Da "Umanità Nova" n. 39 del 13/12/98
Mercoledì 2 dicembre è stata approvata la nuova legge che regola l'affitto di abitazioni. La riforma, più nota come legge Zagatti, era allo studio già da qualche tempo. Solo dal '96 ha iniziato a prendere corpo. La riforma prevede un doppio canale per i contratti d'affitto. Proprietari e inquilini potranno aprire una libera contrattazione individuale nella quale il prezzo dell'affitto sarà libero. L'unica certezza è, in questo caso, la durata della locazione, fissata per legge in quattro anni, più altrettanti di rinnovo. In scelta si potrà aderire ai "contratti- tipo", stipulati tra le associazioni degli inquilini e i proprietari. Soltanto i contratti stipulati con l'assistenza dei sindacato e dei Comuni possono avere particolari agevolazioni fiscali. I "contratti tipo" hanno una durata, fissata anche questa per legge, di almeno tre anni, più due di rinnovo. Per entrambi i tipi di contratto sono previste delle garanzie per i proprietari degli immobili: i proprietari avranno diritto a non rinnovare la locazione qualora dovessero utilizzare per sé l'immobile o se decidessero di venderlo. Tutto ciò potrà avvenire se saranno titolari di non più di due case. Al locatario è, invece, riconosciuto il diritto di prelazione in caso di vendita. Per contrastare il fenomeno degli appartamenti tenuti vuoti, la legge autorizza i Comuni ad alta densità abitativa ad aumentare fino al nove per mille l'Ici sulle case tenute sfitte da almeno due anni. Per gli inquilini sono previsti contributi per i redditi entro i 21 milioni finanziati con un fondo sociale appositamente istituito. Gli inquilini sopra i 21 milioni (con un limite massimo da fissare) potranno invece beneficiare di sgravi fiscali che potrebbero scattare dal 2000. I proprietari che aderiranno al contratto tipo potranno aumentare del 30% le detrazioni fiscali. Un capitolo è dedicato agli sfratti. Solo i proprietari che avranno registrato il contratto, avranno pagato le imposte sui redditi di locazione e l'Ici, potranno chiedere l'esecuzione forzosa. Per far emergere le locazioni "sommerse" è prevista la nullità dei contratti non stipulati in una delle due forme previste. Per gli inquilini sono previsti contributi per i redditi entro i 21 milioni finanziati con un fondo sociale appositamente istituito. Gli inquilini sopra i 21 milioni (con un limite massimo da fissare) potranno invece beneficiare di sgravi fiscali che potrebbero scattare dal 2000. I proprietari che aderiranno al contratto tipo potranno aumentare del 30% le detrazioni fiscali. Un capitolo è dedicato agli sfratti. Potrà essere chiesta l'esecuzione forzosa solo dai proprietari che avranno registrato il contratto e avranno pagato le imposte sui redditi di locazione e l'Ici. Per far emergere le locazioni "sommerse" è prevista la nullità dei contratti non stipulati in una delle due forme previste. In realtà le cose saranno un po' diverse, almeno nei primi tempi, perché non sarà possibile stipulare da subito contratti - tipo: per questi contratti è, infatti, prevista la definizione di un quadro normativo di riferimento che prevede una convenzione nazionale da redigere da parte delle organizzazioni maggiormente rappresentative, appositamente convocate dal Ministero dei Lavori Pubblici; convenzione che poi serva da base ad accordi simili con gli Enti territoriali (Comuni o consorzi di Comuni). Solo a quel punto sarà possibile per inquilini e proprietari stipulare "contratti - tipo" ed accedere ai benefici fiscali. Un monopolio mascherato. Le ragioni che il Governo ha addotto per giustificare questa nuova legge sono le solite: il mercato libero porterebbe ad una ripresa degli affitti, con benefici per gli inquilini e per i proprietari. In realtà la normativa vincolistica sugli affitti (equo canone, patti in deroga, regolazione degli sfratti) era già spesso aggirata dai proprietari degli immobili e comunque era solo un palliativo per un mercato che trova la sua strozzatura nell'offerta di abitazioni, offerta limitata dalle leggi che regolamentano le nuove costruzioni. Anche in questo caso, l'intervento del Governo e delle amministrazioni locali, si traduce in un ostacolo allo sviluppo dell'edilizia residenziale: un dettagliato esame delle disposizioni esula da questo articolo, ma basta un'occhiata superficiale per vedere come la tutela del verde, la regolamentazione delle volumetrie e la normativa antisismica favoriscano i proprietari di immobili e dei terreni, gli speculatori edilizi, le banche e lo stesso Governo, che trova nella casa un facile bersaglio per la propria insaziabile sete di denaro. Il Governo quindi si pone alla testa di un cartello che domina in modo monopolistico il mercato delle abitazioni. Lotta alla proprietà privata. D'altra parte non si può immaginare una soluzione del problema delle abitazioni senza intaccare la rendita fondiaria ed immobiliare. Questo avanzo putrescente del modo di produzione feudale viene tenuto in vita dal Governo perché la proprietà privata di un personaggio estraneo al processo di produzione, che si limita a prelevare ciò che è prodotto da altri, che intacca lo stesso profitto industriale, legittima la proprietà privata dei mezzi produzione e di scambio della classe capitalista. Per questo l'unica legge in Italia che minava in parte questo diritto, la legge Bucalossi, è stata fra le prime vittime della restaurazione post-anni'70. L'azione del Governo, come tutela il profitto dei capitalisti, così tutela il diritto di proprietà dei rentiers, perché una volta che la proprietà privata venisse intaccata in un punto, in nome dell'interesse generale, crollerebbe il meccanismo ideologico che legittima questo sistema sulla base della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio. Non ci troviamo quindi di fronte ad una ritirata del Governo dal mercato immobiliare, ma ad un tassello di un processo che vede, da una parte l'accentuarsi della pressione fiscale sulle abitazioni, dall'altra un'ulteriore regolamentazione di un mercato di fatto monopolistico, dominato da un cartello dal lato dell'offerta, a vantaggio di questo stesso cartello. Solo la lotta per forti aumenti del reddito proletario può permettere a chi vende la propria forza - lavoro di affittare un'abitazione dignitosa; solo la lotta contro la proprietà privata e gli assurdi regolamenti urbanistici può dare una risposta all'emergenza dei senza - casa, attraverso l'occupazione delle case sfitte, attraverso la lotta contro le speculazioni immobiliari, attraverso l'autocostruzione. Si presenta dunque per coloro che intendono migliorare seriamente le loro condizioni di alloggio, la necessità di lottare contro il Governo, il quale, legittimando il diritto di proprietà e sostenendolo con la forza brutale, costituisce una barriera dinanzi al progresso, che bisogna abbattere con la forza se non si vuole restare indefinitamente nello stato attuale o peggio. Tiziano Antonelli
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