Da "Umanità Nova" n. 39 del 13/12/98
Domenica 20 dicembre si terrà a Prato una manifestazione di sostegno
alle iniziative di denuncia contro i crimini di Pinochet e della sua giunta
militare e per richiedere l'immediata liberazione di tutti i prigionieri
politici ancora detenuti in Cile.
La manifestazione é stata indetta dal Comitato dei Lavoratori Cileni
Esiliati, un organismo costituito recentemente dai promotori delle denunce in
Italia contro Pinochet per far fronte, ai vari tentativi di insabbiamento in
atto.
Alcuni giudici e varie procure hanno infatti già operato per annullare
tutto il lavoro di denuncia e di documentazione portato avanti con un grande
dispendio di energia a partire dal 28 ottobre. Così a Milano la denuncia
presentata da Urbano e a Massa Carrara quella di Prieto Alaniz Juan Fernando,
sono state archiviate e questo mentre il ministro Diliberto si dichiarava, a
parole, favorevole all'apertura di indagini circa l'assassinio e la sparizione
in Cile di 32 cittadini italiani durante la dittatura militare.
Ma la tenacia con la quale il Comitato ha perseverato nel suo impegno ha avuto
un ulteriore riscontro nell'apertura di tre procedimenti presso il Tribunale di
Prato contro il dittatore cileno responsabile di stragi, omicidi e sequestri di
persona, torture, occultamento di cadavere, ecc. E non é certo un caso
che proprio Prato sia stata scelta come sede della manifestazione che,
raccordandosi con l'iniziativa a livello internazionale, vuole porre con forza
non solo un'esigenza di verità e di giustizia ma intende denunciare il
"continuismo" che affligge la vita politica e sociale del Cile.
Infatti i due governi che si sono succeduti alla giunta militare sono nati
all'ombra di una costituzione voluta nel 1980 da Pinochet il quale ha
conservato il suo incarico di comandante in capo indiscusso della forze armate
fino al 1997.
Gli apparati repressivi hanno continuato ad operare perseguitando, reprimendo,
incarcerando sistematicamente gli oppositori (é di questi giorni la
notizia che un compagno anarchico di Santiago ha dovuto abbandonare il Cile per
fuggire alle minacce di morte rivoltegli da bande paramilitari
pinochettiste).
Non può bastare quindi un'iniziativa rivolta esclusivamente
all'ex-dittatore; essa deve fare da volano per la rimessa in discussione del
sistema di potere cileno. Rimessa in discussione che dovrà vedere
nell'abolizione della legge di amnistia del 1978 che ha garantito la totale
immunità dei massacratori, oltre che della costituzione fatta a misura
di Pinochet e delle esigenze delle classi possidenti cileni e dei loro
protettori imperialisti, un momento fondamentale dell'affossamento del
"continuismo". Con questa intenzione il Comitato dei Lavoratori Cileni Esiliati
intende operare per la definizione di una nuova "legalità", prodotto
dalla volontà dei lavoratori e del popolo cileno.
In tale chiave va letta la dichiarazione di totale illegittimità
proclamata dagli esiliati cileni non solo del governo in carica a Santiago, ma
anche di tutte le rappresentanze diplomatiche all'estero.
M. V.
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