![]() Da "Umanità Nova" n. 37 del 29/11/98 Ferrovie. Uno sciopero riuscitoSi annuncia una dura stagione di lotte in ferrovia. La radicale trasformazione dell'ex azienda autonoma, ex ente, ex SpA in tante società private destinate a sbranarsi quanto resta delle FS è ormai entrata nella sua fase decisiva. Tra alcuni mesi, infatti, sarà operativa la cosiddetta divisionalizzazione, una sorta di spezzatino ferroviario che avrà conseguenze nefaste sia sui lavoratori che sull'utenza. Salutata da governo, padronato, pennivendoli e sindacalisti di regime come la panacea di tutti i mali ferroviari - volutamente tralasciando che questi mali, intesi come disastri, feriti, morti, servizio sempre più scadente sono proprio il portato della scellerata ristrutturazione di stampo privatistico in atto da tempo - la liberalizzazione delle rotaie procede dunque spedita, forte di una direttiva europea, la 440, che impone la fine del monopolio del trasporto ferroviario pubblico in tutti gli stati membri dell'UE. Mentre però in Francia la 440 è continuamente messa in discussione dalle lotte dei ferrovieri e sembra sia guardata con sospetto dallo stesso governo transalpino; mentre Tony Blair deve ammettere che la cura tatcheriana per le ferrovie britanniche - una ventina di società private stanno dilaniando da anni le spoglie delle gloriose British Railways, spolpandosene anche le ossa e rendendo un servizio ignobile - forse non sta dando i risultati sperati, nel Bel Paese si mette alacremente a punto la gioiosa macchina da guerra per scatenare l'attacco finale alle ferrovie pubbliche. Gli interessi in gioco sono notevoli. Si va dalla Fiat, che utilizza il nostro sistema ferroviario come un enorme Lingotto per i suoi pendolini - collauda infatti qui da noi, sulle nostre linee, con personale e viaggiatori in carne e ossa i prodotti che poi smercia a mezzo mondo - ai consorzi per l'alta velocità, veri e propri cartelli per imprese e personaggi implicati in tutto quanto di poco pulito è avvenuto e avviene in Italia. Senza contare che con la divisionalizzazione ci sarà spazio anche per nuovi soggetti, predatori allettati dalla succulenta prospettiva di poter ottenere, dalle regioni, appalti per la gestione del trasporto locale, ovviamente a condizioni vantaggiosissime. Non è che l'inizio... Diffuso è il malcontento tra i ferrovieri. La categoria, un tempo estremamente reattiva e combattiva è oggi però disorientata. I lavoratori sentono l'imminenza di un cambiamento destinato a stravolgere le loro vite; nei settori dell'esercizio - macchina, stazioni, viaggiante - il malcontento spesso si accompagna a rassegnazione, frustrazione, paura ma per fortuna ancora più spesso al desiderio di lottare, non foss'altro che per vendere cara la pelle. Il 16 e 17 novembre scorsi hanno scioperato per 24 ore i ferrovieri aderenti al Comu e all'Ucs. "Uno sciopero riuscito. Con una percentuale di adesione, tra i macchinisti, dell'80%" spiega Fabio Galvani, uno dei cinque coordinatori nazionali del Comu - Coordinamento macchinisti Uniti - il sindacato maggiormente rappresentativo della qualifica, con i suoi 6.700 iscritti e la maggioranza assoluta (56%) nelle RSU del personale di macchina "e questo nonostante i soliti tentativi di intimidazione da parte dell'impresa nei confronti degli scioperanti". Prosegue Galvani, contestando anche le percentuali aziendali di adesione allo sciopero, di gran lunga inferiori a quelle diramate dal Comu: le FS tengono conto, nel computo del personale non scioperante, anche di quei lavoratori che vengono comandati in servizio per garantire i servizi minimi, così come previsto dalla legge 146. Quei lavoratori sono però, a tutti gli effetti, da considerarsi scioperanti anche se presenti sul posto di lavoro". Sulle motivazioni dello sciopero Galvani è esplicito: "oggi si sentono già gli effetti del contratto firmato da Cigil, Cisl, Uil, Cisal e Sma. Il personale di macchina constata ogni giorno sulla sua pelle il peggioramento generale delle condizioni di lavoro, l'appesantimento dei turni di servizio, la riduzione dei riposi. Con la divisionalizzazione sarà ancora peggio. I macchinisti verranno divisi, ci saranno contratti separati. Sarà ancora più dura per tutti, non solo per noi. Su questo dovrebbero riflettere tutti i ferrovieri, non solo i macchinisti. Noi auspichiamo che si possa arrivare