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Da "Umanità Nova" n.3 del 31 gennaio 1999

Letture

Giampietro (Nico) Berti, Il pensiero anarchico. Dal Settecento al Novecento, Lacaita, Manduria, 1998, pp. 1034, lire 60.000

Dopo un bel po' di anni di gestazione, è uscito il volumone di Nico Berti che ripercorre tutta la storia del pensiero anarchico, dalle origini illuministe sino alla guerra di Spagna. Due secoli pieni, dunque, in cui nasce e matura un'idea che è cresciuta attraverso pratiche di lotta (che nel libro vengono tralasciate sullo sfondo) e riflessioni di uomini e (poche) donne le cui elaborazioni ne costituiscono oramai il nucleo classico. A ciascuno di essi, Berti dedica un capitolo di un centinaio di pagine in cui dipana il filo teorico intrecciando man mano quello che sarà compiutamente pensiero anarchico. Godwin, Stirner, Proudhon, Bakunin, Kropotkin, Malatesta; ma non solo, anche la lunga distriba marxismo-anarchismo dalla I Internazionale alla rivoluzione dei soviet, con l'accentuazione della critica di totalitarismo mossa direttamente a Marx (al suo pensiero) e non solo ai suoi beceri epigoni (come ovvio).

Ma Berti non si ferma, non si è fermato: pedagogia libertaria, anarcosindacalismo, individualismo, e poi Tucker, Rocker, Tolstoj, Réclus, Landauer, cogliendone gli aspetti teorici in una montagna di testi, libri, opuscoli. Insomma, due secoli di storia del pensiero racchiusi in un unico volume, dalla mole impressionante, dal costo non tascabile ma proporzionato; si può leggere capitolo per capitolo separatamente, del resto è come avere una sorta di enciclopedia complessiva a portata di una mano soltanto.

Berti si arresta quando cessa l'epopea dell'anarchismo, alla rivoluzione spagnola, al tentativo stroncato sul nascere di Berneri di rivedere il nucleo teorico per renderlo al passo con i tempi, e inserisce alla fine, sorprendentemente, due altri autori, Caffi e Rizzi (oltre Merlino), che non rientrano propriamente nella "formazione" ideale della squadra anarchica, ma le cui riflessioni di segno deliberatamente libertario, a suo dire, possono oggi apportare un contributo di originalità distintiva nel panorama di un anarchismo di fine secolo ancora confusamente alle prese con i propri problemi teorici e strategici. Ma di quest'ultima storia (trentennale) dell'anarchismo contemporaneo è ancora prematuro scolpire epitaffi o riassumere traiettorie; sarà opera quotidiana di ciascuno di noi che prosegue orgogliosamente un percorso consegnato alla Storia, e che il libro di Nico Berti ci rende puntualmente conto rivelando le cifre peculiari ed i limiti da superare.

Salvo Vaccaro



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