Da "Umanità Nova" n. 37 del 29/11/98
Torino, 20 novembre 1998 ore 9 In Piazza Arbarello gli studenti iniziano a riunirsi per la manifestazione contro il finanziamento alle scuole private, la nuova maturità ecc. Il clima è rilassato nonostante il 31 ottobre la polizia abbia caricato e bastonato un corteo studentesco sugli stessi contenuti. La prima differenza si vede più da ciò che manca che da ciò che c'è: l'UDS, il sindacato studentesco ulivastro, è ridotto dal punto di vista della consistenza numerica e soprattutto, come mi farà notare poi un compagno, si è squatterizzata dal punto di vista stilistico presentandosi con uno striscione sul quale la sigla è quasi invisibile e con un furgone che trasmette musiche adatte ai gusti del pubblico. È, quindi evidente, che le cariche del 31 ottobre e la visibile contiguità fra UDS e PS hanno spostato l'asse del movimento su di una più netta opposizione antigovernativa.
Digressione su di alcune caratteristiche del quadro politico nel quale si svolge la manifestazione Nel corso della settimana precedente il clima politico generale, per molti versi, si è modificato anche per quel che riguarda il rapporto fra istituzioni e movimenti: il Sottosegretario agli Interni, Alberto La Volpe, è giunto in città su mandato dell'ineffabile Ministro degli Interni Rosa Russo Jervolino ed ha incontrato preti, amministratori locali e, fra lo stupore del buon popolo, alcuni esponenti del Centro Sociale Gabrio sotto una tettoia del costruendo Centro di Raccolta per gli immigrati di Corso Brunelleschi contro il quale settori della sinistra sociale si stanno mobilitando. La scelta di un settore del movimento di incontrare il viceministro di polizia ha creato, per usare un eufemismo, qualche sconcerto. Siamo in tempi di riallineamento dell'estrema rispetto alla rifondata Rifondazione e c'è chi sospetta che la deriva istituzionale dei centri sociali del nord est stia trovando emulatori nel più roccioso nord ovest. Per la verità i militanti del Gabrio distribuiscono un giornale che afferma che molte delle dichiarazioni loro attribuite dalla stampa sono false e ribadiscono che sono andati all'incontro in quanto esponenti di un coordinamento antirazzista, lo stesso che si è mobilitato contro il Centro di Corso Brunelleschi, per chiarire al volpacchiotto che sono contrari ai lager per immigrati. Lasciando, per ora, da parte la riflessione sulle scelte dei centri sociali, è un fatto che il governo sembra intenzionato a non favorire un inasprimento della repressione.
Ancora sulla manifestazione La polizia non manca ma non stressa più che tanto. Il corteo è numeroso (si parla di oltre 10.000 persone), vivace, colorato. Nasce spontanea, soprattutto se si considera l'estensione nazionale del movimento ed esempi analoghi come quello francese, la solita, ahimè, domanda: chiude le agitazioni o potrà, a differenza che in passato, estendersi e radicalizzarsi? Non è, ovviamente, facile rispondere. Molto dipenderà dalla capacità e volontà del governo di recuperare il movimento. In altri termini, dalla capacità dell'ulivo di garantire in qualche modo i finanziamenti alla scuola privata presentando il tutto come una mediazione ed un riconoscimento delle ragioni del movimento. Alcune recenti prese di posizione della CGIL a favore del movimento possono spianare la strada ad un tentativo del genere. La discussione fra gli studenti non sembra troppo approfondita ma i termini della questione del finanziamento alla scuole private sembrano chiari. Non emergono con la forza che meriterebbero rivendicazioni in positivo come, ad esempio, quella della gratuità dei libri di testo, dei trasporti, delle mense ecc. e sarebbe interessante porla all'ordine del giorno. Questione ancora più delicata è quella del rapporto fra studenti e lavoratori della scuola.
