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Da "Umanità Nova" n.5 del 14 febbraio 1999
Legge sui trapianti
Il mio corpo è mio, di dio o di chi?
Il problema dei trapianti non è mai stato semplice. Come al solito
ciò che scrivo su faccende di questo genere non sarà esaustivo.
Non ho dunque soluzioni in tasca, ma casomai dubbi da proporre al dibattito.
Sicuramente i trapianti, più di ogni altro aspetto della nostra
medicina, ci pongono in immediato contatto con alcune delle contraddizioni
più vive e brucianti del nostro essere e del nostro pensare. Non voglio
ovviamente prendere in considerazione posizioni troppo ideologiche, o
squisitamente salutiste, dalle quali peraltro nessuno di noi è scevro
fino in fondo. Ma mi pare di capire che l'ultimo progetto di legge (che prevede
la scelta da parte dei cittadini, dietro richiesta delle Aziende Sanitarie
Locali, di donare o meno i propri organi dopo morti, con la clausola del
silenzio - assenso, e cioè se uno non risponde al questionario si
dà per scontato che doni i propri organi) evidenzi alcuni aspetti
sociali e individuali importanti. Vediamone alcuni.
Prima di tutto mi pare evidente che una tale organizzazione necessiti di una
macchina burocratica ben più efficiente di quella attuale, altro che
Azienda! Vi immaginate, e non "grattatevi" (come dicono in Toscana), il morto
di morte improvvisa, tutta la baracca che bisogna tirare in piedi per
l'espianto degli organi, l'organizzazione dell'intervento di trapianto, e il
chirurgo che deve anche preoccuparsi di stabilire, tra l'altro sotto sua
responsabilità, se il deceduto aveva ricevuto il questionario, se aveva
risposto o meno, e come aveva risposto? Questo fa proprio ridere.
In secondo luogo, ma non in ordine di importanza: abbiamo noi, mi domando, un
rapporto sereno con la vita, e dunque con la morte, tale da potere decidere in
tutta chiarezza, intendo dire con la dovuta riflessione e coscienza, se donare
o meno i nostri organi, noi che associamo alla morte di solito istintivamente e
solamente la paura? Non è una contraddizione che lo stesso stato che
propone, a seconda delle convenienze, il consumismo, il bigottismo, la
licenziosità, il mito dell'immortalità, il salutismo, la
"spensieratezza", e quant'altro, non è una contraddizione che lo stesso
stato poi ci chieda di decidere, con apparente libertà di
autodeterminazione, cosa fare del nostro corpo dopo morti, e di deciderlo qui e
subito? Questo fa meno ridere.
Ma fa meno ridere ancora in terzo luogo il pensare che i trapianti
effettivamente tengono in vita oramai centinaia di migliaia, per non dire
milioni di persone. Non dimentichiamo che il sangue è un tessuto a tutti
gli effetti, e che dunque una trasfusione di sangue è da considerarsi
assolutamente alla stessa stregua di un trapianto; pensiamo poi al trapianto di
rene, di fegato, di cuore, di cornea e così via. Su quale sia la
qualità della vita di queste persone, almeno in alcuni tipi di
trapianto, certo si può discutere, ma non si può negare che
altrimenti sarebbero o morte o attaccate a una macchina per continuare a
sopravvivere. Cosa faremmo noi, se ci comunicassero che con un trapianto di
cornea potremmo tornare alla vista perduta? E questo non fa ridere proprio per
niente.
Poi c'è la questione religiosa: come sappiamo molte religioni ritengono
che il trapianto costituisca un esproprio di ciò che è di
proprietà divina. E ci sono varie correnti trasversali tra le varie
ideologie e convinzioni. C'è gente che si lascia morire piuttosto di
subire un trapianto, di sangue o di qualsiasi altro organo. Ma ci sono anche
alcuni atei che sono contrari comunque all'esproprio degli organi, ritenuti in
questo caso di proprietà personale, e dunque non cedibili su decisione
altrui o, tanto meno, per legge. La confusione è dietro l'angolo, gli
intrecci si sprecano, le disquisizioni e i distinguo si inflazionano, e anche
in questo caso non viene molta voglia di ridere.
E ancora c'è il problema della determinazione esatta del momento della
morte; che poi non è molto diverso dal capire quando comincia la vita.
Come si fa a essere sicuri che quando si tolgono gli organi a una persona, e in
effetti in quel momento di fatto si annulla ogni residua minima speranza di
vita, quella persona sia realmente in una condizione di "non ritorno"? Chi
può dire se in qualche modo la coscienza o la subcoscienza almeno, siano
ancora presenti? Chi ci è stato e è tornato indietro per
raccontarlo? Ci sono varie leggende metropolitane, in merito, ma qui più
che mai c'è un individualismo biologico che a me, allo stato attuale
delle cose, pare invalicabile.
Ma allora: riteniamo che la vita sia un meccanismo legato a una serie di
reazioni chimiche e di impulsi elettrici mirabilmente organizzati da qualcuno o
dal caso, e sposiamo così una tesi senza dubbio atea, ma anche
meccanicistica, che in fondo a mio parere non è poi stupida, ma è
pericolosa, perché apre la strada alla cinica visione del mondo propria
dell'industrialismo? Oppure ci lasciamo andare a visioni magari anche
affascinanti, ma che aprono la strada all'oppio delle religioni e di tutti i
soprusi commessi nel nome dei vari veri dei?
Dunque, come al solito, stato buffone, e su questo non c'è dubbio, ma
sul resto di dubbi ce ne sono, eccome, e in questo piccolo scritto non posso
nemmeno dire di averli elencati tutti. Sono convinto che "sarà una
risata che vi seppellirà", oggi più che mai, ma è anche
vero che quella risata nasce da una solidità interiore della quale io,
uomo di fine millennio, mi sento alquanto carente. Io insisto nel pensare che
comunque ci sia un progresso storico che rende alcuni aspetti della nostra
esistenza a tutta prima degni ai nostri occhi di meditazione e riflessione (e
qualche volta, diciamocelo, oggetto di masturbazione mentale), salvo poi
entrare nell'uso comune e diventare "norma"; non c'è nulla di troppo
strano in tutto questo, purché si rifletta sempre e solo avendo come
unico punto di riferimento l'Umanità. Forse il problema sta qui. In ogni
caso, se mi domando se risponderò o meno a quel questionario, e che cosa
risponderò, se devo proprio essere sincero, posso solo dire che per ora
non lo so: ci devo pensare. Accetto suggerimenti...
Paolino
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