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Da "Umanità Nova" n. 39 del 13/12/98

Scuola. Il movimento cresce

Capita a volte, ed è bene tenerlo presente, che anche chi vive un rapporto diretto con i segmenti della società più ricchi di tensioni non ne colga appieno i caratteri e le potenzialità e che, anzi, proprio l'eccessiva internità sia un ostacolo alla piena comprensione della dialettica sociale in atto.

Un buon esempio di questa regola generale è la ripresa di agitazioni nella scuola e la rilevanza politica che assumono, ripresa che, venendo dopo anni di relativa passività, mi ha parzialmente stupito, come è capitato ad altri compagni.

Ritengo, d'altro canto, che non valga la pena di indugiare troppo, in questa sede, sulle ragioni del nostro ritardo nel cogliere le novità in campo e che l'attenzione vada posta sullo scenario del conflitto politico che intorno alla scuola si va sviluppando,

In primo luogo, è assolutamente evidente che l'accordo fra governo, padronato e chiesa nel merito del finanziamento alle scuole private ha toccato la sensibilità di settori studenteschi più ampi che in passato e, soprattutto, più maturi politicamente. Dopo anni di autogestioni ritualizzate, defatiganti, povere di iniziative, assistiamo a una tensione intorno alla questione della difesa della scuola pubblica assolutamente notevole.

Può aver contribuito a questo mutamento degli atteggiamenti degli studenti l'arroganza esplicita della chiesa, il pretendere che la scuola cattolica sia l'unica portatrice di valori positivi, l'avidità di denaro dei vescovi a fronte di un taglio di risorse, che prosegue da molti, troppi, anni, per la scuola pubblica.

Fra gli stessi insegnanti è cresciuta la tensione.

Un contratto scaduto da un anno, una trattativa clandestina fra ARAN e sindacati di stato sul contratto stesso, informazioni frammentarie ma preoccupanti sul salario, l'organico, l'aumento del potere dei capi di istituto iniziano a far sentire i loro effetti.

Nello stesso tempo, la quotidiana verifica del degrado della propria condizione, del dilatarsi del lavoro burocratico, dell'arroganza dei presidi e dei direttori didattici che si pongono come dirigenti quando, ancora, non lo sono, gli effetti dei tagli delle risorse sul lavoro stanno cambiando il punto di vista sulla situazione di molti lavoratori della scuola.

Questo per quel che riguarda i soggetti sociali più immediatamente interessati alla questione della scuola pubblica.

Nello stesso tempo, all'interno del circo equestre parlamentare le tensioni tendono a crescere. La pattuglia laica presente nella maggioranza ha tentato, durante la discussione sulla legge finanziaria, una battaglia, appunto, parlamentare ed è stata gentilmente informata che il centrosinistra rafforzato dall'UDR cossighiana intende proseguire sulla via del finanziamento della scuola privata.

È, a questo punto, avvenuto che un gruppo di dinosauri della cultura laica si sia mosso e che abbia partorito un appello in difesa della costituzione ecc. ecc..

Dal nostro punto di vista nulla di particolarmente radicale e condivisibile.

Dal punto di vista di molti insegnanti, una sponda culturale al proprio disagio.

Il solo fatto che si desse una contraddizione ha aperto degli spiragli che non vanno sottovalutati.

Dall'appello, firmato dai vari Bocca, Galante Garrone ecc., è nata la proposta di una manifestazione a Roma per il 19 dicembre. A quanto mi risulta, una piccola cosa all'inizio. Ma su questa scadenza si sono messi in moto diverse forze.

In primo luogo, almeno dal punto di vista della visibilità, "Il manifesto" che tenta di ripetere un'operazione che gli è riuscita già nel 1994 con la grande manifestazione sulla scuola contro Berlusconi sulla base di una provvisoria alleanza Cobas-CGIL che stanno cercando di ricostituire.

È assolutamente evidente che i nostri postingraiani sperano di giocare il solito ruolo di pressione amichevole sul governo amico ma, appunto, almeno premono.

