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Da "Umanità Nova" n.1 del 17 gennaio 1999

Un cordone sanitario a cerchi concentrici
In difesa della Fortezza Europa

Negli ultimi venti anni l'arsenale legislativo degli Stati europei in tema di immigrazione non ha mai cessato di crescere: alle leggi, ai decreti e ai regolamenti nazionali si sono via via affiancati e sovrapposti tutta una serie di accordi e trattati internazionali. Tutto inutile: l'immigrazione non è stata fermata. E' stato invece creato un numero enorme di "clandestini", cioè di immigrati irregolari. Ne hanno approfittato i settori economici "in nero" e la criminalità organizzata.

Di fronte al fallimento l'UE cerca ora nuove strade. L'ultima trovata è quella di creare una sorta di "cordone sanitario" attorno ai paesi europei in grado di filtrare i flussi migratori. Essenzialmente il progetto mira a dare agli Stati situati ad Est e a Sud una doppia funzione: 1) contenere l'immigrazione modernizzando (con i soldi dell'UE, naturalmente) i loro apparati di controllo alle frontiere; 2) riaccettare nel proprio territorio gli immigrati respinti dai paesi UE in cambio della possibilità di poter "esportare" temporaneamente nei paesi UE i loro lavoratori in esubero. Si profila così un'Europa divisa in un nocciolo centrale protetto da un cordone di paesi associati che chiudono le loro frontiere in cambio di un più facile accesso delle loro merci e dei loro lavoratori al mercato europeo.

Questo progetto, abbozzato fin dal 1991 dalla Germania relativamente all'Europa centrale e orientale, è ora ufficializzato da un documento realizzato nel luglio 1998 dalla presidenza austriaca dell'UE. Nel documento è proposto uno schema costituito da quattro cerchi concentrici: il primo è formato dai paesi aderenti al trattato di Schengen, che con il Trattato di Amsterdam verrà allargato all'intera UE; il secondo è quello costituito dai paesi che hanno chiesto l'adesione e dai paesi mediterranei che dovranno armonizzarsi con i principi di Schengen; il terzo (Paesi dell'ex-URSS, Turchia e paesi nord africani) dovrà concentrasi sul controllo dei transiti e sulla lotta ai trafficanti di immigrati; il quarto è costituito da Cina, Medio Oriente e Africa nera.

Il piano dell'UE punta anche a creare nei paesi più vicini delle "zone internazionali protette" dove internare gli immigrati irregolari in attesa di non si sa cosa. E' evidente la somiglianza fra queste fantomatiche "zone" e i famigerati campi di concentramento per immigrati "clandestini" costruiti in tutti gli Stati europei.

Si tratta di un piano molto ambizioso che comunque non riuscirà a fermare i flussi migratori. Riuscirà invece a esportare razzismo e xenofobia in paesi che non hanno certo bisogno di essere incoraggiati su questa strada. Il fatto è che l'Europa persegue una politica miope che finisce con lo scaricare sui paesi vicini il problema dei flussi migratori, paesi con i quali si cerca di concludere accordi che permettano anche l'utilizzazione temporanea della loro manodopera a basso costo, manodopera così utile per gli interessi dei capitalisti dei paesi europei afflitti da un rapido invecchiamento della loro popolazione.

Da parte nostra siamo convinti che la creazione di "clandestini" sia uno degli effetti di un sistema che dappertutto produce miseria, disoccupazione, precarietà e paura del "diverso". Il nostro obiettivo è l'abrogazione di ogni legislazione sull'immigrazione, per la regolarizzazione di tutti gli immigrati e per il diritto alla libera circolazione di tutti gli individui. In questo ambito la battaglia per la chiusura dei "campi di concentramento" per immigrati clandestini assume un'importanza centrale anche considerato il fatto che la criminalizzazione dell'esclusione sociale, di cui gli immigrati sono parte integrante, è uno degli elementi caratterizzanti dei progetti di nuovo ordine sociale delle classi dominanti.

A.Q.



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