Da "Umanità Nova" n.2 del 24 gennaio 1999
Flussi migratori
Selezionati dagli scafisti
Le prospettive demografiche per la popolazione italiana in età
lavorativa dicono che tra il 1997 e il 2017, la parte più dinamica della
forza lavoro, quella cioè compresa tra i 20 ed i 59 anni,
diminuirà (a causa di un calo delle nascite prolungato ed intenso) di
ca. 3,5 milioni di persone. A dircelo è la nota uscita in Allegato al
Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale del 15 settembre 1998,
redatta da due professori universitari di Demografia.
Da essa si possono trarre molti spunti per poter capire su quale terreno
intende muoversi prossimamente il Governo sulla delicata questione
dell'immigrazione.
Le numerose statistiche fatte dai due professori sul quadro demografico
italiano ci rivelano che se la diminuzione della popolazione attiva italiana
non sarà compensata da una regolamentazione dei flussi migratori "si
correrà il rischio" di produrre nel mercato del lavoro nazionale degli
squilibri qualitativi e quantitativi tali che nel prossimo futuro, invece di
vedersi arrestare la pressione migratoria verso il nostro paese (condizione
indispensabile per poter far parte dell'élite europea, vista la
posizione geografica dell'Italia che la rende porta d'accesso del Sud del mondo
verso gli altri paesi dell'Unione europea), si verificheranno le condizioni per
alimentare sempre di più nuovi arrivi irregolari di immigrati.
E' del tutto evidente che fino ad oggi l'immigrazione ha dimostrato di essere
del tutto conveniente per i nostri imprenditori e per il governo: essa infatti
ha coperto segmenti importanti del mercato del lavoro lasciati scoperti dalla
manodopera italiana. Che cosa potrebbe accadere, ci si chiede nella nota, di
qui al 2017 (anno in cui è appunto prevista la diminuzione di un totale
di 3,5milioni di persone in età lavorativa) quando davanti alla
impossibilità per i Paesi del Sud di creare tanti posti di lavoro quanti
ne richiederebbe la prevista crescita di popolazione in età lavorativa,
si assisterebbe in Italia ad un invecchiamento generale della popolazione che
in teoria potrebbe "liberare" posti di lavoro?
Perché allora di fronte a questo calo della popolazione attiva italiana
non programmare i nuovi flussi migratori in modo tale da garantire una
sufficiente flessibilità al mondo del lavoro?
Perché insomma non far decidere al Mercato la cifra degli
extracomunitari che il nostro Paese potrà assorbire di anno in
anno?
La stessa domanda, posta naturalmente in modo diverso, più
subdolo, se l'era fatta anche il numero due di Confindustria, Innocenzo
Cipolletta, che in un articolo pubblicato pochi giorni dopo l'uscita del
Supplemento alla Gazzetta Ufficiale, su "Il Sole 24 Ore" del 18
settembre, non poteva fare a meno di rimarcare la necessità di una
politica delle "porte aperte" poggiante non solo su considerazioni di
solidarietà cristiana ma anche e soprattutto su un nuovo modo di
considerare gli immigrati: "energie che rinnovano la società e
lo stesso mercato".
E sembrerebbe che proprio su questa politica delle porte aperte
il governo italiano stesse lavorando.
La prevista estensione della sanatoria a tutti coloro che ne hanno fatto
richiesta (oltre 300mila) e non soltanto a coloro che rientrano nei 38mila
imposti in partenza dal decreto, potrebbe essere la prima tappa di un generale
cambiamento di rotta rispetto alle politiche sull'immigrazione attuate dagli
altri paesi europei.
