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Da "Umanità Nova" n. 37 del 29/11/98

Nazione curda e stato turco: origini di un conflitto

- Storicamente, la formazione della "questione nazionale" curda procede come simmetrico/contrario del costituirsi dell'identità nazionale/statuale turca.

Le due nazioni si formano - in sostanza - per opposizione/interazione.

- A partire dalla fine del Settecento, la politica centralizzatrice dell'impero Ottomano minaccia l'autonomia degli antiche Principati curdi. Così, durante tutto l'Ottocento si sviluppa una lunga ondata di rivolte curde (dalla ribellione dei Babans del 1806 a quella di Sheik Ubeydullah nel 1880), priva ancora - peraltro - di un carattere propriamente nazionalistico.

- Tra il 1880 e i primi del Novecento, i turchi coinvolgono (sulla base del panislamismo) i curdi nella sanguinosa repressione anti - armena, ma nel 1908, la politica centralizzatrice del nuovo governo dei "Giovani Turchi" scatena una nuova ondata di rivolte curde, protrattasi fino al 1914. E' questo il primo, vero periodo di formazione dell'"identità curda", in opposizione ad una "identità turca": è l'"invenzione della tradizione", realizzata dalle prime élite intellettuali curde, modernizzatrici e progressiste, raccolte intorno alla rivista "Kurdistan", fondata al Cairo nel 1898, alla "Società di promozione curda" e alla "Lega Sociale Curda" degli albori del `900.

- Dopo la prima guerra mondiale, la sconfitta e la caduta dell'Impero Ottomano, il trattato di Sèvres (1920) tra le potenze dell'Intesa vincitrici (Francia, Inghilterra, Italia) e la Turchia, che sanciva la formazione di un piccolo stato curdo, non fu riconosciuto dal nuovo governo turco di Mustapha Kemal Ataturk, e il successivo trattato di Losanna (1923) - stessi contraenti più l'URSS - accantonò definitivamente il progetto.

- La "rivoluzione dall'alto" di Kemal (che proclamò la Repubblica Turca nel 1923), la sua "modernizzazione conservatrice" su base rigorosamente etnico - turca, portano alla negazione dell'esistenza stessa dei curdi, nonché della loro relativa autonomia sociale e del suo principale fondamento materiale: l'economia agro - pastorale. E' contro questa politica di assimilazione coatta (che culminerà nella legge del 1932: proibizione della lingua curda e della stessa nozione di "curdo", sostituita con quella obbligatoria di "turco delle montagne") che partiranno le successive ondate di rivolta curda (e di spietata repressione turca); in particolare: 1923/1925 e 1927/1930.

- Nonostante esecuzioni e deportazioni in massa ("la prima guerra ideale condotta dalla nazione turca", secondo l'espressione dello stesso Kemal), condotte con l'impiego di 70.000 soldati - e con una spesa pari ad un terzo del bilancio statale - fino al 1938 i curdi non sono "pacificati". In estrema sintesi: nei 15 anni tra il 1923 e il 1938 ci sono ben 16 rivolte curde (si tenga presente che, tra la fine degli anni Venti e l'inizio dei Trenta, i curdi di Turchia sono circa un milione su 14 milioni di abitanti, pari al 7,1%).

- Dopo la seconda guerra mondiale, la lunga e sanguinosa lotta dei curdi dentro e contro lo stato irakeno e il permanere, in Turchia, della politica - pesantemente repressiva - di assimilazione coatta, nonché la larga diaspora curda in Europa, specie in germania (che segna una sensibile modernizzazione sociale e culturale dell'identità curda), sono all'origine del forte riproporsi del movimento nazionale curdo e - dunque - del riprodursi dello scontro con il suo più antico ed accanito nemico, lo stato turco.

Roberto Prato



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