Da "Umanità Nova" n.2 del 24 gennaio 1999 Sportello unico. Sulla testa dei cittadiniLe feste di fine anno, la lotteria di capodanno e lo scandalo del gioco del lotto hanno monopolizzato l'attenzione degli italiani. Così, tra la generale indifferenza, è passato in parlamento uno straordinario esemplare di "corporativismo democratico", come è stato chiamato dal diessino Salvi il patto sociale per lo sviluppo e l'occupazione. Sottoscritto da ben 32 soggetti, organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, ai quali si sono poi affiancate le organizzazioni che rappresentano gli enti locali, il patto è stato definitivamente approvato dalla camera dei deputati il 14 gennaio scorso. Sono stati tutti d'accordo nello stabilire nuove regole che attraverso la concertazione, consentirebbero loro di compiere scelte vitali sulla destinazione e l'uso del territorio. Nel nome dello sviluppo e dell'occupazione, pretenderebbero di far passare queste scelte sulla testa dei cittadini. E' opportuno esaminare il più pericoloso strumento di "semplificazione ed accelerazione" dei procedimenti amministrativi, il cosiddetto "sportello unico", le cui funzioni vengono illustrate nell'allegato 1 al patto: Semplificazioni procedurali e progetti speciali per le pubbliche amministrazioni. Al punto 1.2 - sportello unico per le attività produttive - si fa riferimento al regolamento dell'attività dello sportello stesso che "unifica tutti i procedimenti relativi alle localizzazioni, realizzazione, ampliamento , riconversione, messa in esercizio di tutti gli impianti produttivi, inclusi quelli commerciali, e ivi compresa la valutazione di impianto ambientale e la eventuale modificazione di strumenti urbanistici". Il testo del regolamento dello sportello unico è stato approvato con il DPR n. 447 del 20 10 1998 ed è apparso sulla G.U. del 28 12 1998. Il testo del decreto, 11 articoli per 5 pagine, è affiancato da ben sei pagine di note "al fine di facilitare la lettura delle disposizioni di legge alle quali è operato il rinvio." E' una lettura faticosa, ma illuminante sulla volontà dei legislatori e delle cosiddette "parti sociali" di togliersi dai piedi tutti i possibili rompiscatole. Si limita la partecipazione dei cittadini alla semplice presentazione di osservazioni agli strumenti urbanistici ed alle valutazioni di compatibilità ambientale. Sarà utile ricordare che sono 15 anni che disegni di legge sulla V.I.A circolano nelle aule parlamentari. L'ultimo, approvato dal senato, è bloccato da sei mesi alla camera (atto n 5100), ma non prevede né le assemblee dei cittadini per esaminare un progetto sottoposto alla V.I.A, né la cosiddetta "opzione zero", vale a dire la possibilità che un progetto venga definitivamente accantonato. A conferma che si continua a negare agli italiani il diritto a momenti di democrazia diretta anche quando è in gioco il futuro del territorio sul quale essi vivono. A questo proposito desta preoccupazione la notizia apparsa in cronaca di Napoli su Repubblica del 6 1 1999. Due giorni prima, nel corso di un incontro riservato, l'ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, Thomas Foglietta, ed il sindaco - ministro Antonio Bassolino hanno discusso di un progetto per rilanciare il turismo nel Mezzogiorno. Foglietta ha inviato una lettera personale a venti sindaci del Sud proponendo un incontro da tenersi in marzo, a Napoli, assieme ad esperti statunitensi di turismo per favorire lo sviluppo, la costruzione e l'attività di strutture turistiche nel Mezzogiorno, dopo aver individuato le aree idonee. La notizia induce a due considerazioni: 1) gli interessi degli imprenditori contrastano quasi sempre con gli interessi delle collettività. I porti turistici con relativi alberghi - ad esempio - sono un ottimo affare , ma tendono ad occupare quei pochi tratti di costa e di mare ancora liberi e che tali dovrebbero restare per essere goduti da tutti, senza pagare pedaggi; 2) Bassolino ha la vocazione a decidere per i cittadini e non con i cittadini. Gli è andata male dopo che, con una delibera della giunta comunale, decise che un'area del centro direzionale di Napoli destinata ad infrastrutture pubbliche fosse destinata ad ospitare il quartier generale delle forze alleate del Sud Europa. Un movimento popolare di opposizione ha indotto i vertici della NATO a rinunciare al progetto. Se la classe politica italiana insisterà con il programmare l'uso del territorio sulla testa dei cittadini - ed è scontato che verranno utilizzati anche gli strumenti offerti dal patto sociale e dallo sportello unico - assisteremo al proliferare di movimenti spontanei di protesta e di opposizione. Si estenderà e rafforzerà il "sesto potere", quello dei cittadini che acquisteranno sempre più coscienza del loro diritto a partecipare alle scelte che riguardano il territorio e che, sempre più frequentemente, bloccheranno le scelte calate dall'alto. Per il sindaco - ministro Bassolino si profila un'altra delusione. Giacomo Buonomo
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