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Da "Umanità Nova" n.1 del 17 gennaio 1999

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Spezzano Albanese: dopo la sbornia elettorale

Trascorsa la sbornia elettorale dell'unica lista in campo (l'ulivo), che ha gridato vittoria ai quattro venti per il consenso ricevuto (2711 voti su 2953 votanti) nonostante non sia stato raggiunto il quorum del 50% più uno dei votanti che avrebbe alla stessa permesso di governare il paese... trascorsa l'illusione elettorale di coloro che hanno ingenuamente pensato di riuscire a mettere, servendosi del voto, definitivamente all'angolo la vecchia classe politica locale... trascorsa la delusione di coloro che avendo fatto dell'astensionismo opportunista e di comodo la propria bandiera (la lista che non c'era del vecchio ceto politico), speravano che solo un 25% dei 6411 elettori si sarebbe presentato alle urne... domenica 13 dicembre la Federazione Anarchica locale ha tenuto nella centrale piazza Matteotti una pubblica manifestazione con comizio per esporre alla comunità le proprie riflessioni critiche sul dopo elezioni e sulle problematiche locali. Tanto era l'interesse di ascoltare la libera voce degli anarchici che già un'ora prima dell'orario stabilito per la pubblica manifestazione la piazza mostrava parecchi capannelli di cittadini, che andavano via via ingrossandosi sino a riempirla, man mano che ci si avvicinava all'avvio del comizio.

I due oratori della locale Federazione Anarchica oltre ad aver ancora una volta sgomberato il campo con estrema coerenza da tutte le chiacchiere menzognere che gli avversari politici continuano subdolamente a seminare contro gli anarchici, sono poi passati a trattare le problematiche locali e soprattutto il primo provvedimento della commissaria prefettizia in materia amministrativa riguardante la discarica comunale. Praticamente la commissaria, sulla base di un documento del commissario regionale delegato per l'ambiente in risposta ad una lettera-esposto del sindaco (datata, almeno sembra, un venti giorni prima dalla fine del suo mandato) con cui si denuncia la situazione non rientrante nella norma in cui versa la discarica di Spezzano, ha disposto con un'apposita ordinanza che i rifiuti solidi urbani vanno portati alla discarica di Cassano allo Jonio e che per quanto riguarda invece il materiale da raccolta differenziata (cartone, vetro, ecc.) i cittadini devono provvedere in maniera diretta allo smaltimento stipulando un contratto in merito con la ditta più vicina che garantisce tale servizio.

A tal proposito la locale Federazione Anarchica nel corso del suo comizio ha denunciato pubblicamente le gravi responsabilità degli ex amministratori comunali (fautori dell'astensionismo opportunista della lista che non c'era nel corso della campagna elettorale) che nonostante più volte sollecitati dalla FMB con relative proposte sulla questione discarica, sulla questione della raccolta differenziata e su una gestione collettiva e cooperativistica delle stesse si sono semplicemente preoccupati di privatizzare la raccolta dei rifiuti elargendo sempre più soldi all'impresa privata appaltatrice del servizio, e come se ciò non bastasse, regalando infine alla comunità un aggravio di spesa di più di un milione al giorno (tanto costerà a Spezzano il servizio che sarà reso dalla discarica comunale di Cassano allo Jonio) oltre all'ulteriore costo del contratto che i cittadini devono singolarmente stipulare per la raccolta differenziata: il tutto come spirito di vendetta ben coniato dal famoso detto "dopo di me il diluvio".

In paese, comunque, dopo la chiara ed esplicita denuncia pubblica degli anarchici sta montando una genuina protesta popolare coadiuvata da specifiche iniziative della FMB protese a trattare e risolvere radicalmente e con proposte autogestionarie il problema del sevizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, mentre gli ex amministratori si vedono ormai travolti dal turbine di un vero e proprio diluvio di pesanti critiche popolari sul loro operato.

