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Da "Umanità Nova" n.3 del 31 gennaio 1999

Argentina
Non c'è solo Pinochet

Continuano in Argentina gli arresti dei principali responsabili dei 30.000 omicidi che hanno insanguinato il grande paese sudamericano a cavallo degli anni '70/'80.

Videla, Massena, e altri meno noti, almeno qui da noi, sono ora agli arresti domiciliari, in quanto la legge argentina non prevede la carcerazione se si sono superati i 70 anni d'età. Solo pochissimi si trovano rinchiusi in un carcere.

Il motivo di tale tardiva presa di coscienza da parte almeno di un settore della magistratura risiede nel fatto che le adozioni forzate dei figli dei 'desaparecidos', da parte dei torturatori e degli assassini dei loro genitori, non è contemplata in quella famigerata legge d'amnistia, definita 'punto final', voluta dai militari per proteggersi all'indomani della cessione del potere politico.

La mobilitazione incessante delle madri e delle nonne di Plaza de Majo, a Buenos Aires, di fronte alla Casa Rosada, sede della presidenza della repubblica, ha quindi costretto un settore istituzionale a prendere delle misure di restrizione della libertà nei confronti di questi autentici massacratori che hanno operato un vero e proprio genocidio tra militanti e simpatizzanti della sinistra (ma non solo) argentina, nel più completo disinteresse della pubblica opinione internazionale.

Oggi la stampa argentina è costretta a prendere nota dei tragici avvenimenti di allora, tra il fastidio e l'imbarazzo di gran parte delle forze politiche che avrebbero preferito il silenzio e l'oblio , impegnate come sono nella lotta per la spartizione del potere e nei lucrosi affari di sottobottega. Il presidente argentino Menem, peronista ultraliberista, a tal proposito non vuole mollare il bastone del comando ed intende riscrivere la costituzione, sotto la spinta popolare è ovvio, per permettere la sua terza rielezione. Radicali e sinistre cercano dal canto loro un'intesa per bloccare questa ipotesi. Lo scoperchiamento dei crimini della dittatura è un diversivo che costringe tutti a farci i conti, ma anche a scompaginare le carte, a mettere in forse giochi già fatti. Ed è anche per mostrarne il vero volto che ogni giorno gruppi di manifestanti si raccolgono davanti alle case dei criminali in divisa per gratificarli dell'unico titolo che si meritano, quello di assassino, e per fare sentire loro tutto il disprezzo di cui sono circondati, indipendentemente dalle misure adottate dalla magistratura nei loro confronti.

Red Mi



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