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Da "Umanità Nova" n. 38 del 6/12/98

Bologna manifestazione cittadina contro la politica sociale del governo della città
Siamo tutti clandestini

Con questo slogan si sintetizzano i contenuti della manifestazione che si é svolta sabato pomeriggio e che ha visto la partecipazione di quasi un migliaio di persone. La manifestazione era la risposta politica alle vicende che prendendo le mosse dall'occupazione dello stabile IACP di via Rimesse avevano visto l'amministrazione bolognese chiedere lo sgombero coatto, la polizia intervenire brutalmente nella fase dello sgombero, gli sgomberati protestare con un corteo che si era diretto verso il municipio, la polizia, nuovamente, caricare i manifestanti in piazza Maggiore, i manifestanti rifugiarsi nella chiesa di S. Petronio. Vista l'eco dei fatti e la responsabilità inequivocabile della giunta nella gestione militare della vicenda e, tenuto conto che la giunta bolognese é una costola del governo nazionale, la manifestazione di sabato avrebbe potuto essere ben più partecipata ed avere maggiore rilievo. Come anarchici avevamo chiesto una manifestazione a carattere nazionale ma la nostra debolezza non é riuscita a vincere le grandi manovre affidate a Rifondazione Comunista affinché la giunta bolognese (di cui il PRC é componente organica) non venisse attaccata politicamente sul piano nazionale.

La manifestazione cittadina é comunque riuscita nonostante il pesante boicottaggio messo in atto da tutti i mezzi di informazione e con i semplici strumenti del passa parola, del volantino, di qualche manifesto fotocopiato in A3, di una assemblea cittadina svoltasi martedì 24 novembre, ha visto sfilare qualche centinaio di immigrati, diversi collettivi, il comitato "Senza Frontiere", l'associazione "3 febbraio", i CoBas della scuola, l'Unione Sindacale Italiana, le RdB, il collettivo Precari Nati, gli anarchici, le compagne dei collettivi lesbici e le tute bianche. Rifondazione si é tolta dall'impiccio delegando ai giovani comunisti una rappresentanza di circostanza.

La manifestazione si é caratterizzata su tutti i temi legati alla questione immigrazione e alla questione casa: contro la politica del governo nazionale e locale che risponde con campi lager e manganellate alla questione sociale, per la rivendicazione alla dignità dell'esistenza senza mediazioni, negoziazioni, legislazioni che tendano a subordinarla alle regole del mercato e del dominio, per una casa per tutti (siano immigrati extracomunitari che comunitari, meridionali, studenti fuori sede, pensionati a basso reddito, squatter o clochard). Siamo tutti e tutte clandestini e clandestine é la condizione dell'esistenza dei proletari nella società dell'oggi che la sociologia governativa ancora si attarda a definire affluente. Fuori e contro criteri di legalizzazione della libertà di circolazione, di abitazione, di reddito e di lavoro la dignità all'esistenza non si mendica, si prende, come era scritto sullo striscione degli anarchici e delle anarchiche.

L'atteggiamento del governo cittadino tende a spaccare il fronte di lotta delegando ai comuni limitrofi la soluzione abitativa per quegli immigrati che hanno la residenza fuori da Bologna, non prendendo nemmeno in considerazione il bisogno alla casa degli irregolari e dei clandestini e impegnandosi alla localizzazione di 32 adulti (uomini e donne) e dei loro bambini e bambine nell'ex casa di riposo Giovanni XXIII, localizzazione che ancora una volta precarizza e non risolve il problema abitativo per queste persone. Le persone oggi di stanza in via del Pallone (circa 120 dei 140 occupanti di via Rimesse, gli altri sono tornati a dormire nelle auto o in situazioni di fortuna perché irregolari) rivendicano uno dei 6000 appartamenti sfitti nel comune di Bologna disposti a pagare un affitto equo. La giunta risponde che entro martedì 2 dicembre se ne devono andare perché nello stabile di via del Pallone devono iniziare i lavori per la realizzazione dell'opera giubilare "albergo popolare del pellegrino".

Sui prossimi numeri gli sviluppi della vicenda.

redb



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