![]() Da "Umanità Nova" n.4 del 7 febbraio 1999 Lettera dall'oltretombaPermetteteci di turbare la vostra tranquillità solo per un momento. Ma, vedete, abbiamo bisogno di comunicare con voi, cittadini del primo mondo, che siete sempre stati il nostro punto di riferimento, l'oscuro oggetto del nostro desiderio. Qui, tra noi, le parole sono sempre le stesse, pronunciate per far fronte ai nostri profondi sensi di colpa. Sì perchè è colpa nostra se siamo qui, nell'inferno dei vivi, noi, gli assassinati dalle bombe intelligenti, gli squartati dall'odio etnico, le stuprate per diritto di conquista. Noi i vecchi, le donne, i bambini, gli uomini. E' colpa nostra se non abbiamo capito come andavano le cose nel vostro mondo, se abbiamo osato disturbarvi con le nostre sciocche esigenze di vite migliori. Noi i curdi che pensavamo stupidamente di aver diritto al rispetto della nostra lingua, della nostra identità, della nostra cultura e che oggi, purificati dalle fiamme del napalm e ossigenati dalle bombe chimiche, vi chiediamo umilmente scusa per aver messo in discussione i vostri lauti traffici con le classi dirigenti turche. Non avevamo capito che tutte le vostre dichiarazioni sui "diritti dell'umanità" non possono ostacolare interessi consolidati, funzioni storiche di controllo sull'area, ricchi mercati d'armi. Noi gli irakeni che credevamo di essere inseriti nel vostro mondo, soprattutto dopo essere stati così pronti alla guerra contro il fondamentalismo iraniano, equipaggiati a puntino proprio da voi...ma che ora ci rendiamo conto del nostro macroscopico errore: essere grandi produttori di petrolio in un mercato (il vostro) che non tollera variazioni di prezzo. E così è giusto che paghiamo due volte; la prima sopportando quel boia di Hussein, la seconda pregando che qualche missile intelligente elimini con noi il tormento di assistere alla morte per consunzione dei nostri bambini, giustamente sottoposti alla privazione scientifica di alimenti e medicinali. Le nostre colpe devono ricadere sui figli. Noi gli albanesi kosovari che pensavamo che il destino imposto agli altri popoli balcanici, dovesse valere anche per noi. Non era poi quello per cui avevano operato i vostri governi? La disintegrazione della federazione jugoslava non voleva forse significare il pieno ingresso al libero mercato, il via libera alla vostra penetrazione economica e politica? In realtà non abbiamo capito di essere l'ultima ruota del carro balcanico, merce di scambio sull'altare della stabilizzazione dell'area. E' giusto che paghiamo la repressione continua e sanguinosa che Milosevic ci scatena contro perchè, al di là delle minacce della NATO, egli è un intoccabile, un elemento della vostra stabilità, per quanto paradossale questo possa apparire. Che assurde pretese le nostre! Non vi saremo mai grati abbastanza per quanto fate affinchè la nostra giusta punizione sia la più completa possibile. Che sia nel gelo dell'inverno balcanico, o su un gommone in fuga dalle privazioni, o su una carretta pericolante. Noi gli algerini che abbiamo pensato che la vostra sbandierata democrazia valesse anche per noi. Grave errore, le nostre risorse energetiche hanno per voi giustamente più valore delle nostre vite banalmente umane e tutti i sistemi sono buoni per terrorizzarci, per respingerci nel medioevo colonialista. E' giusto così: non meritiamo le campagne d'opinione, le ingerenze cosiddette umanitarie, la sospensione delle forniture d'armi. Nulla. Nel sangue paghiamo il sogno sciocco del nostro riscatto umano. Noi i nomadi, i rom, che insistiamo a voler vivere in un modo anacronistico e che solo la vostra tolleranza (tolleranza zero se abbiamo ben capito) e la vostra benevolenza ci permettono di sopravvivere secondo la nostra cultura. Certo è colpa nostra se non abbiamo campi degni di questo nome e nemmeno servizi come quelli dei canili; è colpa nostra se i nostri figli muoiono di freddo. Fate bene quindi a sfuggirci come appestati: siamo figli del vento e che il vento ci porti via. Noi gli africani, della Sierra Leone, o del Congo, del Ruanda o della Somalia, di tanti lembi del territorio che i vostri predecessori hanno spezzettato e ridisegnato, evidentemente per favorire la nostra emancipazione. Un'emancipazione ancora lontana, che non riusciamo a raggiungere e che non meritiamo, nel momento stesso che ci intestardiamo a non consegnarci mani e piedi ai potentati economici del vostro mondo. La nostra stupida pretesa di autonomia e di indipendenza...di controllo delle nostre risorse. E così è giusto che continuiamo a scannarci tra noi, seguendo avventurieri manovrati e prezzolati. I nostri morti pesano meno di una piuma. E se ci arrischiamo sulle vostre coste alla ricerca di una qualche via di scampo al destino che ci meritiamo, giustamente ci fate immediatamente ricordare la nostra natura criminale. Più criminale dei vostri criminali. E i lager che avete approntato per noi sono l'indispensabile punizione per una colpa che non ha scusanti: quella di essere poveri e disperati. Solo la bontà di qualcuno tra voi potrà fare sì che qualcuno di noi trovi un po' di reddito tra le pieghe di un lavoro che solo dei sovversivi possono trovare infame. Ma per noi respirare fumi nocivi, spaccarsi la schiena nei cantieri, nascondersi nelle cantine del lavoro nero, è vita e speranza di cui vi siamo eternamente grati, fino alla prossima espulsione... Vi ringraziamo quindi di tutte le vostre attenzioni, delle ronde notturne, dei cancelli medievali come a S. Genesio di Pavia, delle manifestazioni contro la criminalità che ci fanno sempre ricordare le nostre colpe e la nostra naturale cattiveria che solo la vostra bontà può riscattare.
M.V.
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