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Da "Umanità Nova" n.4 del 7 febbraio 1999

RSU nella scuola
Le elezioni giubilate

La vicenda del rinvio o, meglio, dei ripetuti rinvii delle elezioni delle rappresentanze sindacali unitarie del personale della scuola è meritevole di attenzione da diversi punti di vista.

Proverò a riassumere l'andamento della vicenda e a proporre alcune riflessioni più generali che si possono fare nel merito.

Come è noto, le elezioni delle RSU nella scuola avrebbero dovuto svolgersi a fine novembre come negli altri comparti del pubblico impiego. Al comparto scuola si applicava l'accordo generale, sottoscritto dai sindacati "rappresentativi", che regola la materia e che avrebbe dovuto essere integrato da un accordo specifico.

Il primo ostacolo sulla strada delle elezioni deriva da uno scontro al calor bianco che ha opposto CGIL e CISL, favorevoli alle elezioni a livello di scuola, a UIL e Gilda, favorevoli alle elezioni a livello provinciale con lo SNALS che è passato dalla difesa delle elezioni a livello provinciale a quella delle elezioni a livello di scuola.

Dal punto di vista giuridico UIL e Gilda avevano qualche ragione visto che le RSU dovrebbero svolgere un'attività contrattuale e che, sino alla realizzazione completa dell'autonomia scolastica, prevista per il gennaio 2001, la sede decentrata di contrattazione nella scuola resterà il provveditorato agli studi.

Dal punto di vista politico. è evidente, che queste organizzazioni temevano un confronto elettorale che ne avrebbe messo a nudo la scarsa consistenza organizzativa e che contavano di ottenere un risultato elettorale accettabile in elezioni provinciali nelle quali è più facile presentare una lista e le reti clientelari (per la UIL) o il fascino della sigla (per la Gilda) hanno un peso maggiore.

D'altro canto, la CGIL e la CISL, che si presentavano nelle vesti di sindacati seri e democratici, si erano garantite le migliori condizioni di favore possibile, a prescindere dal fatto che le elezioni fossero a livello di scuola o di provincia, grazie a un regolamento che, come abbiamo già fatto rilevare sulle pagine di questo giornale, garantiva il controllo della situazione ai sindacati "rappresentativi" ed alle RSU un ruolo assolutamente marginale.

Le elezioni sono, quindi, state rimandate prima al gennaio 1999 e, poi, con un colpo di mano assolutamente delizioso al dicembre 2000 su base di scuola.

Il secondo rinvio ha i caratteri della beffa ma non gli si può negare una sua interna coerenza per diversi motivi:

- rimanda la resa dei conti fra i diversi settori del sindacalismo istituzionale, accontenta la UIL e salva le gambe alla Gilda nel mentre non dispiace ai grandagnoni;

- legare le RSU alla realizzazione della scuola dell'autonomia permette, nel frattempo, ai magnifici cinque di chiudere la vicenda contrattuale con degli effetti rilevanti sulla categoria, effetti sui quali tornerò, senza avere il sia pur limitato impiccio che sarebbe derivato dalla presenza di una rete di delegati eletti;

- corrisponde, sul lungo periodo, all'idea di scuola e di sindacato che caratterizza la burocrazia sindacale.

Le RSU di sistema

L'ipotesi di contratto sul qual stanno lavorando sindacati e governo non è, di per sé, straordinariamente diversi da quelli degli altri comparti del settore pubblico ma va a cadere su di una categoria per molti versi particolare e che, soprattutto, non è stata appieno addestrata ad accettare questo tipo di contratti e che, a più riprese, ha bloccato i tentativi di introdurre nella scuola modelli aziendalistici anche se più con la resistenza passiva che con la lotta.

In estrema sintesi, il nuovo contratto prevede di concentrare gli aumenti retributivi su alcuni, limitati, segmenti dei lavoratori della scuola, segmenti che andrebbero a porsi come rete di quadri intermedi fra capo di istituto elevato al rango di dirigente e canaglia condannata a basse retribuzioni ed al pubblico disprezzo.

Se passerà il contratto in questione, meno del 10% dei lavoratori della scuola potrà fare carriera (che si chiamino membri dello staff di autonomia o funzioni di sistema poco importa) mentre gli altri si accontenteranno della situazione attuale ritoccata in peggio.

È facile immaginare che questo processo provocherà dei mal di pancia atroci sia fra coloro che sono contrari alla concorrenza fra colleghi che, forse ancor di più, fra i trombati nella corsa ai galloni.

