Da "Umanità Nova" n. 36 del 22/11/98
Pochi mesi fa, proprio su questo giornale (vedi UN n del), avevamo anticipato
che dietro l'agguato ad una volante di polizia, avvenuto a Marghera nella notte
tra il 3 e il 4 settembre del '95, ci fosse una struttura paramilitare
semiclandestina, analoga alla cosiddetta "Banda della Uno Bianca" capeggiata
dai noti fratelli Savi.
Quella notte infatti, in seguito ad un controllo apparentemente casuale, una
autopattuglia della PS aveva fermato un'auto sospetta, i cui passeggeri avevano
immediatamente aperto il fuoco sui poliziotti mettendoli fuori combattimento e
ferendone gravemente uno, rimasto paralizzato per sempre.
In seguito a indagini "a senso unico" e sulla base delle testimonianze dei
poliziotti, puntualmente e con livore sostenuti dal SAP, erano stati arrestati
e rinviati a giudizio alcuni nomadi che, in sede processuale, sono stati
pienamente assolti.
La conferma delle nostre supposizioni è venuta prima del previsto, in
quanto, in seguito ad un nuovo ed inaspettato "pentimento", adesso sta venendo
alla luce una realtà ancor più inquietante.
Apprendiamo infatti dai giornali che le indagini ordinate dalla magistratura
veneziana hanno portato alla scoperta dei probabili responsabili della
sparatoria e che tre componenti del misterioso "commando" sono stati
arrestati.
Questi apparterrebbero ad un'organizzazione di estrema destra denominata
"Associazione legione Brenno" che conterebbe una quarantina di "legionari", tra
cui ben quattro carabinieri e un ex - appartenete alla Benemerita ricercato in
Svizzera per essere stato l'esecutore materiale del conflitto a fuoco, sparsi
tra Padova, Verona, Treviso, Trento, Brescia, Milano, Forlì e Imperia.
Questo gruppo, il cui nome si rifà non stranamente al leggendario capo
dei Galli e che si ispira al mito dei Templari, sarebbe nato nei primi anni
Novanta per sostenere le formazioni armate croate dell'Hos, ossia ,di quel
Partito del Diritto erede degli Ustascia filonazisti, ed il suo "secondo
livello" clandestino avrebbe arruolato e inviato mercenari italiani a
combattere contro i "comunisti" serbi prima in Croazia e poi in Bosnia,
trafficando in armi e in esplosivi da e per la Jugoslavia.
Come ogni struttura di questo tipo, anche la "Legione Brenno" aveva avviato
vari intrallazzi con la malavita nazionale, soprattutto per lo spaccio di
stupefacenti attuato attraverso una rete di propri uomini di fiducia ingaggiati
come personale della Security in numerose grosse discoteche del Nord.
Si è pure appreso che, negli ultimi tempi, per sfuggire alle indagini
gran parte della Legione si era trasferita nell'imperiese, riciclandosi come
guardia personale del sedicente re Giorgio del fantomatico "principato di
Seborga".
Sul movente dello spietato conflitto a fuoco di tre anni fa, si continua a
parlare di un carico d'armi a bordo dell'auto, ventilando anche l'ipotesi di un
possibile attentato al presidente Scalfaro in visita a Venezia in quei giorni;
ma su questo aspetto della vicenda si è, e non casualmente, più
lontani dalla verità e pesa maggiormente l'ombra di operazioni "coperte"
dei servizi segreti per cui c'è licenza di sparare ed uccidere, dato che
poi ci sarà chi addosserà la responsabilità agli zingari
di turno, lasciando liberi di espatriare i maggiori indiziati.
A pochi giorni di distanza, dalle prime notizie rese pubbliche sull'inchiesta
che ha portato alla luce l'esistenza di un livello paramilitare segreto della
"Legione Brenno", i giornali si sono scatenati in un'orgiastica danza di
presunte rivelazioni, veline, ipotesi e connessioni che francamente lasciano
perplessi quanto confusi.
Si è parlato del Petrolchimico come possibile obbiettivo dello strano
gruppo, si è ventialto un rapporto con il caso di Ilaria Alpi in quanto
il "pentito" avrebbe saputo la verità sull'assassinio della giornalista
in Somalia, si è scoperto un collegamento ideologico tra "Legione
Brenno" e gli 8 "patrioti" venetisti della Serenissima Armata, alimentando
così un complottismo spettacolare che appare del tutto funzionale a
confondere le idee e le acque su una trama destinata a rimanere occulta.
L'impressione che se ne ricava è che, fortuitamente, alcuni magistrati
si sono imbattuti in un qualcosa che rappresenta appena la punta di un iceberg
di dimensioni inimmaginate.
Selezioniamo quindi per i compagni e i lettori, solo alcuni aspetti della
vicenda emersi in questi giorni che sembrano meno incerti e più
interessanti.
Il primo è che alcuni dei "Legionari" provengono dagli stessi paesi dei
Serenissimi, quelli del campanile, ed in particolare da Casale di Scodosia e
che come questi hanno alle spalle analoghi percorsi politici dentro la Liga
Veneta; la cosa ha riempito di stupore i giornalisti, facendo loro scrivere che
quelli della "Legione Brenno" non erano fascisti ma secessionisti.
Tale distinzione appare però alquanto banale poiché, sia per
provenienza che per cultura, i "soldati" e gli "ideologi" del cosiddetto Veneto
Serenissimo Governo possono tranquillamente essere ritenuti dei nazionalisti di
estrema destra, con in più una parentela con un certo integralismo
cattolico. Inoltre, quelle zone interne tra le province di Padova, Vicenza e
Verona, da vari decenni sono teatro di operazioni che vedono un formicolare di
fascisti, servizi segreti, strutture coperte della NATO.
Secondo punto è che, durante le diverse guerre che si sono succedute in
ex - Jugoslavia negli ultimi anni, il Triveneto è stato crocevia per
traffici illegali d'armi e per il passaggio di mercenari italiani legati agli
ambienti fascisti; basti ricordare che già nel '91 la magistratura
veneziana aveva accertato l'esistenza di un traffico d'armi, per una cifra di
circa 50 milioni di dollari, a favore delle milizie croate ustascia.
Ultima considerazione riguarda il vero "complotto" che nessun organo dello
stato può mettere a nudo e di cui abbiamo sin troppi tasselli (Gladio,
P2, Falange Armata, Lupi Grigi, Uno Bianca, etc.), tra cui la Legione Brenno
appare solo l'ultimo in ordine di tempo; tutti risultano più o meno
organicamente collegati l'uno all'altro, ma manca ancora una capacità di
lettura in profondità che riesca a metterli insieme smascherandone il
contesto e le finalità ultime tanto da domandarsi su quanti livelli
nascosti può contare il potere e fin dove arrivi l'ingenuità
democratica di chi crede ancora alla riforma dei servizi segreti.
"Altra Informazione"
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