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Da "Umanità Nova" n. 39 del 13/12/98

Il gatto e la volpe ovvero il monopolio del falso

I lettori de "La stampa" hanno avuto occasione di leggere, sabato 5 dicembre, un breve ma suggestivo articolo di Paolo Guzzanti "La Volpe e il Gatto-squatter" pubblicato, con un certo rilievo, in prima pagina. Nell'articolo in questione Paolo Guzzanti si interroga sul fatto se sia "...lecito inventare un'intervista e anzi imitare alla radio un intervistato che non c'è...". Il falso al quale fa riferimento consiste in una trasmissione di Radio Black Out, nota trasmittente dell'estrema sinistra subalpina, che aveva, appunto, dato spazio ad una pseudointervista al sottosegretario Alberto la Volpe, il viceministro di polizia, nel ruolo di interlocutore del Centro Sociale Gabrio di Torino. L'evento viene riassunto in questo modo: "Si doveva trasmettere un'intervista al sottosegretario Alberto La Volpe che mettesse in cattiva luce un centro sociale avversario (il Gabrio, aggiungiamo noi) facendolo passare per trattativista quando invece la linea corretta era quella dell'intransigenza. Ebbene, perché non imitare l'intervistato nella voce e nel pensiero e poi mandarlo in onda? E infatti l'hanno fatto.".

Paolo Guzzanti, esprimendosi sulla liceità del falso, prende una posizione aperta, ricorda e rivendica alcuni falsi giornalistici di cui è stato protagonista e afferma che "Se un personaggio lo rifai bene, non devi niente a nessuno: è tuo, sei lui, non esiste contraffazione perché ormai è un originale.".

Ci si troverebbe, insomma, di fronte ad un'opera d'arte che traendo spunto dalla realtà, come dire, prosaica della politica quotidiana, ne produce una poetica altrettanto vera e, per certi versi, più interessante della materia dalla quale è sortita.

Può essere opportuno ricordare gli eventi che sono all'origine di questa creazione dei redattori o dei collaboratori di Radio Black Out:

- settori consistenti del pittoresco mondo dei centri sociali (quelli del Nord - Est, il milanese Leoncavallo ed altri) stanno percorrendo la via dell'integrazione istituzionale ed economica che comporta la definitiva trasformazione in aziende del tempo libero e in aree di supporto alla sinistra parlamentare;

- la loro scelta non ha visto il consenso di altri centri sociali che hanno manifestato pubblicamente in diverse occasioni la loro ostilità alla via della pacificazione con l'esistente;

- il ministro di polizia, Rosa Russo Jervolino, ha, qualche tempo addietro, affermato di voler aprire un dialogo con i centri sociali e, in genere, con i soggetti politico-sociali extrasistemici, per usare una definizione neutra, ed ha fatto un esplicito riferimento alla bella città di Torino che sarebbe una località a rischio a causa della contemporanea presenza, per un verso, degli squatter e, per l'altro, di aggregati "spontanei" di cittadini desiderosi di maggiori garanzie di legge ed ordine;

- effettivamente qualche momento di confronto vi è stato, ci riferiamo al famoso incontro della tettoia fra Alberto La Volpe ed alcuni militanti del Gabrio, prima, ed ad un incontro fra il sacerdote torinese "impegnato nel sociale" Don Ciotti, noto anche come Don Ciotola, ed esponenti, non meglio conosciuti, almeno allo scrivente, dei centri sociali del Nord Est e del Leoncavallo, poi;

- questi incontri hanno sollevato dubbi e polemiche di vario tipo ed hanno favorito il ridislocarsi, nel merito dell'opportunità di aprire trattative con lo stato, di diversi soggetti sociali e politici cittadini. In particolare è avvenuta una classica inversione, secondo i media, dei ruoli fra il CSOA Gabrio, che a primavera sembrava squatterizzato e cattivello ed ora è sospettato di vivere una svolta istituzionale ed opportunista, ed il CSOA Askatasuna al quale, oggi, viene attribuita una posizione radicale sulla questione istituzionale mentre a primavera non godeva dei favori della cronaca nonostante le sue posizioni non siano cambiate;

- non ci è dato di conoscere a fondo le ragioni di queste dinamiche che, con ogni probabilità sono più complesse di come sono appaiono all'esterno. Alcune ipotesi sono, comunque, possibili. Basta pensare alla capacità attrattiva della rifondata Rifondazione su settori di movimento, ad un certo qual logoramento dei centri sociali come polo di aggregazione dell'opposizione sociale, al fatto che l'Askatasuna (che fa riferimento all'area autonoma e ne riflette, in qualche misura, le articolazioni ed il dibattito) vive una certa ripresa grazie alla sua presenza nel movimento degli studenti per trovare ragioni a quelli che apparirebbero come inspiegabili giri di valzer. Fra l'altro, i militanti dell'Askatasuna hanno, nei giorni passati, inviato a Don Ciotola una lettera critica decisamente severa nei confronti della sua pretesa di essere un interlocutore privilegiato per i drop out politici e sociali.

