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Da "Umanità Nova" n. 37 del 29/11/98

Salute. Un punto di vista libertario

Esiste un punto di vista anarchico per ogni cosa?

La domanda può sembrare oziosa o ironica. Tuttavia mi sembra doverosa, in quanto chi si occupa di salute o comunque di aspetti della nostra esistenza che hanno a che vedere con la cosiddetta scienza, questa domanda prima o poi se la deve almeno porre. Questo dubbio mi è stato posto come obiezione, più che come domanda, da più parti, dopo il convegno di Reggio Emilia, ma anche prima, e dai compagni più diversi per formazione e interessi. L'obiezione è legittima, anche perché non l'ho mai percepita come malvolente o sterilmente polemica. Bisogna dunque porsi il problema, e, con questo breve articolo, vorrei soltanto inquadrare alcuni degli aspetti che pone, e, naturalmente, stimolare il dibattito.

In effetti mi pare di potere affermare che tra le svariate correnti di pensiero anarchico e libertario, ci siano grosso modo (e senza dubbio sono riduttivo, ma... necesse est) due modi di affrontare la scienza. Uno che si potrebbe definire, non senza un poco di autoironia (che non guasta mai), "illuministico", e l'altro "new age". Ovviamente i tipi di approccio sono tanti quanti gli individui, ma io voglio qui, anche un po' provocatoriamente, esaminare posizioni estreme, che secondo me sono un poco alla radice della miseria del dibattito sull'argomento.

Gli "illuministi" ritengono che la Scienza sia la Scienza, e che in definitiva un fatto sia un fatto, per cui non ha senso cercare punti di vista diversi di uno stesso fenomeno. Aborrono dunque discussioni in cui possa saltare fuori il tentativo di valutare le cose, o almeno "certe" cose da un punto di vista differente. In sostanza, se, per esempio qualcosa non va dal punto di vista della salute, tendono a rivolgersi alla medicina ufficiale, rifuggendo almeno in prima battuta quelle che considerano "medicine alternative" (ma che io preferisco chiamare "complementari") che sottendono a punti di vista e valutazioni che, come ho detto, non reputano meritevoli di attenzioni concrete. Non posso dire che questi compagni siano "ottusi" e, personalmente rispetto molto il loro punto di vista. Mi sembra giusto perseguire la "razionalità", casomai potrei obiettare loro che esistono altre "razionalità" che partono da metodi di approccio con la conoscenza (e dunque di metodo diverso), che a mio modo di vedere ci possono aiutare prima di tutto a considerare le cose in modo un po' più poliedrico (e di questi tempi credo sia necessario farlo), e poi, secondo ma non meno importante, anzi, ci possono permettere di conseguire ottimi risultati.

Poi ci sono i "new age", i quali, mi si perdoni se sono, è il caso di dirlo, pungente, sono animati da una dietrologia che fa vedere dietro ogni istanza della scienza ufficiale ( metodiche diagnostiche, terapie, approccio col malato e così via) lo spettro delle multinazionali farmaceutiche, del capitalismo dilagante e tutta quella congerie di affermazioni ideologiche e, a volte, poco concrete, che ben conosciamo. Non gli si può dare del tutto torto, naturalmente, resta però che a volte si sentono affermazioni, anche pubbliche, e questo è a mio parere grave, che è difficile condividere; alludo a valutazioni del tipo che certe malattie non esistono, che sono invenzioni della scienza ufficiale e corrotta, che basta mangiare bene (si legga biologico, vegetariano, macrobiotico o quant'altro) e vivere serenamente, senza ammalarsi. Fin troppo facile obiettare che tutti, prima o poi, si ammalano, e, purtroppo muoiono.

Personalmente non ce l'ho con nessuno, e soprattutto non è in questa sede, ennesimo sasso nello stagno, e soprattutto provocatoria, bonariamente ma volutamente, che voglio entrare troppo nel merito. E non è certo che non avrei nulla da dire.

Qui mi interessa mettere a fuoco di come, in un'area, quella libertaria, che a mio parere brilla particolarmente per intelligenza, ricchezza di pensiero, vivacità di dibattito, ci sia un'aridità, quando si affrontano certi argomenti, che va poco lontano dai casi personali. Questo non va bene, e ritengo che varrebbe la pena di aprire un dibattito serio e attento come per altri argomenti che, a quanto pare, riteniamo riguardarci più da vicino.

Sono convinto e ho imparato che di scienza e salute conviene parlarne proprio quando si sta bene e si gode di buona salute. Aspettare di essere ammalati, e dunque in balìa della comprensibile angoscia della sofferenza, non necessariamente di una grave malattia, vuole dire essere per forza limitati.

Quindi io non so se esiste davvero un punto di vista libertario per ogni fenomeno dell'universo che ci circonda, so però che vale la pena, con molta pazienza e poca ideologia, cercarlo, farsi domande, e, soprattutto, darsi delle risposte; le quali non dovranno tanto preoccuparsi di essere definitive, altrimenti si costruirebbe una sorta di scienza parallela, destinata a essere perdente, se non altro per la immane disparità di mezzi; forse si può costruire un metodo interpretativo che sia scevro da certi legami, e, proprio per questo sia finalmente libero di aggiornarsi senza troppe remore, se non quella di essere volto al miglioramento delle condizioni di vita di tutta l'Umanità.

Paolino



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