unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.2 del 24 gennaio 1999

Battaglia finale per il Kosovo?

Il compromesso, che ha momentaneamente fermato lo scontro armato, tra il regime di Belgrado e l'UCK (l'Esercito di Liberazione del Kosovo) difficilmente avrà lunga vita.

Il suo obiettivo era di fatto quello di evitare la morte e la sofferenza per decine di migliaia di persone, costrette ad abbandonare le proprie abitazioni in prossimità del duro inverno balcanico. Ed in effetti il "cessate il fuoco" ha consentito a molte di loro di ritornare nei propri paesi (o in quel che ne resta) e di poter così accedere agli aiuti umanitari.

Ma con l'avvicinarsi della primavera, le problematiche metereologiche cesseranno di avere alcuna influenza, e il conflitto si riaccenderà con rinnovata violenza: l'offensiva dell'artiglieria serba della settimana scorsa, il sequestro dei nove soldati serbi da parte dell'UCK, il massacro dei civili albanesi, rappresentano solo le avvisaglie di quello che ci riserverà il futuro prossimo.

Milosevic, uno dei principali responsabili della situazione creatasi, intanto si è già preoccupato di riportare nella regione gran parte di quelle forze che l'accordo, imposto dalla NATO, voleva far rientrare definitivamente nelle caserme di Belgrado. Approfittando del distogliersi dell'attenzione nordamericana dai Balcani verso l'Iraq e delle vicissitudini di Clinton, il leader serbo pensa di avere spazio per poter giocare nuovamente le sue carte e piegare gli albanesi kosovari.

Sulla barricata opposta l'UCK non ha certo fatto passare invano questo tempo e ora si presenta come una forza strutturata ed organizzata, come un vero esercito combattente.

La perdita di peso del movimento di Rugova appare evidente e non a caso continuano a Pristina le eliminazioni fisiche degli uomini a lui vicino.

La situazione si fa quindi, di giorno in giorno, più grave ed assume la veste di scontro solo e apertamente militare a carattere nazionalistico abilmente sfruttato dall'imperialismo per i suoi progetti espansionistici nella zona.

Le ricadute sull'intera ragione balcanica avranno una portata dirompente per i precari equilibri esistenti con la conseguente marginalizzazione delle problematiche sociali a tutto vantaggio dei settori più reazionari e fascisti ovunque dislocati. Ma nemmeno i paesi limitrofi, come l'Italia, si potranno tirare fuori dalla recrudescenza di un conflitto che avrà come primo ed eclatante effetto la moltiplicazione di profughi che, giustamente, cercano di sfuggire alla morte. La vigliacca ipocrisia di quanti temono l'invasione del cortile di casa da parte di tanti disperati dovrà allora fare i conti con le responsabilità di chi ha fomentato la dissoluzione della repubblica federativa jugoslava e l'innescarsi dei conflitti `etnici'. Sta anche a noi la capacità di denunciare tali responsabilità e a stimolare l'avvio di una generosa politica di accoglienza delle vittime della guerra che, infame come tutte le guerre, è sempre contro i civili, i contadini, i vecchi, i bambini.

Non cesseremo di ripeterlo: solo una libera federazione dei popoli balcanici potrà fermare questa lunga scia di sangue che ormai da troppi anni percorre la regione: l'esperienza di questo decennio ci conferma che non si da un altro percorso.

blitz



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