![]()
Da "Umanità Nova" n. 38 del 6/12/98
Anche se nella storia non ha lasciato grandi tracce di se, il Partito del Progresso Moderato nei limiti della Legge merita senz'altro di essere ricordato: A fondarlo fu il padre letterario del buon soldato Svejk, Jaroslaw Hasek, che dopo essere stato processato e incarcerato per "sobillazione contro la polizia" decise in questo modo di mettere in ridicolo le autorità di Praga, presentandosi persino alle elezioni nel 1907 e raccogliendo ben 38 voti. Nessuno però, e tanto meno il buon Hasek, avrebbe mai immaginato che novant'anni dopo qualcuno avrebbe preso sul serio la sua idea , creando una sorta di Partito dell'antagonismo moderato nei limiti della Legge. Ci riferiamo, come avrete capito, a quella strana accolita di ex autonomi e centri sociali che, dopo aver elevato la cosiddetta carta di Milano a proprio manifesto costituente, continuano ad imperversare sugli scenari della politica istituzionale italiana, autopresentandosi come quelli che (parole loro) vogliono "discutere con lo stato", chiedendo al governo e alla "società civile" di essere riconosciuti quali partner affidabili per una fantapolitica "riforma conflittuale del welfare". Ovviamente, da antiautoritari coerenti, riconosciamo a chiunque il diritto a suicidarsi come vuole, ma allo stesso tempo non possiamo far finta di non vedere come attraverso questo percorso intrapreso da una parte dell'opposizione sociale, si stanno costruendo bruttissime prospettive per quei soggetti, individuali o collettivi, che continueranno a praticare l'azione diretta, l'autogestione fuori dal controllo istituzionale, il rifiuto delle regole e delle compatibilità del capitale. Così assistiamo ad un susseguirsi di fatti che riteniamo allarmanti per tutti coloro che non sono disposti a veder bruciare decenni di lotte vinte e perse, di resistenza proletaria, di passioni rivoluzionarie sull'altare di uno "spazio politico nuovo" che sa lontano un miglio di neoriformismo, omologazione, politicantismo. Per i più distratti vogliamo sottolineare gli ultimi passi di questa allucinante involuzione. Dopo l'incontro al Viminale tra la Ministra dell'Interno, Rosa Russo Jervolino, e l'ineffabile portavoce del Melting dei Centri Sociali del Nord Est sulla questione dei Kampi per gli immigrati clandestini, a Torino, nella sede del Gruppo Abele avviene "in gran segreto" (a sentir Repubblica che, come La Stampa, dedica ampio spazio all'avvenimento) una riunione per rispondere alle richieste di dialogo del governo. Sono presenti immancabilmente il coordinamento dei Centri Sociali del Nord est, il Leoncavallo con i propri satelliti: unico torinese intervenuto don Ciotti. La ministra Jervolino "apprezza la disponibilità a confrontarsi" ma precisa che "alcune richieste sono difficili da accogliere". Nella fattispecie risultano inaccettabili le richieste di liberazione dei detenuti malati di AIDS, la chiusura dei campi lager per immigrati, la non punibilità di chi è accusato di reati legati alla pratica dell'occupazione o all'uso di stupefacenti, ossia tutte le richieste avanzate dai "dialoganti". La ministra però accoglie la richiesta di allargare il tavolo di discussione anche ai ministri di Giustizia e della Solidarietà. Intanto il giudice Laudi, quello che deve la sua fama all'inchiesta sui Lupi Grigi che ha portato all'incarcerazione di tre anarchici, due dei quali poi morti suicidi, interpellato dal cronista di Repubblica si affretta a precisare che "Il dialogo è un'ottima cosa" preferibile "al lancio di sassi, alle botte ai giornalisti" ma per chi non accetta il dialogo, identificato prontamente in chi "fomenta o copre la violenza", "l'unico dialogo è l'applicazione della legge penale". A Venezia - Mestre invece, il connubio tra i cosiddetti Centri Sociali del Nord Est e l'amministrazione comunale sta raggiungendo livelli inimmaginabili, si pensi che il Comune è intenzionato ad acquistare, per due miliardi e mezzo di lire, la ex fabbrica "Paolini & Villani" di Marghera dove attualmente ha sede il Centro Sociale "Rivolta", allo scopo dichiarato di legalizzare la posizione degli ex occupanti ed acquisire tale struttura in virtù del "servizio pubblico" che viene svolto. Persino la Diocesi veneziana si è pronunciata favorevolmente a tale progetto e sul suo settimanale ha dedicato ben tre pagine agli "autonomi" del "Rivolta". A turbare questi amorevoli rapporti, è però saltata fuori l'interpellanza di alcuni consiglieri Verdi che accusano il pro - Sindaco Bettin di aver elargito un centinaio di milioni a Radio Sherwood, l'emittente padovana dei centri sociali del Nord est, quale finanziamento per una trasmissione settimanale plurilingue destinata agli immigrati; dietro a tale "scandalo" ci sono sicuramente manovre politiche di basso livelli, ma certo è che in Veneto ci sono altre emittenti che svolgono servizi analoghi senza analoghi finanziamenti. A Padova invece, si sa che l'amministrazione di centro - sinistra patrocina le attività socio - culturali del centro sociale "Pedro" con 50 - 60 milioni l'anno. Può darsi che dietro la generosità delle rispettive amministrazioni comunali che non ci siano contropartite da parte degli "antagonisti"; però almeno un paio di dubbi ci vengono. Come mai, dopo il referendum autogestito contro il Polo Chimico di Marghera, i centri sociali del Nord Est adesso tacciono sull'accordo firmato dal sindaco Cacciari e i vertici dell'Enichem con cui si regalano miliardi di denaro pubblico al "capitale - tossico" per il risanamento ambientale e viene evitata la chiusura del famigerato stabilimento di Marghera??? Come mai, la demenziale campagna anti - prostitute lanciata quest'estate dal sindaco di Padova Zanonato , che ha fatto la gioia di benpensanti e fascisti, non ha visto scendere in piazza le "tute bianche" contro il palazzo del Comune patavino?? Anche noi, camminando, ci interroghiamo. Kas.
|