Può, ora, valere la pena di tornare alla ricostruzione giornalistica della pseudointervista.

Nelle pagine torinesi del "La stampa" appare un articolo di "approfondimento", a firma Angelo Conti, ed intitolato "Intervista allo 'squatter' La Volpe". L'articolo in questione tenta una ricostruzione dettagliata della vicenda della falsa intervista e fa riferimento ad un documento del CSOA Gabrio circolato nei giorni passati.

Secondo "La stampa" "...il mattino del giorno successivo alla visita torinese di La Volpe (cioè mercoledì 18 novembre), qualcuno telefonò a Radio Black Out asserendo di essere il sottosegretario La Volpe e chiedendo ripetutamente di andare in diretta. La lunga telefonata venne invece soltanto registrata, forse per una verifica.". Nel merito dell'intervista si afferma, inoltre, che "...i toni del 'sottosegretario' che appariva particolarmente disposto a sottolineare la disponibilità dei ragazzi del Gabrio...erano quelli che servivano per rinvigorire le polemiche che, proprio in quelle ore, vivacizzavano i rapporti fra una frangia degli squatter più vicini all'autonomia (non contrari ad un confronto con i politici) e quelli invece più radicalmente anarchici (assolutamente critici di fronte a qualsiasi apertura al dialogo)..."

Riportiamo, infine, alcune considerazioni dei militanti del Gabrio che segnalano un certo qual fastidio da parte loro: "La verifica delle fonti è saltata più verosimilmente per la dichiarata ostilità nei confronti del centro sociale Gabrio da parte dei redattori presenti al momento della telefonata a Radio Black Out, che essendo tutti impegnati per il livello di stronzate uscite dall'intervista e per la possibilità di porre in pessima luce il centro sociale, si sono persi per strada la verifica delle fonti...".

Ci troviamo di fronte, insomma, ad una vicenda alquanto suggestiva della quale sarebbe opportuno ricapitolare gli elementi salienti:

- la falsa intervista al volpacchiotto è stato evidentemente un mezzo utilizzato da un settore di movimento per colpire il CSOA Gabrio;

- uno strumento del genere è efficace se conferma e rafforza un'opinione plausibile e condivisa e cioè che il CSOA Gabrio sta vivendo una deriva istituzionale;

- sarebbe, di conseguenza, opportuno che lo stesso CSOA Gabrio rendesse pubbliche le proprie posizioni e le proprie ragioni non solo e non tanto sul metodo utilizzato da alcuni redattori di Radio Black Out per attaccarlo quanto sul merito delle proprie scelte nei confronti dell'apparato statale.

Ovviamente ognuno dei soggetti coinvolti in questi fatti si regolerà come crede e, con ogni probabilità, nuove polemiche faranno dimenticare quelle attuali.

Può valere la pena di notare un fatto alquanto divertente. La polemica è stata presentata come uno scontro fra anarchici e autonomi e Radio Black Out viene descritta, in particolare, come un'emittente anarchica nell'articolo appena citato.

In realtà la radio in questione non è, con ogni evidenza, anarchica e vi collaborano esponenti di varie realtà sociali della più diversa provenienza e collocazione, il Gabrio non è autonomo e casomai lo è l'Askatasuna che oggi critica il Gabrio da posizioni dure.

Anche a prescindere dal fatto che "La stampa" non è definita a caso "la busiarda" (bugiarda), il fatto è che oggi, in particolare a Torino, i centri sociali sono stati arruolati, volenti o nolenti, nell'area squat dai media e che, senza che probabilmente ne traggano un gran piacere, le persone che li frequentano sono tutte individuate come squatter. A questo punto gli "squatter" buoni vengono presentati come autonomi e quelli "duri" come anarchici con delle conseguenze assolutamente bizzarre anche se, in fondo, di non grande rilievo.

Una considerazione, infine, è possibile: coloro che ritengono che si possano utilizzare i media per far passare un discorso proprio finiscono per trasformarsi in utili strumenti della comunicazione dominante e per svolgere gratuitamente il ruolo di animatori sociale e culturali nel contesto di una città che sta vivendo questioni di ben diversa serietà e radicalità dagli scioperi dei trasporti al riapparire di lotte di reparto in Fiat, dal movimento degli studenti alle tensioni sul territorio.

Squit Squot



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