Torino, 18 novembre ore 10,30 Un presidio dignitoso ma numericamente limitato di lavoratori della scuola si trova di fronte alla RAI su indizione della CUB Scuola su rivendicazioni analoghe rispetto a quelle studentesche oltre, ovviamente, a quelle specificatamente contrattuali. Questo presidio è il prodotto di un percorso di discussione straordinariamente complicato rispetto a precedenti mobilitazioni. In realtà lo sciopero del 18 novembre è stato indetto dai soli Cobas della scuola che non hanno ritenuto di cercare di costruire una scadenza unitaria almeno per quel che riguarda la CUB Scuola. Negli anni precedenti gli scioperi avevano visto, almeno, l'indizione unitaria da parte di tutte le strutture del sindacalismo alternativo in categoria. Può parere singolare che, a fronte dell'attuale attacco alla scuola pubblica ed in una fase contrattuale, predomini la logica di organizzazione, per non dire di parrocchia, rispetto ad un approccio meno limitato che farebbe predominare lo sforzo di costruire mobilitazioni più ampie. Se, però, seguiamo la logica, appunto, d'apparato, la scelta dello sciopero solitario, che non è stata fatta solo dai Cobas, per la verità, pare sensata. Basta pensare al fatto che, fra il 23 ed il 25 novembre avrebbero dovuto svolgersi le elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie nella scuola e che le elezioni sono state rinviate dopo l'indizione dello sciopero del 18 novembre. Non è necessario un genio della comunicazione per comprendere come la pubblicità dello sciopero avrebbe avuto valore anche come propaganda elettorale. Basta pensare inoltre, e questo fatto riguarda soprattutto i Cobas e meno altre organizzazioni che hanno avuto comportamenti analoghi, all'attuale sbandata a sinistra della rifondata Rifondazione che da ai Cobas stessi uno spazio sino a qualche tempo addietro impensabile sulle pagine del suo quotidiano. Lo sciopero del 18, di conseguenza, è stato vissuto dai militanti della CUB Scuola come un forzatura anche se cresceva fra di loro l'esigenza di costruire momenti di mobilitazione visibili sul contratto e contro il finanziamento alle scuole private. Nel caso torinese, poi, la mobilitazione studentesca era stabilita per il 20, cosa che avrebbe reso più opportuno unificare lo sciopero studentesco con quello dei lavoratori. Ma la necessità di non indire uno sciopero che sarebbe parso alternativo a quello dei Cobas ha spinto i compagni della CUB a decidere, tardi, per una mobilitazione il 18. Dal punto di vista della discussione dei militanti le difficoltà con le quali facevano i conti rendono comprensibile l'oscillazione fra diverse scelte, oscillazione che certamente ha pesato sulla riuscita della manifestazione.
Note a margine La separazione fra lo sciopero del 18 dei lavoratori, per di più mal costruito, e quello del 20 degli studenti ha, con ogni evidenza, rallentato un processo di unificazione di settori sociali in movimento che sarebbe stato decisamente interessante. Non ha, però, bloccato un possibile percorso unitario che richiede momenti di confronto serio fra queste due componenti sia sul senso generale dello stare nella scuola che, soprattutto, su rivendicazioni che possono vedere la collaborazione concreta ed immediata. Va, fra l'altro, considerato che l'apparato della scuola azienda tenderà sempre di più ad opporre studenti in insegnanti trasformando gli utenti della scuola (definizione già orribile) in clienti che esercitano un controllo puntuale sul valore del prodotto loro fornito. Bloccare questa deriva non è, dunque, interesse solo degli studenti ma anche degli insegnanti se non vogliono divenire un osceno ibrido fra il guardiano e l'intrattenitore. A maggior ragione, una ripresa di iniziativa a breve dei lavoratori della scuola potrà servire a spezzare l'offensiva generale contro i lavoratori dei servizi pubblici che si va concretizzando nella proposta di norme antisciopero più severe che in passato nel settore dei trasporti ma che tenderà, in mancanza di una nostra risposta, a colpire tutti e ad estendersi ad altri settori del lavoro dipendente. CMS
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