al più presto all'unificazione di tutte le esperienze del sindacalismo di base tra i ferrovieri. Riteniamo non esistano più da tempo margini di recupero per i sindacati ufficiali e seguiamo con grande interesse la nascita del Cnut (Coordinamento Nazionale Unitario Trasporti) pur essendo consapevoli che una nuova organizzazione sindacale non possa essere un semplice cartello di sigle ma debba essere invece il risultato di un confronto reale e di una analisi comune". Intanto, dopo che Cofferati ha tuonato contro gli scioperi "selvaggi", cioè tutti quelli che non sono dichiarati da lui, il ministro Treu si è messo all'opera per confezionare la strenna natalizia: inasprimento delle sanzioni contro chi sciopera. Un bel regalo, sì, ma per il "cinese". Un'alternativa da costruire Tra i principali sostenitori del Cnut troviamo quella Fltu-Cub che ha sempre rivendicato caparbiamente la propria dimensione intercategoriale. Oggi è direttamente impegnata nel processo di costruzione dell'alternativa al sindacalismo di regime nel mondo dei trasporti. "L'intero comparto dei trasporti è scosso da una profonda ristrutturazione, non solo quello ferroviario" afferma Mauro Milani, coordinatore nazionale dell'Fltu-Cub "per questo insieme con Sulta-Cub, Ucs, SinCobas, Cnl Trasporti abbiamo deciso di costituire il Cnut. Bisogna fare ogni sforzo per aggregare tutte le realtà di opposizione. Nelle FS sono previsti altri esodi: 24.000 entro il 2001, la divisionalizzazione dell'azienda e lo spacchettamento del personale. La riforma del trasporto locale sta già colpendo, in Toscana, i lavoratori delle società di autolinee che hanno perso l'asta indetta dalla regione. Questi lavoratori rischiano seriamente il posto di lavoro. Il medesimo processo coinvolgerà, a breve, anche le ferrovie. Noi diciamo ai lavoratori che è necessario costruire una sola grande organizzazione di base dei trasporti, condizione necessaria per poter sperare di bloccare i processi di privatizzazione in atto". Il personale di bordo Tra i ferrovieri c'è chi non ha più un'identità precisa, c'è chi rischia concretamente di essere spazzato via o, nella migliore delle ipotesi, di dover subire una radicale riconversione, in ogni caso dopo una robusta "cura dimagrante": il personale di bordo, già personale viaggiante. Il personale di bordo - capi treno, capi servizi treno, cuccettisti - sarà quello che pagherà il prezzo più alto della divisionalizzazione. Oggetto di una continua erosione di mansioni specificamente legate al movimento, quindi alla circolazione treni e alla sicurezza, il personale di bordo verrà diviso tra trasporto locale e passeggeri ed a questa divisione corrisponderà - oltre ad una differenziazione contrattuale, come per gli altri ferrovieri - anche uno snaturamento del suo servizio ed un crollo verticale dei livelli occupazionali. In sostanza, chi si ritroverà nel trasporto locale svolgerà prevalentemente mansioni di "controlleria volante", tipo controllori degli autobus; chi farà parte della passeggeri occuperà genericamente di assistenza alla clientela sui treni eurostar ed intercity. In entrambi i casi potere contrattuale pressoché nullo, perché si tratterà di personale non determinate ai fini della circolazione dei treni. Si tratta di migliaia di lavoratori che già oggi, come i macchinisti - la normativa è sostanzialmente identica - pagano sulla propria pelle i disagi, le responsabilità, i rischi che il loro lavoro, impostato su turni non ciclici, comporta. Non hanno un sindacato di qualifica, come i macchinisti e i capi stazione ma negli impianti agiscono Comitati di lavoratori autorganizzati, Fltu-Cub, Slai Cobas, alcune - rare - RSU particolarmente combattive. La frammentazione che si riflette anche nelle sporadiche azioni di lotta e nelle iniziative, spesso scollegate tra loro. Un esempio emblematico di ciò è la campagna per il rinnovo delle RSU. Mentre Slai e Comitati d'Impianto - pur criticandone le norme capestro si avviano a partecipare alle elezioni secondo le vecchie regole, la Fltu - Cub, in previsione dell'approvazione della legge sulla rappresentanza, è impegnata in una raccolta di firme tra i lavoratori degli impianti in cui è presente per cercare di imporre le elezioni secondo il sistema proporzionale, con l'abolizione del 33%. Fabrizio Acanfora
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