![]() Da "Umanità Nova" n.3 del 31 gennaio 1999 InformAzioneSciopero nelle concerie contro le morti bianche Paolo Pistolesi aveva 28 anni. Era il capoturno di notte alla Sgs, la notte tra il 10 e l'11 gennaio. Aveva timbrato il suo cartellino alle dieci e doveva smontare otto ore dopo. "Era un ragazzo esperto, ce l'aveva quasi fatta a laurearsi in ingegneria elettronica anche se il lavoro aveva rallentato gli studi", piange suo fratello Marco. La vita di Paolo, per Cgil, Cisl e Uil, per ora vale uno sciopero provinciale di un'ora nell'intero comprensorio del cuoio a fine turno e la richiesta di uno sciopero generale. Tutto è successo alle 11,30. "Non c'è stato un guasto", mettono le mani avanti i manager dell'azienda. E' accaduto però che era rimasta aperta, chissà perché, la micidiale botola di una cisterna di decantazione da dove fuoriusciva idrogeno solforato. Al buio Paolo deve aver tentato l'azzardo di chiuderla arrivandoci in apnea e senza protezione. Ma forse ha respirato, è bastata una sola boccata in quei cinque metri percorsi perché il gas paralizzante lo facesse crollare a terra intossicato. Due soccorritori sono corsi da lui ma sono svenuti anche loro. Ma almeno Pietro Giovannetti, 35 anni, e Giuseppe Marradi di 53 se la sono cavata, sono "gravemente intossicati" ma vivi. Anche se hanno dovuto aspettare un'ora prima che arrivassero altri compagni e che suonasse l'allarme. I vigili del fuoco raccontano infatti che la telefonata è arrivata solo a mezzanotte e trenta. Per accorgersi dell'incidente è passata dunque un'ora buona, forse poteva essere salvato anche Paolo, e questo la dice lunga sulle condizioni di sicurezza e di prevenzione nell'azienda. Nel comprensorio del cuoio, 6 comuni da Santa Maria a Monte a Fucecchio che contano neanche 80 mila abitanti, lavorano quasi 10 mila persone in una miriade di 800 aziende che coprono il 35 per cento della produzione nazionale di pelli per calzatura, pelletteria e abbigliamento e il 95 per cento della produzione di cuoio da suola. "Quel che è accaduto non è certo imputabile alla fatalità o all'errore umano - protestano i sindacati - Ci sono responsabilità della direzione aziendale e di chi era preposto al controllo delle norme di sicurezza" La Toscana fa i conti, come mai era accaduto prima, con uno stillicidio di morti e di feriti sul lavoro. Un'escalation drammatica. Poco meno di 80 mila infortuni lo scorso anno con 57 morti. Crimini dovuti ad assenza o scarsità di controlli e prevenzione, insicurezza congenita, tempi, condizioni e stress da lavoro. Concause che coinvolgono un intero sistema ormai deregolamentato e condizionato da diffusa omertà e connivenze.
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