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Da "Umanità Nova" n.3 del 31 gennaio 1999

Cavalese: 3 febbraio 1998 - 3 febbraio 1999
Un anno dalla strage di civili

Un anno fa si compiva l'ennesima strage di civili da parte di un aereo militare americano. Il copione é quello classico delle operazioni militari che vengono compiute in giro per il mondo dagli eserciti del governo mondiale. Il fatto che questi eserciti abbiano le mostrine degli Stati Uniti d'America o dell'Italia o della Germania o dell'Inghilterra (l'elenco potrebbe continuare per 186 eserciti) ha una importanza relativa. Nel caso di Cavalese é servita ad alzare un po' di fumo nazionalista che, alla luce dei seguenti eventi, si é immediatamente diradato quando la magistratura italiana ha riconosciuto la giurisdizione della magistratura militare degli USA. Nel caso di Cavalese le autorità si sono affrettate a dichiarare il "tragico incidente" ma é lo stesso, tragico incidente, che ha causato la morte degli studenti dell'istituto "Salvemini" a Casalecchio di Reno (BO), é lo stesso, tragico incidente, che ha causato la morte dei passeggeri Alitalia sul mare di Ustica, é lo stesso, tragico incidente, che ha "deviato" un missile iper intelligente sulle case di Bassora.

Le guerre, tutte le guerre, hanno prodotto la maggior parte delle vittime fra la popolazione civile che viveva nei territori del conflitto. Mano a mano che le guerre divengono "moderne" la proporzione fra stragi di civili e morti "in battaglia" si accresce, fino ad arrivare alle modernissime guerre dell'oggi nelle quali le stragi di civili avvengono in territori che non hanno nemmeno lo status di "campi di battaglia".

Nel caso della funivia della val di Fiemme, poi, si aggiungono beffe alla beffe. La stagione turistica invernale sta volgendo al termine ma l'ente per il turismo ha annunciato nell'anniversario della strage, tramite il TG1 (emittente del governo), che la funivia é stata ripristinata e che quindi si può nuovamente, comodamente, salire sull'alpe del Cermis a sciare. Lo stesso ente per il turismo (ente della regione autonoma del Trentino presieduta dal democristiano di turno capace di fare la voce grossa all'indomani della strage ma di memoria, evidentemente, cortissima) si é astenuto dal commentare che la magistratura militare americana prosegue nella sua operazione di pulizia della memoria al fine di cancellare l'indecoroso "incidente", mettendosi al riparo da ogni contestazione giuridica visto che ha accertato che nelle mappe di volo dei piloti della base di Aviano la funivia del Cermis non era segnata. Retoriche scorrono le domande: che ci stanno a fare le brigate alpine nel Trentino, che ci stanno a fare i carabinieri della Val di Fiemme, entrambi corpi militari dello Stato atti a coadiuvare le operazioni dei reparti NATO. Sembra proprio che non ci siano responsabili, oltre i due piloti americani che sulle mappe non sapevano della funivia ma che si esercitavano come altri cento loro commilitoni ai passaggi arditi. Così come non ci sono responsabili per la strage di Casalecchio, per quella di Ustica, come per quella di Bassora.

Giochi delle parti, parti del copione. Alti ufficiali dell'esercito, dei carabinieri, dell'aviazione, della marina. Ministri, sottosegretari, funzionari. Giornalisti, politici, vescovi e cardinali. Uomini del potere pronti ad indignarsi ad ogni piè sospinto, pronti a scatenare la canea reazionaria e razzista contro gli immigrati, le prostitute, gli scioperanti, gli occupanti, i centri sociali o gli squatter. Uomini della "tolleranza zero" estremamente tolleranti e comprensivi quando sul banco degli imputati dovrebbero sedere loro o i loro compari o i loro picciotti.

Tutte le volte che ci tocca commentare fatti di questo genere ci si ritorcono le budella nello spasmo della rabbia cieca e feroce alla quale ha lasciato il passo un'indignazione che, ormai, sarebbe solo di circostanza.

La razionalità può anche emergere a segnalarci come questa sia la logica intima ed esaustiva del potere, del sistema di dominazione e sfruttamento che deve giustificare l'esistenza degli eserciti e, quindi, di tutti gli "incidenti di percorso" che tali strutture possono provocare (da Villafranca a Ghedi a Miramare a Gioia del Colle, solo per ricordare quelli dell'aeronautica). La stessa razionalità ci dice, però, che l'umanità per liberarsi da questo giogo deve avere il coraggio della rivolta.

WS



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