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Da "Umanità Nova" n.5 del 14 febbraio 1999
Né privata né di stato
Bologna - 27 febbraio 1999 Manifestazione nazionale contro la legge di parità
Si terrà a Bologna sabato 27 febbraio prossimo una manifestazione
nazionale per protestare contro i progetti di legge per la così detta
parità scolastica. Promossa dai comitati "Scuola e Costituzione" la
manifestazione sta raccogliendo una serie nutrita di adesioni: dai sindacati di
base della scuola, ai collettivi studenteschi, a partiti e movimenti laicisti
ed anticlericali che si sono battuti in difesa della scuola pubblica, contro la
scuola privata ed i finanziamenti alle scuole confessionali. L'obiettivo
Bologna si sostanzia nel fatto che (come commentato più volte sulle
colonne di questo giornale) la giunta regionale dell'Emilia Romagna voleva con
il progetto di legge regionale dell'assessore Rivola presentarsi prima della
classe (e spinare la strada al governo) nel tentativo di surrogare il progetto
governativo sulla parità fermo nelle aule parlamentari per l'opposizione
della sinistra laicista ma soprattutto per il vasto movimento di protesta che
si era sviluppato nelle scuole durante le prime settimane di dicembre.
Anche pezzi della CGIL e dei DS (oltre al PRC, PdCI, socialisti, verdi e
movimenti autonomi) sembrano orientati alla partecipazione alla manifestazione
nonostante il veto dei vertici DS per il carattere fortemente antigovernativo
dell'iniziativa. Domenica scorsa, 7 febbraio, Cofferati é dovuto venire
a Bologna per "sedare la rivolta" nell'area CGIL e DS, nel corso di una
manifestazione (al chiuso, naturalmente) ha impresso la linea della non
partecipazione, almeno ufficialmente, delle strutture sindacali CGIL alla
manifestazione con la solita formula del "... noi non partecipiamo alle
manifestazioni contro ma promuoviamo le manifestazioni per".
Ci sarebbero quindi le condizioni per una nostra partecipazione a questa
iniziativa di lotta che ha carattere antigovernativo, anticlericale e contro le
logiche di privatizzazione dei servizi sociali. Sulle colonne di UN abbiamo da
anni lanciato denuncie e appelli alla mobilitazione contro il patto di potere
fra Stato e Chiesa che trova in tutte la applicazioni neoconcordatarie e nei
progetti di legge dei governi Prodi e D'Alema su parità scolastica,
assistenza, immigrazione, giubileo, 8xmille, ecc, le realizzazioni concrete. Il
patto di potere si regge sullo scambio di privilegi nei confronti della Chiesa
Cattolica in cambio di un forte sostegno politico della stessa alle strutture
statali, sostegno oggi non più garantibile attraverso le pratiche di
controllo sociale e del consenso che passava attraverso il sistema dei partiti
e dei sindacati di stato.
Ma ci sono anche le condizioni perché la nostra presenza divenga la
mosca cocchiera di una battaglia tutta interna alle logiche stataliste: dalla
difesa acritica della Costituzione Repubblicana, alla demagogica equazione fra
scuola pubblica e scuola statale, all'appello alle autorità statali al
ripristino di una legalità violata dalle leggi di parità. Per
degli anarchici schierarsi dietro a queste parole d'ordine sarebbe una evidente
contraddizione.
Di fronte a questa contraddizione una valutazione ed una proposta può
essere quindi che, a partire da una valutazione critica e smaliziata della
compagine "di strada", si possa pensare ad una partecipazione critica,
distinta, che si ponga l'obiettivo di evidenziare una strategia antistatale
che, contrariamente alle parole d'ordine della manifestazione, tenda ad andare
oltre l'esistente. Segnali in questa direzione vengono dai movimenti come
testimonia il volantino del Coordinamento Studentesco Bolognese che
pubblichiamo. Il ruolo specifico degli anarchici può essere, a mio
parere, in questo frangente quello di dare visibilità politica e
dimensione strategica alle istanze di chi partecipando al movimento di protesta
non vuole essere omologato nella logica della sinistra di stato. Se ne avremo
la capacità non sarà un risultato di poco conto.
WS
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