Milano: minaccia di sgombero alla Cascina Autogestita Torchiera

Pubblichiamo il comunicato diffuso dai compagni del Torchiera in seguito alle minacce di sgombero di cui sono stati recentemente oggetto: "La cascina autogestita Torchiera ha una storia quinquennale di autogestione, in essa si sono ritrovate individualità e sommate forze di diversa provenienza ed espressione politica, che hanno dato vita ad una sinergia di attività assolutamente libere, vitali e fuori da ogni schema di consumo fino ad effettuare un percorso politico che annovera tra le tante attività: iniziative contro il carcere, a sostegno della lotta zapatista e della popolazione nicaraguense, contro gli abusi del sistema psichiatrico, cene popolari, iniziative sul baratto, la palestra giocolieri e la sala prove della Banda degli ottoni a scoppio. Tutto questo non dimenticando l'opera di ristrutturazione di parte del tetto e dei locali della cascina medesima, cascina che l'attenzione del comune volle ricoperta in molte sue parti di ETERNIT (amianto!) con interventi, prima dei fatidici ultimi cinque anni, a dir poco mostruosi. Possiamo, noi, fidarci di gente che fa cadere le case e si presenta in mutande sui giornali?

Di questi cinque anni rivendichiamo l'occupazione, l'autogestione e la libertà da ogni schema politico ed economico.

Cascina autogestita Torchiera. Per info: tel. 02/3088896

Vicenza: basi americane e condomini militarizzati

Di tutto potranno essere accusati gli americani insediati a Vicenza ma non certo di non darsi da fare per vivacizzare la vita dei loro, per amore o per forza, "concittadini".

Una volta per l'inceneritore della Ederle, un'altra per gli elicotteri che sorvolano il quartiere di San Pio X a bassisisma quota... per non parlare dei gas lacrimogeni fuoriusciti dal perimetro della caserma durante un'esercitazione.

L'ultima in ordine di tempo riguarda la base della Fondega, al Tormeno.

L'ambientalista veneziano Cesare Scarpa (componente della commissione paritetica sulle servitù militari), dopo un sopralluogo alla base americana, situata sotto alle prime propaggini dei Berici, aveva denunciato che "qui sono custoditi missili antiaerei (Stinger), esplosivi ad alto potenziale (Semtex, Component B) e proiettili per artiglieria". La base, secondo Scarpa sarebbe minacciata da un fronte franoso che rischia di tramutarla in una bomba devastante. Attualmente non sarebbero rispettate le norme di sicurezza pubblica italiane e si parla anche del progetto di un nuovo bunker senza protezione esterna. Naturalmente il comando Setaf ha cercato di minimizzare con un comunicato in cui sostiene che gli smottamenti verificatisi sarebbero superficiali e di modesta entità ma tra i vicentini, in particolare tra quelli di Tormeno, permangono legittime preoccupazioni.

Qualche apprensione si registra anche tra gli abitanti di via Quadri in prossimità dell'incrocio con C.so Padova, in una zona densamente popolata. Da qualche mese un condominio, presumibilmente acquistato dagli americani, è stato letteralmente militarizzato. Davanti all'entrata è sorta una guardiola presidiata giorno e notte da marines in tenuta da combattimento e armati. "Non potevano restarsene in caserma?" - si chiedono gli inquilini dei palazzi circostanti, mai interpellati in proposito e poco propensi a fare da involontari "scudi umani".

Gianni Sartori

Prato: manifestazione del 20 dicembre

Il 20 dicembre si è svolta a Prato la prevista manifestazione che il comitato esuli politici cileni aveva organizzato per sensibilizzare l'opinione pubblica in merito alle vicende che hanno visto coinvolto negli ultimi mesi l'ex dittatore cileno Pinochet. Alla manifestazione sono intervenute circa 700 persone tra le quali significativa era la presenza anarchica.

In quell'occasione è stato letto una lettera proveniente da detenute politiche cilene di cui riportiamo alcuni passaggi: "A LUI non lo hanno sequestrato gli apparati della repressione che ci hanno arrestate. A LUI non lo hanno torturato davanti ai suoi figli, non gli hanno messo la corrente elettrica, non lo hanno picchiato, non gli hanno bendato gli occhi, non lo hanno oppresso con giornate di interrogatori. Non lo hanno torturato come a noi. Certamente per una ragione o per un'altra rimarrà libero e non incarcerato per anni, come noi. (...)

Oggi ci si appella ai diritti umani. La destra parla di diritti umani, il governo parla di diritti umani, costoro che li hanno sempre violati, per i quali non sono mai esistiti, oggi risulta che sono umani e più ancora hanno diritti.