In secondo luogo si sta muovendo il PRC, che sta vivendo una stagione putiferiante e movimentista e che coglie quest'occasione per aprire a sinistra, e, comunque, per porsi come l'unico soggetto partitico di opposizione alla deriva neoliberale dominante.

A questo punto, sono avvenuti alcuni fatti, apparentemente bizzarri.

L'UDS, la giovane guardia studentesca del PDS e della CGIL sta nel movimento, configurandosi, ovviamente, come l'area moderata del movimento stesso ed assumendone alcune rivendicazioni come il rifiuto del finanziamento alla scuola privata per far passare la sostanza dell'iniziativa di parte governativa (autonomia scolastica intesa come aziendalizzazione, la dirigenza ai capi di istituto, il riordino dei cicli scolastici ecc.).

La stessa CGIL, rinvigorita dai buoni risultati alle elezioni delle RSU, ha preso un atteggiamento meno subalterno al governo o, almeno, meno apparentemente subalterno e ha cominciato a difendere il movimento degli studenti.

Si è, insomma costituito uno strano blocco, per la verità alquanto articolato, che va dal sempre giovane La Malfa che rispolvera i ritratti di Mazzini e Garibaldi ai ragazzi dei centri sociali.

Il rischio che caratterizza situazioni del genere è evidente: lo svilupparsi di un movimento di massa controllato a distanza dai soliti noti e che servirà a ridare spazio, fra i giovani, alla sinistra parlamentare e a trovare una mediazione al ribasso con una chiesa ed una Confindustria illividite di fronte al rischio di vedere rinviata l'ulteriore elargizione di pubblico denaro per il quale hanno tanto penato e che sembrava, sino a pochi giorni addietro, cosa fatta.

Le possibilità che il movimento apre sono, però, assolutamente interessanti. Mi limiterò a indicarle:

- il radicalizzarsi di settori giovanili è un bene in sé anche se ci costringe a leggere quotidiane e stucchevoli comparazioni con il '68;

- ci piaccia o meno, i movimenti di massa sono oggi costretti dalla miseria dei tempi a ripercorrere, si spera il meno possibile, strade battute: la pressione sulle istituzioni, la ricerca di sponde parlamentari ecc.. Solo l'esplicitarsi delle contraddizioni che attraversano la società aprirà uno spazio non testimoniale per proposte innovative rispetto alle attuali false scelte (scuola pubblica aziendalizzata voluta dalla sinistra PDS contro azienda scuola proposta dalla destra della sinistra e dalla destra tout court o, più schematicamente, scuola di stato contro scuola privata);

- l'intreccio fra difesa della scuola pubblica ed iniziativa autonoma sul terreno contrattuale può mettere in campo energie nuove fra i lavoratori della scuola con delle ricadute importanti sia per quel che riguarda gli studenti che per quel che riguarda l'assieme del lavoro dipendente.

Su quest'ultimo piano, la scelta della CUB Scuola di organizzare uno sciopero dei lavoratori del settore per sabato 19 dicembre può aprire delle prospettive interessanti nonostante le difficoltà che oggi caratterizzano il mondo del sindacalismo alternativo in categoria.

Si tratta di uno sciopero non facile ma che ha, almeno, due pregi:

- pone con chiarezza all'ordine del giorno le rivendicazioni dei lavoratori della scuola;

- non lascia margini di ambiguità sul ruolo del sindacalismo di stato il cui "appoggio al movimento degli studenti" è volto solo a recuperarlo ed a depotenziarlo.

Gli specifici contenuti e le modalità di azione del movimento degli studenti pongono certamente alla nostra attenzione anche altre ed importanti questioni: la critica del sapere, le forme attuali dell'agire collettivo, lo stesso ruolo degli anarchici federati dentro esperienze di mobilitazione dai sicuri tratti libertari,

Si tratta di questioni sulle quali sarà necessario tornare con rigore e determinazione.

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