Mentre infatti in Francia e in Germania già al 1995 gli stranieri
costituivano rispettivamente il 6,3% e l'8,8% del totale della popolazione (la
percentuale giusta per potersi garantire uno stock di schiavi stranieri da
"impiegare" nel caso del previsto calo della popolazione in età
lavorativa), che giustifica, si fa per dire, la completa chiusura operata nei
confronti di qualsiasi ingresso di extracomunitari nel territorio nazionale; in
Italia, nel 1997, il numero di stranieri presenti sul territorio era pari al
2,4% del totale della popolazione e soltanto consentendo un afflusso di 80 mila
immigrati l'anno il governo potrà raggiungere nel 2017 il numero esatto
(3,5 milioni, pari 6,2% del totale della popolazione totale) di
stranieri utile per colmare la famosa perdita.
E' probabile quindi che col nuovo anno cambi anche la strategia del Governo:
resta naturalmente da vedere se il gioco vale la candela e cioè se, e a
quale prezzo, il Governo riuscirà a far cessare per un determinato
periodo (mai definitivamente) nell'immaginario collettivo l'equazione
immigrato=delinquente per porre come nuovo messaggio, più
diessiniggiante, immigrato=risorsa.
Se il governo modificherà nel tempo la sua strategia, non lo farà
certamente per venire incontro alle esigenze e alle richieste degli immigrati,
ma anzi: 1) si rifarà il trucco a sinistra allargando progressivamente
il numero dei "sanati"; 2) terrà a bada i bollenti spiriti dei razzisti
di sinistra (che lo sostengono) e di destra (che fanno finta di avversarlo),
intensificando a piacere la repressione sui "clandestini", con l'apertura di
nuovi Campi Lager per i più agitati; 3) fornirà manodopera a
basso costo agli imprenditori consentendo la presenza sul territorio nazionale
di un numero costante di immigrati irregolari, i lavoratori più
flessibili e più economici presenti sul mercato; 4) si doterà di
una riserva di manodopera straniera tale da tenere in equilibrio il numero di
popolazione in età lavorativa.
E' del tutto ridicolo sostenere, come fanno anche i due professori che hanno
redatto la nota, la perfetta regolamentazione dei flussi: basti pensare che il
decreto sulla programmazione dei flussi del 1996 (di cui già
parlava la legge Martelli del 1990) è stato pubblicato a febbraio del
1997 e che quello per il 1997 è stato pubblicato
nell'agosto 1997. Ciò che si può invece prevedere sono una
serie di accordi con gli "Stati di Frontiera" simili a quelli fatti con
l'Albania dove, in cambio di una repressione poliziesca organizzata sul posto
da agenti e con mezzi militari italiani, operante al fine di assicurare i
commerci italiani, si garantirà ogni tanto il passaggio di un numero di
persone stabilito dalle esigenze del mercato e dalle necessità di
allentare la tensione sociale nei paesi di provenienza. A tal riguardo sono
assai significative le parole del sottosegretario agli Interni, Lucio
Testa, il quale ha dichiarato alla stampa che "Tanto al Nord quanto al
Sud esistono aziende dove l'apporto di manodopera straniera, regolarizzata o
meno, è diventato di tale importanza che se, per assurdo, il Governo
dovesse varare un decreto di espulsione indiscriminato (o dovesse bloccare
l'arrivo di nuovi lavoratori stranieri), molte di esse si troverebbero in
ginocchio".
Un ultima riflessione. Visto che fino a qui abbiamo parlato di
popolazione in età lavorativa, è bene evidenziare che soltanto
attraverso il sistema della blindatura e delle sanatorie, sistema voluto e
organizzato dal governo, è possibile garantirsi un afflusso costante e
sicuro di persone con un'età compresa tra i 20 ed i 59 anni. La
selezione infatti viene lasciata agli scafisti o in generale ai criminali che
organizzano il passaggio nel nostro paese: soltanto i più forti infatti
sono in grado di resistere alle condizioni imposte dal viaggio. Il resto, tutti
coloro che non riescono a superare il viaggio non possono essere pronti per
entrare nel nostro paese.
Di questo i criminali che sono al Governo sono ben consapevoli.
Sono gli Stati che creano le condizioni di clandestinità; contro di
essi dobbiamo lottare per affermare il diritto alla libera circolazione.
dario
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