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Da "Umanità Nova" n.1 del 17 gennaio 1999

D'Alema - Wojtila. Un aiuto reciproco

Propongo ai lettori di Un una chiave di lettura inedita dell'incontro tra il presidente del consiglio D'Alema e papa Woitila. La classe politica italiana, smarrita dopo la crisi delle ideologie e travolta dagli scandali di Tangentopoli, ha visto alle elezioni amministrative dello scorso novembre il più alto livello di astensionismo. La chiesa cattolica è in difficoltà per l'indagine della magistratura sulle vicende del cardinale Giordano, arcivescovo di Napoli. Per quanto riguarda l'evasione fiscale, questa indagine rischia di estendersi a tutta l'Italia e di far ricordare agli italiani lo scandalo dello IOR (Istituto Opere di Religione) che vide coinvolti in un giro turbinoso di migliaia di miliardi Sindona, Calvi e Monsignor Marcinkus (vedi "I mercanti del Vaticano" di Mario Guarino, Faos edizioni 1998). Non è quindi azzardata l'ipotesi che l'argomento principale dell'incontro in Vaticano sia stato quello di darsi scambievolmente una mano per superare un periodo di crisi ed utilizzare al meglio l'occasione offerta dal Giubileo del 2000. Quale migliore occasione per una bella amnistia nel nome della pacificazione universale?

Le premesse ci sono tutte. I magistrati milanesi Borrelli e D'Ambrosio hanno affermato ripetutamente che Tamgentopoli continua come se niente fosse. Con la sola differenza, rispetto al passato, che non ci sono più pentiti che collaborano. La lentezza dei processi, le archiviazioni e le vivine prescrizioni dei reati faranno il resto. Per quanto attiene al caso Giordano, repubblica del 9 gennaio (pagina V della cronaca di Napoli) offre due notizie interessanti. La prima riguarda i giudici del tribunale del riesame i quali hanno deciso di restituire i documenti sequestrati in dicembre alla Deputazione di S. Gennaro in quanto "la locazione di immobili non costituisce attività commerciale dell'ente quando non sia attività prevalente". Si tenga presente che sono centinaia gli immobili di proprietà della curia dati in fitto sui cui introiti non è stat pagata l'IVA. Resta da vedere se la procura deciderà di impugnare in cassazione il provvedimento del tribunale del riesame.

La seconda notizia viene dal giornalista Giovanni Marino che, intervistando il procuratore generale Renato Golia, gli fa presente che il cardinale Giordano invoca rapide indagini. Golia risponde: "Si metta l'animo in pace. Io che mi auguro di vivere cento anni posso solo sperare di vedere la fine di questa vicenda giudiziaria. I processi sono eterni". Su Repubblica del 19 12 1998 (pagina III della cronaca di Napoli) il consulente fiscale del cardinale Giordano, prof. Ermanno Bocchini, dichiarava tra l'altro: "Da ieri stiamo scrivendo pagine di diritto canonico-giudiziario assolutamente inedite. La questione posta dalla procura non ha precedenti. Le curie non sono società immobiliari e quindi non sono soggette a tassazione". Ma la curia di Napoli svolgeva anche attività finanziaria, come è stato documentato da Repubblica del 19 12 1998, a pagina 11, nell'articolo "Operazioni miliardarie benedette dallo IOR". E' il caso di ricordare che la stampa napoletana a suo tempo riportò la notizia che il cardinale Giordano, fattosi imprenditore, aveva investito - "per creare lavoro" a suo dire - trecento milioni nella società Interporto di Nola. Viene spontaneo allora l'interrogativo: vuoi vedere che una parte che una parte dei proventi dell'otto per mille consente alla chiesa cattolica investimenti e speculazioni finanziarie come ai tempi di Marcinkus? Sull'attività dello IOR, e quindi del Vaticano grande operatore finanziario in quegli anni, ricordo la lettera aperta che il giornalista Paolo Panerai indirizzò a papa Luciani sul settimanale Il Mondo del 6 9 1978.

Per chi volesse farsi un'idea dell'entità dei contributi che lo stato italiano passa alla chiesa cattolica, ricordo che nel 1997 il solo otto per mille - costituito da tasse alle quali lo stato rinuncia - ha fatto entrare nelle casse del Vaticano 1.300 miliardi di lire. Il manifesto dell'8 gennaio ha riportato a pagina 13 tutti gli oneri che lo stato si accolla nei confronti della chiesa cattolica. Da questi sintetici accenni si può intuire che gli argomenti trattati dalla delegazione italiana al seguito di D'Alema e da quella vaticana sono stati soprattutto economici e politici. Non poteva mancare la creazione di una commissione. A Napoli si racconta che quando Ferdinando II di Borbone era in difficoltà nelle riunioni di governo un suo fedelissimo gli suggeriva di creare una commissione per prendere tempo. Anche l'8 gennaio scorso, in Vaticano, è stata istituita una commissione denominata "paritetica" per trovare un punto d'accordo su questioni che, come abbiamo visto, hanno molto poco di spirituale. Servirà per rinviare al 2000 la soluzione di problemi che è consigliabile passino tra la confusione generale nell'anno del Giubileo.

Giacomo Buonomo



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