L'ipotesi sulla quale lavorano CGIL-CISL-UIL è, d'altro canto, chiara:

- gran parte dei fedeli fidati saranno le persone tradizionalmente legate all'apparato sindacale e si aggiungeranno ai molti presidi già inquadrati nelle file del sindacato di stato;

- i lavoratori della scuola, presi dalla reciproca concorrenza, ingoieranno l'immiserimento generale;

- nella scuola dell'autonomia, di fronte al preside dirigente ed ai suoi giannizzeri, i lavoratori saranno ancora più deboli di oggi ed avranno ancora più bisogno della tutela dell'apparato sindacale.

In poche parole, CGIL-CISL-UIL ipotizzano che, dopo le prime lamentele, i lavoratori della scuola si adatteranno alla nuova situazione e che le RSU elette nelle singole scuole saranno gli strumenti che permetteranno loro di gestire, in forma subalterna, la scuola-azienda.

Un paio di anni di ritardo per quel che riguarda le elezioni dovrebbero permettere di portare a buon fine tutta l'operazione.

L'iniziativa del sindacalismo di base in questa vicenda

Dal punto di vista dei sindacati di base in categoria (principalmente Cobas Scuola, CUB Scuola e Unicobas) le elezioni delle RSU ponevano un duplice problema:

- la verifica ed il consolidamento del proprio radicamento nella categoria;

- il legame stretto fra risultati elettorali e conquista dei diritti sindacali.

L'intrecciarsi di questi due diversi obiettivi ha, sin dall'inizio, posto dei problemi terrificanti. Il regolamento elettorale, infatti, precludeva ai diversi sindacati la possibilità di presentare liste comuni in mancanza di un patto federativo che ne prevedesse l'unificazione e, di conseguenza, tutti dovevano correre contro tutti.

La gara era allo spasimo, almeno per qualcuno, visto che il risultato da raggiungere per ottenere la rappresentatività è del 5% medio sulle deleghe e sui voti, un risultati decisamente al di là del ragionevolmente sperabile per ognuna di queste organizzazioni dato che il calcolo dei dati è su base nazionale, che nessuna di queste organizzazioni ha moltissimi iscritti (per usare un eufemismo), che nessuna di queste organizzazioni è in grado di presentare liste su tutto il territorio nazionale.

Di conseguenza le tensioni nel campo del sindacalismo alternativo scolastico sono state di vivacità pari anche se di rilevanza minore rispetto a quelle che hanno travagliato i sindacati istituzionali. Senza stare a fare la graduatoria dei torti e delle ragioni, basta dire che ognuno, con un'unica eccezione, ha presentato liste ovunque poteva anche se non aveva il minimo radicamento in categoria, che tutta la lunga discussione sulla possibile unità del sindacalismo alternativo nella scuola è stata vanificata completamente, che le prospettive di bottega hanno teso a predominare sull'esigenza, a parole condivisa da tutti, di costruire un soggetto sindacale di base di una consistenza accettabile anche a fronte della gravità dell'attacco che i lavoratori della scuola stanno subendo da diversi punti di vista (finanziamento alle scuole private, contratto, tagli degli organici, dirigenza ai presidi ecc.).

E ora?

La giubilazione delle elezioni delle RSU è, evidentemente, una porcheria ma merita alcune riflessioni non contingenti:

- abbiamo la riprova del fatto che l'illegalità è serenamente praticata da governo e sindacati di stato e che, di conseguenza, le norme non valgono che per chi non ha la forza o la determinazione di ribellarsi;

- la categoria non si è nemmeno resa conto di quanto è avvenuto e questo dimostra che la libertà sindacale o, meglio, quel minimo di libertà sindacale che oggi è possibile esercitare, è più un problema dei militanti che dei lavoratori in genere;

- i gruppi dirigenti del sindacalismo alternativo nella scuola si sono dimostrati, in molti casi, attenti solo alla propria, patetica, sopravvivenza come leaders di eserciti immaginari e non hanno saputo fare, assieme, uno sforzo per mettere in discussione la situazione attuale;

- il rinvio delle elezioni delle RSU, comunque, dimostra che CGIL-CISL-UIL e SNALS non sono del tutto sicure della loro capacità di controllare gli umori di una categoria che, quando viene informata di cosa il contratto le prepara, esprime una critica netta anche se troppo spesso imbelle alla politica del padronato e del governo.

Di conseguenza è sulla lotta contrattuale che va posta l'attenzione, sul suo carattere antigerarchico, sul suo intreccio con la difesa della scuola pubblica, sulla pratica, sin da oggi, di costruzione di consigli dei delegati.

Il resto, e cioè la ripresa di un percorso unitario del sindacalismo di base nella scuola, come l'intendenza, segue.

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