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Da "Umanità Nova" n. 38 del 6/12/98
Su "Il Sole-24 ore" di sabato 28 novembre Alberto Orioli concludeva l'articolo "Dopo le elezioni delle RSU - Pubblico impiego, confederali alla prova" con le seguenti considerazioni: "È pur vero, però, che questa gran voglia di sindacato parte del pubblico impiego, settore arretrato nella corsa alla modernizzazione, dove più forti sono le pulsioni conservative e dove è fisiologico che ci si aggrappi a forme di tutela collettive quando si avverte il cataclisma dell'arrivo della modernità. E per i sindacati confederali questo rappresenta il vero banco di prova della loro strategia riformista. La sfida è aperta: non mancheranno presto occasioni di verifica." È pur vero, ci si perdoni la citazione, che quando sentiamo parlare di "modernità" e di "riformismo" dal massimo organo padronale non pensiamo affatto a innocui processi di ammodernamento ed a ragionevoli riforme ma alla distruzione di diritti, garanzie, libertà ed alla più stretta sottomissione dei lavoratori al dispotismo padronale. Vale però la pena di comprendere, nel caso specifico, quali siano le preoccupazioni che turbano la Confindustria anche perché quello che dispiace ai nostri nemici, anche se non ci piace necessariamente, può essere comunque meritevole di interesse.
Lo stesso Orioli afferma, poco prima nello stesso articolo che: "...si crea un nuovo ceto di sindacalisti di base, tutto da conoscere, che potrebbe avere una straordinaria forza per modificare dall'interno assetti di leadership consolidati. Senza contare che lo spostamento in periferia del peso politico della contrattazione potrebbe mettere a repentaglio il controllo, finora centralizzato, delle dinamiche di spesa."
Le preoccupazioni del nostro eroe sono, dunque, di due tipi: teme che i 14.000 delegati eletti nelle RSU non saranno tutti, e nemmeno lo sarà la gran maggioranza, dei soldatini di piombo nelle mani dei gruppi dirigenti di CGIL-CISL-UIL e che di conseguenza le dinamiche di spesa (leggasi i salari dei pubblici dipendenti) sfuggiranno all'attuale controllo centralizzato. Ritengo sia evidente che noi speriamo che i suoi timori si avverino e che faremo quello che potremo perché il controllo dell'apparato sindacale sui lavoratori venga indebolito e, se possibile, scardinato. Vale la pena di rilevare che le preoccupazioni dell'Orioli sono la miglior denuncia del carattere sociale di CGIL-CISL-UIL, il nostro, infatti, non si propone affatto di attaccare il sindacato ma, al contrario, teme l'indebolimento dell'apparato sindacale al quale riconosce l'impegno di anni per tagliare i salari, l'occupazione, i diritti dei pubblici dipendenti. Quello che teme è una sindacalizzazione reale dei pubblici dipendenti sindacalizzazione che comporterebbe lo svilupparsi di pratiche di azione collettive, l'esatto contrario della tradizione dei sindacati del pubblico impiego. E la modernità ed il riformismo che assume come valori positivi di riferimento non appaiono affatto come "naturale" prodotto del divenire storico ma come effetto, fra l'altro, di un controllo centralizzato sulla forza lavoro. Paradossi del liberalesimo a corrente alternata sui quali in altre occasioni ci siamo soffermati e non merita tornare. Può, a questo punto, valere la pena di fornire alcune prime schematiche informazioni sull'andamento delle elezioni delle RSU. Si deve tenere conto del fatto che mancano i dati concreti e che si lavora su delle proiezioni, peraltro abbastanza interessanti. Al momento sono disponibili, per quanto ne so, due rilevazioni su campione: una della CISL ed una della CGIL. La CISL sostiene di aver avuto il 33,1% dei voti contro il 31,81% della CGIL, il 16,18% della UIL, il 3,21% delle RdB e circa un 16% sparso fra diverse altre liste. La CGIL afferma, invece, di aver avuto il 31,9% dei voti (circa la stessa percentuale indicata dalla CISL) ma che la CISL ha avuto il 30,6% dei voti, la UIL il 16%, le RdB il 5% e gli altri sparsi il 16,5%. Visto che si tratta di campioni di parte e che i risultati definitivi si avranno la settimana prossima non ritengo valga la pena di prendere partito sia perché la cosa non è molto interessante che perché manca ogni elemento serio di valutazione dei dati. Se, comunque, i risultati della gara fra CISL e CGIL resteranno nella forbice definita dai sondaggi un primo dato emerge, che la CISL resti il primo sindacato del pubblico impiego o che diventi il secondo il testa a testa con la CGIL indica uno spostamento del consenso verso la stessa CGIL. se si considera che i sindacati autonomi di orientamento moderato e matrice democristiana sembrano uscire seccamente indeboliti da queste elezioni, si può ragionevolmente ritenere che il più solido bastione dell'universo democristiano, quello scampato alla fine