E dove stanno i diritti umani degli emarginati e degli umiliati di ieri e di oggi? Dove stanno i diritti umani degli operai del salnitro, dei minatori di Lota, dei bimbi che lavorano? Dove stanno i diritti umani delle centinaia di desaparecidos, degli assassinati, dei torturati, dei tanti che soffrono giornalmente la repressione dello Stato di Polizia creata dalla Concertazione? Dove stanno i diritti umani degli insegnanti, dei cittadini, dei mapuche? (...)"

Nel frattempo il Comitato Lavoratori Cileni Esiliati annuncia nuove iniziative sul terreno della lotta contro "il criminale Pinochet ed il governo cileno che lo sostiene e piange per la sua intoccabilità".

C.P.

Torino: manifestazione contro la guerra in Iraq

Il 23 dicembre si è svolta a Torino una manifestazione contro l'aggressione militare contro il popolo iracheno e per la fine dell'embargo. Al corteo, indetto dalla Rete cittadina immigrazione e diritti, aveva aderito un ampio cartello di associazioni, gruppi politici e centri sociali, tra cui la Federazione Anarchica Torinese. Nonostante il questore di Torino, Nicola Izzo, preoccupato che l'iniziativa potesse turbare la quiete dei torinesi, impegnati nelle compere natalizie, avesse inizialmente cercato di impedire che la manifestazione passasse per il centro, il corteo, cui hanno partecipato circa 500 persone, ha attraversato le vie del centro e si è conclusa davanti alla RAI.

Red To

Roma: manifestazione del 19 dicembre

Il lungo percorso della lotta contro il disegno di legge sulla parità scolastica e contro la privatizzazione della scuola pubblica, che ha avuto momenti importanti nelle manifestazioni della scorsa primavera e dello scorso autunno, caratterizzandosi fortemente per il legame fra obbiettivi sindacali e attacco alla politica del governo, ha vissuto la manifestazione del 19 dicembre un po' come un corpo estraneo. Una manifestazione imponente (centomila la stima, forse ottimistica, ma non esagerata, della stampa), ma piuttosto deludente, soprattutto per la sproporzione tra la massiccia presenza studentesca e quella, assai più modesta, dei lavoratori della scuola. Quello era d'altra parte il copione voluto dalla sinistra istituzionale: costruire una giornata in cui prevalesse il movimento, nuovo protagonista della lotta contro la parità, che facesse scordare le latitanze degli attuali promotori della giornata dalle manifestazioni della primavera scorsa, che restituisse a Rifondazione una sorta di verginità dopo le vergognose concessioni sottoscritte nella finanziaria dell'anno passato, che soprattutto rendesse la parità una campagna d'opinione e non un terreno di rivendicazione sindacale e di forte compattamento dei lavoratori.

Dobbiamo rilevare che severe direttive di partito e sponde opportunamente ricercate hanno creato un ferreo ecumenismo che, per un pomeriggio, ha preso le sembianze di un movimento, curiosamente in grado di accostare senza problemi giovani che più antagonisti non si può e dinosauri della politica o delle istituzioni. Anche il dirottamento finale di un pezzo di manifestazione verso l'ambasciata americana, lungi dal proporsi come momento di manifestazione, ha voluto essenzialmente esprimere, nella testa di chi lo ha programmato, il movimentismo del movimento.

Da segnalare inoltre, finalmente, un modesto ma visibile spezzone anarchico, a riprova del fatto che è possibile rompere la paralisi preoccupante e un poco ambigua che ha caratterizzato finora la ritrosia dei compagni ad intervenire su una questione centrale come appunto quella della parità.

L'incisività delle lotte promosse fin qui dai sindacati di base è riuscita ad imporre la costituzione di uno schieramento più ampio, in cui sono sempre stati evidenti i rischi di una mediazione al ribasso: da qui la necessità di ribadire, per il 19 dicembre, attraverso l'indizione di sciopero, la caratterizzazione sindacale e rivendicativa della giornata. Solamente Unicobas e Flsu hanno indetto lo sciopero, mentre i Cobas lo hanno addirittura apertamente sconfessato in un volantino diffuso a Roma nei giorni precedenti la manifestazione.

La partita è ancora aperta. Occorre rilanciare in modo intransigente la lotta contro la parità scolastica e contro il governo.

Patrizia



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