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Da "Umanità Nova" n. 38 del 6/12/98

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L'orario "sinistro"

Il primo passo del governo D'Alema, seppur in necessaria continuità tecnica con Prodi, è un bel voto di fiducia sulla legge che "sregola" gli straordinari. Con una chicca: il testo che era stato votato al Senato è stato peggiorato ("solo un governo di sinistra potrà darci tanta flessibilità'", diceva Agnelli)!
E quindi, il primo assaggio di dalemismo in fatto di governo consiste nell'aver accolto le proposte peggiorative delle destre.
Ricordiamo le caratteristiche del decreto: pur essendo per legge l'orario stabilito in 40 ore settimanali, lo straordinario parte dalla 45ma ora (la Confindustria aveva chiesto di restare ancorati alla 48ma, ma comunque il guadagno se l'è preso!), e i poteri dell'ispettorato del lavoro vengono ridotti; il tetto massimo per lo straordinario è fissato in 250 ore annue - o 80 trimestrali, il che fa 320 ore!. Inoltre è stato tolto, nel passaggio dal Senato alla Camera, ogni riferimento alle "condizioni di miglior favore" per i lavoratori con contratti nazionali più favorevoli in materia (per esempio sul tetto di straordinari).

Podere occupato Cetine

Alcuni compagni genovesi hanno dato vita ad una nuova esperienza di occupazione rurale in Toscana ed hanno diffuso il seguente comunicato: "Il 5 ottobre ci siamo trasferiti all'interno di un podere abbandonato appartenente alla regione toscana, situato nella campagna senese in località Cetine.

La scelta di occupare uno spazio, e quindi di non seguire un percorso legale, è stata determinata fondamentalmente dal nostro rifiuto di accettare la logica autoritaria, dannosa ed inefficiente propria dello stato e della sua gestione. La struttura di cui ci siamo riappropriati era stata richiesta in concessione più di tre anni fa da parte di un'associazione, la Valle del Sole, che avrebbe utilizzato il podere per svolgere attività con persone portatrici di handicap. Le richieste della regione per la concessione (mezzo miliardo per la ristrutturazione più un canone di affitto) sono risultate improponibili e di ostacolo per la realizzazione di ogni progetto.

Di fatto il casolare è rimasto abbandonato a se stesso per tutto questo tempo subendone i conseguenti danni.
L'occupazione ha fra gli obiettivi principali quello di rispondere in maniera diretta ed immediata al bisogno di una casa e di uno spazio libero da gestire autonomamente.
Esso è per noi un luogo dove poter diffondere, con la pratica quotidiana, l'idea autogestionaria ed antiautoritaria, contrastando in modo radicale i principi piramidali che sono alla base della società in cui viviamo.
E' importante per noi utilizzare il podere per creare scambi culturali e politici, per crescere col confronto e con l'analisi dei differenti pensieri; siamo inoltre intenzionati a rendere il podere aperto a tutti quelli che vogliono portare sostegno e contributo alla realizzazione dei diversi progetti. Abbiamo, infatti, fino ad ora lavorato per la costruzione di diversi laboratori (fotografia, ceramica, pittura) che diano la possibilità a chi non ce l'ha (per costi elevati o mancanza di spazi) di imparare a creare per il semplice gusto di farlo e dare cosi' stimolo all'ingegno e alla libera espressione.
Oltre a quello per cui siamo già al lavoro, esistono diversi progetti non ancora concretizzati come l'avvio di una biblioteca libertaria, un centro di controinformazione, una falegnameria, una sala prove.

La creazione di questi spazi, ci permetterebbe inoltre di raggiungere, tramite la vendita di ciò che si produce nel podere, una forma di autosostentamento e una maggiore autonomia, implicandoci il meno possibile con sistemi produttivi basati sullo sfruttamento del lavoro e sul non rispetto ambientale. (Podere Occupato Le Cetine)".

Milano: caricati e picchiati gli studenti

In molte scuole di Milano le occupazioni e le autogestioni continuano e si susseguono principalmente contro il finanziamento pubblico alla scuola privata e la riforma dell'esame di maturità.
E' un movimento magmatico e sussultorio, compare e scompare, ma persevera, nonostante tutto. Nonostante le misure repressive di presidi e docenti particolarmente autoritari e nonostante i manganelli della polizia. E cresce, nutrito dalla crescente insoddisfazione nei confronti di uno sciagurato accordo di governo che premia con una pioggia di miliardi la scuola privata sottraendoli a quella pubblica.
Per denunciare questo stato di cose, aggravato dalla decisione della Regione Lombardia di destinare altri 200 miliardi alle scuole private (una cifra ben superiore a quella destinata per il diritto allo studio), le R.A.S.C. (Rete Autogestita Studenti e Collettivi) ed una serie di gruppi di studenti di varie scuole hanno promosso per venerdì 27 novembre l'occupazione di una scuola privata "Il simbolo di quello che noi non abbiamo e di quello che loro hanno già, di quello che ci sta venendo tolto e si sta dando loro", il prestigioso Collegio San Carlo di corso Magenta.
Occupazione preannunciata con largo anticipo nel corso della manifestazione conclusasi due settimane prima davanti al Liceo Carducci per solidarietà con gli studenti di quella scuola e dalla valenza altamente simbolica per demolire il muro di silenzio in cui questo movimento viene tenuto.

Occupazione che non c'è stata perché una dura carica della polizia contro i duecento partecipanti ha impedito che il corteo potesse arrivare davanti al Collegio. Una carica che ha avuto l'effetto di richiamare, al pari dei sacchetti di vernice lanciati due settimane prima contro un'altra scuola privata di Milano, il Gonzaga, l'attenzione dei media sulle lotte studentesche.
Attenzione malsana però, tutta tesa a dimostrare un inesistente violentismo studentesco, quasi si fosse in presenza di un nuovo '68. Ma si sa, la preoccupazione dei fiancheggiatori della politica di parificazione é quella di isolare le voci di chi non ci sta, di criminalizzarle.

La manifestazione del 1 di dicembre, che si preannuncia imponente, si preoccuperà sicuramente di dare una risposta a questi mancati avvoltoi. La violenza del potere é sempre un boomerang.

Red MI

Lavori usuranti: tutti (o quasi) in pensione a 65 anni

Quando il governo decise l'innalzamento dell'età pensionabile da 60 a 65 anni da questo provvedimento vennero esclusi coloro che svolgono lavori "usuranti". In questi giorni sono state rese pubbliche le decisioni della Commissione Ministeriale sui lavori usuranti presso il Ministero del Lavoro: le conclusioni della Commissione sono a dir poco scandalose. Risultano esclusi i lavoratori dell'industria, del commercio e dei servizi (siderurgici, catene di montaggio, addetti alle celle frigorifere, autisti, turnisti a ciclo continuo, chimici, ospedalieri, etc.). Gli unici lavori considerati usuranti sono quelli svolti con continuità nelle miniere e nelle cave, i palombari e poco altro.
Se, come è probabile, le decisioni della Commissione saranno presto trasformate in Decreto legge questo governo porterà coerentemente a termine l'opera di smantellamento del sistema pensionistico iniziata dai suoi predecessori. Per chi svolge un'attività lavorativa che ne riduce drasticamente le aspettative di vita la pensione diverrà una mera chimera.



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