del partito di riferimento, inizia ad essere ridimensionato. Questo mediocre risultato ha, con ogni evidenza, una spiegazione abbastanza semplice: una rete clientelare ha bisogno per sopravvivere dell'effettiva possibilità di concedere favori, privilegi, vantaggi alla propria gente. Una CISL senza DC non può farlo e, di conseguenza, perde colpi a vantaggio di una CGIL che, guarda caso, è oggi il primo interlocutore del governo e delle amministrazioni locali. Non voglio, a questo proposito, sostenere che la balena bianca sindacale si è incagliata definitivamente, ne sono sin troppo note le virtù di adattamento per sperare che si decomponga in tempi brevi, semplicemente è evidente che inizia ad avere dei seri problemi e il fatto che il dirigente CISL Treré sottolinei che il suo è il sindacato degli iscritti suona come una difesa più che come un grido di vittoria. Il buon andamento della CGIL sta provocando momenti di eccitazione inconsulta sulle pagine di un giornale meno sobrio de "Il Sole-24 ore" ma anch'esso non privo di interesse per quel che riguarda il modificarsi del quadro sindacale e cioè "Il manifesto". Lo stesso sabato 28 novembre in un articolo dal titolo "La prima volta della CGIL - Le elezioni sanciscono la fine del dominio incontrastato della CISL. Tiene la UIL, avanzano i sindacati di base, soprattutto nei comuni. Male i `vecchi' autonomi" a firma M. Co., "Il manifesto" brinda al sorpasso della CGIL rispetto alla CISL e presenta se stesso come un giornale che stana i dirigenti CISL costringendoli ad umilianti ammissioni di sconfitta e quelli CGIL spingendoli a riconoscere la propria vittoria quasi controvoglia. I nostri eroi sembrano credere che oggi la CGIL sia qualcosa di significativamente diverso rispetto alla CISL e che, di conseguenza, sia avvenuto un evento storico. Noi ci permettiamo il lusso di ritenere che oggi il voto alla CGIL sia l'espressione di un allineamento alla politica del governo e che non abbia alcuna valenza trasformativa ma non pretendiamo di convincere di quanto affermiamo i baldi giovani del mitico "quotidiano comunista". Vale, invece, la pena di rilevare il fatto che, nel complesso, il sindacalismo alternativo sembra avere avuto risultati eccellenti. Se sommiamo ai voti delle RdB quelli dello SLAI-Cobas, del Sin-Cobas, di una lista unitaria del sindacalismo alternativo negli enti locali e quelli di diverse liste locali e aziendali e se consideriamo che le liste alternative sono state presentate a macchia di leopardo emergono presenze assolutamente significative. Al Comune di Milano la lista SdB ha ottenuto il 19% dei voti e quella RdB il 6,8%, alla provincia di Milano il patto federativo fra i sindacati di base ha superato di tre punti percentuali la CGIL, nel palazzo della Regione Lombardia (il mitico Pirellone) lo SLAI-Cobas ha ottenuto il 18% dei voti. Come si è già detto, una valutazione analitica dei risultati elettorali per le RSU sarà possibile solo fra qualche giorno. Per quel che riguarda il sindacalismo alternativo sembrano evidenti alcuni fatti:
- le RdB sono andate molto bene. Il loro risultato si spiega con il fatto che hanno risorse, capacità e tenuta organizzativa, una certa qual spregiudicatezza, una storia sindacale più lunga di quella di altre organizzazioni. È probabile che in diverse aziende abbiano intercettato lo scontento di settori di lavoratori e di militanti. Che le RdB non siano una roccaforte del sindacalismo libertario è noto ma non tutti i loro delegati néla maggioranza sono stalinoti; - gli altri sindacati alternativi hanno realizzato discreti risultati a livello locale e aziendale e sarà interessante averne un quadro più dettagliato. Nessuna di queste organizzazioni si caratterizza per avere una struttura organizzativa pari a quella delle RdB, almeno su scala nazionale, ma il fatto che almeno negli enti locali siano riuscite a presentare una lista unitaria può essere un segnale interessante per il futuro; - la presenza di diverse centinaia di delegati RSU del sindacalismo alternativo modificherà necessariamente, nel bene e nel male, le organizzazioni di riferimento, le costringerà ad un'attività più articolata, fornirà loro degli spazi di azione che potranno favorirne una maggior vivacità o una maggior integrazione. la rete dei delegati potrebbe divenire un soggetto relativamente autonomo dai tradizionali gruppi dirigenti e porre all'ordine del giorno processi di unità sinora bloccati da vecchie questioni. Lo stesso rapporto con i delegati eletti nelle liste dl sindacato di stato non è scontato e potrebbe riservare delle sorprese interessanti.
Si tratta, quindi, di una dinamica da seguire con attenzione e con la capacità di raccogliere, diffondere, sviluppare proposte di azione e di organizzazione. CMS
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