![]() Da "Umanità Nova" n.4 del 7 febbraio 1999 Vaticano. Operazioni finanziarieQuando il gatto non c'è i topi ballano. Il 26 gennaio, mentre il capo era in tournée dall'altra parte dell'Atlantico, il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, Ennio Antonelli, ha annunciato un'ennesima raccolta di fondi per le esangui cassa vaticane, questa volta finalizzata all'acquisto di quote del debito internazionale di uno o più Paesi del Terzo mondo, presumibilmente in Africa. Un comitato ecclesiale italiano appositamente costituito provvederà a coordinare l'iniziativa acquistando con i proventi della colletta quante più quote possibile del debito. L'arcivescovo Antonelli ha precisato di attendersi che il Governo italiano aggiunga un contributo che raddoppi o triplichi il flusso generato dalla colletta. Anche nell'ipotesi che i soldi vadano effettivamente nei paesi del Terzo mondo, è previsto un complesso meccanismo che vincola il paese beneficiario alla Conferenza episcopale italiana: sarà costituito un comitato "di contropartita" in ogni Paese beneficiario, con i rappresentanti della chiesa locale, delle organizzazioni non governative, del comitato della chiesa italiana, dei governi italiano e del paese beneficiario. Già all'inizio di questo secolo l'imperialismo era stato caratterizzato come la fase capitalistica in cui l'esportazione dei capitali supera per importanza, nella divisione del mondo in sfere di influenza, l'esportazione di merci e la stessa occupazione militare, se noi spogliamo questa proposta dell'alone mistico caritatevole di cui l'ha avvolta l'abile propaganda dei preti, abbiamo la raccolta del risparmio privato, la sua trasformazione in capitale, il suo uso per condizionare la politica interna del paese in via di sviluppo e, dulcis in fundo, l'appoggio del Governo italiano. Come chiamereste tutto questo? La valigia dell'uomo bianco di fine millennio conterrà anche il bordone del pellegrino, ma rimane il solito pacco che gli abitanti dei paesi sottosviluppati ben conoscono. Del resto la proposta di rimettere i debiti, anche intesa nel modo più benevolo possibile, lascia a desiderare. I flussi di capitale finanziario che si muovono dai paesi a capitalismo avanzato verso i paesi del Terzo Mondo non sono investimenti diretti legati a decentramento produttivo, alla creazione di infrastrutture e così via, sono prestiti che si sviluppano a livello governativo e sovragovernativo. In pratica sono i governi e le istituzioni finanziarie dei paesi avanzati che prestano capitali ai governi dei paesi sottosviluppati per fantomatici programmi di sviluppo. In realtà i finanziamenti vengono incamerati dai Bokassa, dai Marcos, dai Suharto di turno e spartiti fra i propri familiari; le rate dei prestiti vengono pagate dall'intera popolazione attraverso l'imposizione fiscale. La finzione dura finché i vari governi possono continuare a spremere le rispettive popolazioni, quando i limiti sono raggiunti, e i governi del Terzo mondo non possono più "onorare " il debito, scoppia una crisi finanziaria e la palla passa ai governi dei paesi sviluppati, che provvedono a tutelare le istituzioni finanziarie scaricando la crisi sui proletari, ne è ultimo esempio la nazionalizzazione, in Giappone, di un'istituzione finanziaria in dissesto. Ecco cosa si intende per governo dei flussi finanziari! Ma le mani nella marmellata non le mettono solo i tirannelli del Terzo mondo: anche autorevoli esponenti della Commissione Europea (il governo dell'U.E.) sono stati scoperti ad usare i fondi comunitari per aiutare amici e parenti. I soci di una società di capitali o di una cooperativa possono chiamare a rispondere gli amministratori, che non amministrano la società "con la cura del mandatario", attraverso l'azione di responsabilità: in tal caso gli amministratori rimangono individualmente responsabili e la società si libera di ogni responsabilità nei confronti delle loro malversazioni. I governanti utilizzano il denaro pubblico per favorire parenti, amici, partiti, chiese, ecc.: rimettere i loro debiti significa rinunciare a chiamare i governanti a rispondere del loro operato, a restituire il maltolto. Anche per loro ci vorrebbe un'azione di responsabilità, ma n questo caso si chiama rivoluzione. Woland
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