lo stanziamento di 1300 miliardi
varato dal gabinetto D'Alema in questi giorni é la copertura finanziaria
a quest'operazione per il 1998. La battaglia é stata dura:
all'insediarsi del leader maximo a Palazzo Chigi sono partite bordate di
mortaio dall'altra sponda del Tevere ad opera della gazzetta Vaticana
(l'Osservatore) e colpi di mitraglia dalle formazioni vescovili (l'Avvenire);
contemporaneamente si svolgevano scaramucce all'arma bianca nei corridoi del
transatlantico fra i repubblichini di Cossiga, i repubblicani di Maccanico, i
prodi comunisti di Cossutta. Provvidenziale l'intervento del pepsodent Oscav
Luigi Scalfavo che dopo strenua trattativa con l'inquilino che abita dall'altra
parte del Tevere riusciva a suggellare l'accordo presso il Quirinale con Carol
Woytila, Massimo D'Alema e Romano Prodi che si stringevano la mano. Così
il governo era fatto e la questione dei soldi alla scuola cattolica risolta.
Intanto Bertinotti fa della questione (dopo essere stato zitto per due anni) un
elemento di battaglia politica e di opposizione antigovernativa mobilitando
l'Unione degli Studenti (la quale non ha nulla da dire sull'insegnamento della
dottrina cattolica nella scuola pubblica), il Manifesto (con quella Rossanda
che giudica superato il tema clericale) e la sinistra sindacale della scuola.
Ben vengano le tardive riflessioni, sappiamo di aver a che fare con ondivaghi
compagni di strada e, quindi, non ci illudiamo che tanta onorata compagnia
porterà avanti con determinazione la battaglia anticlericale e,
ciò, tanto meno quando ci saranno assessorati da mettere in gioco,
finanziamenti per il volontariato da barattare, finanziamenti pubblici a
partiti e giornali da mettere sul piatto della bilancia, consulenze di ministri
da assumere. Abbiamo navigato fra derive ed approdi di ogni genere ed abbiamo
imparato che di necessità si deve fare virtù.
Ma la questione sulla scuola é tutt'altro che chiusa. Ben lo sanno le
gerarchie vaticane che oggi spingono a fondo la questione dei finanziamenti non
solo per voracia (essendo i 3.400 miliardi richiesti, più appetitosi
rispetto allo stipendio dei 40.000 insegnanti di religione a carico del
Ministero della Pubblica Istruzione) ma perché la loro azione
dottrinaria nella scuola pubblica viene, giorno dopo giorno, messa in
discussione dall'insubordinazione degli studenti e dei genitori. Nelle scuole
superiori si contano percentuali del 90% di studenti "non avvalentisi",
tradotto in italiano, di studenti che non vogliono sottostare e sostenere il
catechismo cattolico. Se ci ricordiamo le percentuali con le quali si era
iniziato questo nuovo ciclo nel 1985-86 con oltre l'80% di studenti che
frequentavano i corsi di religione possiamo ben vedere che ad onta della
superbia del potere, il lavoro paziente, capillare, di controinformazione e
propaganda può ancora risultare efficace alla sconfitta delle strategie
di dominazione. Certo é che se il movimento fosse capace, ad onta degli
opportunismi e dei tatticismi di ogni stagione, di passare dalla
controinformazione alle agitazioni di piazza il tempo per vedere il re nudo si
accorcerebbe notevolmente.
Walter Siri
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