Da "Umanità Nova" n. 38 del 6/12/98
I dati sull'affluenza alle urne segnalano la sempre più profonda crisi
di legittimità che investe la classe dirigente. Il sistema democratico
mette a nudo la sua struttura autoritaria che prevede comunque l'unità
di comando indipendentemente dal suffragio riscosso. L'introduzione del
regolamento elettorale maggioritario ha ulteriormente evidenziato questo
carattere autoritario: già nel primo turno le percentuali di affluenza
alle urne si confermano vicine al 60% e nel secondo turno di ballottaggio vota
meno della metà degli aventi diritto, quindi gli eletti rappresentano
nel migliore dei casi il 30% degli elettori ma sempre più spesso i
governi locali si formano su mandato di esigue minoranze.
Non saremo certo noi a rivendicare nostalgiche proporzionali, anzi la nostra
critica si fa più serrata e la nostra azione più efficace mano a
mano che il potere perde il velo della legittimità popolare. Proprio
perché le strutture di governo (quelle strutture che pretendono di
rappresentare l'interesse generale) sono sempre più isolate dal corpo
sociale prende corpo la legittimità dell'azione diretta popolare quale
terreno concreto della soluzione ai problemi di tutti e di tutte. Di fronte
alla pretesa delle giunte di emanare leggi e regolamenti che vengono fatti
rispettare con l'uso delle forze armate dello stato l'azione di contestazione,
di insubordinazione, di lotta assume giorno dopo giorno non solo la
legittimità dei bisogni proletari che rivendicano cittadinanza nello
stato del capitale ma la legittimità del contro potere, della contro
società, dell'anti stato.
In questo quadro l'anarchismo é chiamato, ancora una volta, a svolgere
il suo ruolo di forza rivoluzionaria capace di oltrepassare lo stato delle cose
presenti e disegnare lo spazio dell'utopia nella lotta quotidiana e nella
determinazione all'abbattimento del potere.
WS
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